Mosca annuncia ordigno nucleare “segreto”


Internazionale


Ritorno ai rituali della Guerra Fredda. Il vecchio gioco della corsa agli armamenti va avanti anche se i due paesi non sono più veramente nemici.


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 “Lo scopo dell’Ordigno fine del mondo è perduto se si tiene segreto”, diceva il dottor Stranamore all’ambasciatore sovietico nell’omonimo capolavoro di Stanley Kubrick. Cinquant’anni dopo sembra che i russi abbiano finalmente visto il film.

Nel film di Kubrick, un folle generale dell’aviazione statunitense ordina un attacco nucleare contro l’Unione Sovietica, ma non sa che i russi hanno costruito un Ordigno fine del mondo che esploderà automaticamente, diffondendo in tutto il mondo una contaminazione radioattiva che diventerà letale nel momento in cui le armi nucleari statunitensi toccheranno il suolo sovietico. Per cui, alla fine, muoiono tutti.

Mosca non vuole che gli Stati Uniti facciano lo stesso errore nella realtà e quindi ci ha appena comunicato che sta costruendo un miniordigno fine del mondo. Non sarebbe in grado di distruggere tutto il mondo, ma solo mezzo continente o qualcosa del genere, come per esempio tutti gli Stati Uniti a est del Mississippi, o tutta la Cina in un raggio di 1.500 chilometri dalla costa.

Dire questo tipo di cose usando i canali diplomatici è piuttosto complicato, quindi si preferisce ricorrere a una “fuga” accidentale della notizia. In questo caso, la fuga di notizie c’è stata il 10 novembre a Soči, sul mar Nero, dove il presidente russo Vladimir Putin stava incontrando il suo stato maggiore.

Un cameraman della tv di stato ha “accidentalmente” ripreso un generale che esaminava il dossier di una nuova arma chiamata “Status-6”, un grosso siluro – “un minisottomarino robotico”, lo definiva il dossier – che può percorrere fino a diecimila chilometri ad alta velocità e può portare un’enorme testata, come per esempio una gigantesca bomba termonucleare. Il filmato è stato ritrasmesso in tutta la Russia prima che “l’errore” fosse scoperto.

Dal cobalto 59 al cobalto 60

Il testo sul dossier era facilmente leggibile. “Il sistema polivalente Status-6”, diceva, è progettato per “distruggere importanti impianti economici del nemico sulle aree costiere e garantisce un danno devastante al territorio del paese tramite la creazione di ampie aree di contaminazione radioattiva, che le rende inutilizzabili per scopi militari, economici o di altro tipo per un lungo periodo”.

“Effettivamente alcune informazioni segrete sono entrate nell’inquadratura. Per questo, in seguito sono state cancellate”, ha dichiarato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. Ma il testo completo e uno spaccato dello Status-6 sono ormai disponibili su centinaia di siti web, e il Cremlino non sembra troppo dispiaciuto.

Anzi, il quotidiano ufficiale Rossijskaja Gazeta in seguito ha rivelato altri dettagli sull’arma, pur senza mostrare il progetto, ipotizzando che essa sia armata di una gigantesca bomba al cobalto, proprio come l’Ordigno fine del mondo nel Dottor Stranamore, solo un po’ più piccola.

La carica esplosiva della testata sarebbe una bomba termonucleare che potrebbe avere una potenza di cento megatoni, circa il doppio dell’ordigno più potente mai testato. Intorno a essa sarebbe disposto uno spesso strato di cobalto 59, che in caso di detonazione si trasformerebbe nell’altamente radioattivo cobalto 60, con un tempo di dimezzamento superiore ai cinque anni.

“Ogni organismo vivente sarebbe annientato”, sostiene il giornale. Konstantin Sivkov, dell’Accademia geopolitca russa, ha gentilmente spiegato all’edizione russa della Bbc che una testata da cento megatoni provocherebbe uno tsunami alto quasi cinquecento metri, che insieme alle radiazioni spazzerebbe via tutti gli organismi viventi per un raggio fino a 1.500 chilometri all’interno del territorio.

Questi discorsi sembrano folli, ma i russi hanno sempre convissuto con la paura che gli Stati Uniti potessero sviluppare la capacità di distruggere la Russia senza il rischio di significative ritorsioni. E la verità è che l’esercito statunitense non ha mai smesso di cercare un modo per fare proprio questo.

Negli anni cinquanta, quando lo Strategic air command degli Stati Uniti avrebbe davvero potuto distruggere l’Unione Sovietica in piena impunità, il fisico Andrej Sacharov (che in seguito avrebbe ottenuto il premio Nobel per la pace) propose proprio un’arma simile a Status-6 affinché la Russia potesse vendicarsi dalla tomba.

L’ultimo stratagemma statunitense consiste in batterie di missili antibalistici (Abm) posizionate in Europa orientale, teoricamente per difendersi dai missili nucleari provenienti dall’Iran.

Ma l’Iran non possiede nessun’arma nucleare, ed è possibile che non ne avrà mai. Eppure il sistema Abm sarà dispiegato in Polonia e Romania nel prossimo futuro. Mosca è quindi convinta che l’intero progetto sia in realtà concepito per abbattere i missili russi subito dopo il lancio.

Non vi è alcuna possibilità concreta che le difese Abm statunitensi distruggano davvero tutti – o anche solo la maggior parte – dei missili russi, ma questo è esattamente quel che si sente dire da Putin ai suoi generali nel servizio in cui si vede lo Status-6 .

Non è previsto che lo Status-6 sia operativo prima del 2019 o 2020, ed è possibile che non sia proprio costruito. Ma il vecchio gioco della corsa agli armamenti va avanti anche se i due paesi non sono più veramente nemici. È una cosa insensata e potenzialmente molto pericolosa. Il presidente statunitense Barack Obama farebbe una cosa utile se impiegasse quel che rimane del suo capitale politico per mettere fine a tutto questo.

Di Gwynne Dyer, giornalista – Traduzione di Federico Ferrone

Fonte: www.internazionale.it

22 novembre 2015

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