Ribellione alle prese con la “crisi politica”


Misna


L’omicidio di Younès ha sollevato molti interrogativi sull’identità dei suoi assassini, secondo alcune fonti da ricercare tra elementi ancora fedeli a Gheddafi.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Ribellione alle prese con la "crisi politica"

A quasi due settimane dall’assassinio, in circostanze non ancora chiare, del capo di stato maggiore della ribellione, il generale Abdel Fatah Younès, il presidente del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), Moustapha Abdeljalil, ha sciolto il suo governo incaricando il suo responsabile, Mahmoud Jibril, di formarne uno nuovo.

Unendo gli incarichi di primi ministro e ‘numero 2’ della ribellione, Jibril dovrà creare un nuovo organo esecutivo per il Cnt – nato a metà marzo a Bengasi dopo la rivolta contro il regime di Muammar Gheddafi e attualmente riconosciuto formalmente da 30 paesi – per gestire i territori sotto il controllo degli insorti.

L’omicidio di Younès, unitosi alla ribellione ma prima ministro dell’Interno del regime libico e ucciso il 28 luglio dopo essere stato richiamato per un interrogatorio a Bengasi, ha sollevato molti interrogativi sull’identità dei suoi assassini, secondo alcune fonti da ricercare tra elementi ancora fedeli a Gheddafi. Ha anche originato dubbi su divisioni all’interno del Cnt, fonte di preoccupazione per i suoi supporter occidentali, dopo mesi di conflitto. L’organo politico della ribellione conta, sulla carta, 31 membri, sebbene siano stati diffusi finora solo i nomi di 13 di loro, per lo più giuristi, avvocati e docenti, apparentemente per ragioni di sicurezza.

Sabato scorso, il presidente del Cnt aveva lanciato un appello all’unità nella lotta contro Gheddafi chiedendo tra l’altro a tutti i gruppi armati che gestiscono la sicurezza a Bengasi di mettersi sotto l’autorità del ministero dell’Interno.

Fonte: www.misna.org
9 Agosto 2011

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento