Niger, Appello per le vittime di Boko Haram


Avvenire


Il Sud-est del Niger è nel mirino di Boko Haram. 100 mila persone sono state cacciate dalle loro case in Niger, 170 villaggi sono stati razziati e svuotati. Dalla Nigeria sono arrivati altri 100mila rifugiati sfollati.


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Falmata

Il Sud-est del Niger è nel mirino di Boko Haram. Centomila persone sono state cacciate dalle loro case in Niger tra dicembre e gennaio, 170 villaggi sono stati razziati e svuotati. Dalla Nigeria sono arrivati altri 100mila rifugiati sfollati.

Di fronte a questa crisi umanitaria Caritas Internationalis ha lanciato un appello a livello internazionale per raccogliere fondi che permettano di fornire cibo e riparo, ma anche cure mediche essenziali, acqua potabile e servizi igienico-sanitari a 15mila persone sfollate e accolte in campi profughi.

Le persone fuggite dalle atrocità di Boko Haram sono stati stipati in campi di fortuna, vivono in condizioni di estrema povertà. “Stanno dormendo all’aperto o sotto gli alberi. Le condizioni sono disumane. Sono senza riparo, senza acqua pulita e cibo”, ha detto Raymond Yoro, segretario esecutivo nazionale della Caritas del Niger. “Sono ossessionati dalle atrocità che hanno subito. Si dice che per Boko Haram ‘uccidere è solo un gioco’. Molti non hanno notizie dei rapiti parenti, mariti, donne e bambini “, ha spiegato Yoro ribadendo come Caritas Niger abbia bisogno di supporto internazionale per poter garantire riparo e cibo alle tantissime vittime di Boko Haram.

La maggior parte degli sfollati dalle loro case sono donne (60 per cento), bambini (25 per cento) e gli anziani (15 per cento). Non esiste un sistema scolastico per i bambini e l’accoglienza non è sufficiente per tutte le persone che rimangono senza casa perché attaccate dai combattenti Boko Haram.

“Siamo venuti qui 9 mesi fa dopo che i combattenti di Boko Haram hanno bruciato il nostro villaggio durante la notte, siamo fuggiti nella boscaglia. Hanno ucciso più di dieci persone”, ha detto Fatima Brah, 16 anni, parlando dal villaggio di Guidan Kaji, vicino al confine con la Nigeria, alla periferia di Diffa in Niger.

“Siamo partiti con niente, nemmeno i vestiti o cibo. Abbiamo buttato i bambini in macchina e mentre noi venuti qui a piedi. Tutti i vestiti che indossiamo ci sono stati dati da persone del villaggio vicino” ha proseguita la ragazza. Le comunità di accoglienza non possono fornire aiuto agli sfollati e ai rifugiati senza un’assistenza che venga anche dall’esterno. Il Niger sta lottando per gestire la propria crisi alimentare, con 1,3 milioni di bambini e 300.000 nuove madri minacciate dalla fame.

In Diffa, c’è un deficit di cereali di oltre il 80 per cento e quasi tutta la popolazione della regione ha bisogno di aiuti alimentari.

Gli attacchi di Boko Haram hanno provocato almeno 17mila morti e costretto più di 2,6 milioni a scappare dalle loro case a partire dal 2009. Boko Haram viene classificata come l’organizzazione terroristica più letale al mondo. «L’ultima speranza delle persone è che pace e sicurezza possano essere ristabilite», ha concluso Raymond Yoro della Caritas del Niger.

Ilaria Solaini
Avvenire.it

 

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