Medici Senza Frontiere. Emergenze poco telegeniche


Gabriele Carchella


Medici Senza Frontiere ha presentato ieri il "Rapporto sulle crisi dimenticate". Mentre il mondo si globalizza, la nostra visuale si restringe sempre di più: se nel 2006 alle crisi umanitarie era dedicato il 10% delle notizie dei tg, nel 2007 si è scesi all’8%


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Medici Senza Frontiere. Emergenze poco telegeniche

Non c'è spazio per le crisi umanitarie nel tubo catodico italico. Sempre più intasato da cronaca nera, delitti irrisolti e pastoni di politica interna. Per il quarto anno consecutivo, Medici Senza Frontiere (Msf) ha presentato il “Rapporto sulle crisi dimenticate”, studio sui telegiornali di casa nostra realizzato in collaborazione con l'Osservatorio di Pavia. Sotto la lente i tg di Rai e Mediaset più seguiti: quelli del pranzo e della prima serata. Da che parte soffia il vento dell'informazione? Mentre il mondo si globalizza, la nostra visuale si restringe sempre di più: se nel 2006 alle crisi umanitarie era dedicato il 10% delle notizie, nel 2007 si è scesi all'8%. Per dirla in termini assoluti, solo 6.426 notizie su un totale di 83.200. Crisi come quella birmana dello scorso anno riescono ad attirare le telecamere per periodi ristretti. Fuochi di paglia che si esauriscono in genere con la stessa rapidità con cui nascono. Proprio la Birmania fa il suo esordio nella top ten delle crisi dimenticate con 229 notizie, la meno trascurata tra le dieci. Le tonache porpora dei monaci birmani hanno occupato per alcune settimane gli schermi italiani per poi sparire di nuovo nell'oblio. Dai monasteri buddisti si passa al Corno d'Africa. La Somalia, messa in ginocchio da 16 anni di guerra, è apparsa per 128 volte nei notiziari Rai e Mediaset. Molte di queste notizie sono però dedicate agli interventi internazionali (44) o all'omicidio di Ilaria Alpi (21). Mentre solo una parte di queste riguarda gli scontri armati nel paese (51). C'è poi la Colombia, 64 notizie per oltre la metà relative al sequestro di Ingrid Betancourt, rapita dalle Farc nel 2002. Pochi invece i servizi sugli altri sequestrati, una dozzina in tutto. “Raccontare significa sollevare problemi che altrimenti resterebbero nascosti e richiamare alle proprie responsabilità i governi e le istituzioni nei confronti delle popolazioni in pericolo”, osserva Kostas Moschochoritis, direttore di Msf Italia. “I cittadini italiani hanno il diritto di essere informati sulle tante crisi umanitarie, perché non è vero non interessano”. L'elenco delle amnesie televisive continua con la Cecenia (33 notizie) e la tubercolosi (27). Eppure quest'ultima uccide circa due milioni di persone l'anno e ne contagia nove milioni. Inoltre, i metodi utilizzati per la diagnosi e la terapia della malattia sono inadeguati e risalgono addirittura al XIX secolo. Ma di tubercolosi si è parlato soprattutto per via di un americano colpito dalla malattia che si era recato in Europa. Che dire poi della malnutrizione infantile? Nel Corno d'Africa, nel Sahel e nell'Asia meridionale – denuncia Msf – provoca ogni anno la morte di circa cinque milioni di bambini al di sotto dei cinque anni. Con i nuovi alimenti terapeutici si potrebbe arginare la strage, ma l'opinione pubblica italiana ne sa poco, visto che i telegiornali ne hanno parlato solo 18 volte in un anno. La classifica delle crisi dimenticate prosegue con Sri Lanka (15 notizie), Zimbabwe (12) e Repubblica democratica del Congo (5). Per la Repubblica Centrafricana, ultima tra gli ultimi, neanche una notizia. Le regole dell'informazione, insomma, sono sempre le stesse. Se la crisi non ci tocca da vicino, è difficile rimanere informati guardando la tv. Ma se la mobilitazione è internazionale, le cose possono cambiare. Lo dimostra il caso del Darfur, molto più presente nel 2007 nei nostri tg grazie ai grandi eventi di sensibilizzazione e alla discesa in campo di star internazionali. Comunque, non tutti i tg sono uguali. Tra Rai e Mediaset, ne esce meglio la tv pubblica con il 9,9% di di notizie dedicate alle crisi contro il 5,6% di quella privata. Il Tg più virtuoso è ancora quello di Rai3 (13,4% di notizie) seguito dai RaiUno (9,4%); ultimo posto confermato per Studio Aperto (3,5%). Interessante notare, poi, che da qualche anno le crisi che attirano di più i media sono sempre le stesse: Afghanistan, Iraq e Medio Oriente. Scenari chiave per gli equilibri internazionali. Ma anche in questi casi prevale spesso il punto di vista italiano, come il finanziamento delle missioni o il sequestro del giornalista Daniele Mastrogiacomo. Questioni importanti, che rischiano però di oscurare tutto il resto.

Pubblicato su lettera 22 e sul Manifesto

13 marzo 2008 

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