Sandro Ruotolo: “L’unica nostra ideologia sono i fatti”


Lorenzo Bagnoli


“Non siamo noi ossessionati da lui, ma è lui ad essere ossessionato da noi!”. Dal palco dell’Aperitivù, l’appuntamento preserale del Premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi, Sandro Ruotolo prende le difese di Annozero.


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Sandro Ruotolo: “L’unica nostra ideologia sono i fatti”

Non siamo noi ossessionati da lui, ma è lui ad essere ossessionato da noi!”. Dal palco dell’Aperitivù, l’appuntamento preserale del Premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi, Sandro Ruotolo prende le difese di Annozero, il programma del suo fraterno amico Michele Santoro, di cui è una delle colonne portanti. Il “lui”, l’innominabile presenza che viene evocata ogni volta che si parla di Santoro, è ovviamente il premier Silvio Berlusconi.

Insieme a Ruotolo, ieri sul palco c’era la sociologa Lella Mazzoli, con cui parte subito un botta e risposta. Mazzoli: “Annozero è un programma ideologico, nel senso che esprime una linea editoriale chiara, costruita sopra una base di valori esplicita. E’ un bene che esista per sconfiggere la tendenza all’omologazione”. Ribatte Ruotolo: ”Il problema è che da 22 anni, da quando ho iniziato a lavorare con Michele, ci dicono che siamo ideologici: ma cosa vuol dire? Noi non facciamo altro che raccontare i fatti”. Ancora Lella Mazzoli: “L’ideologia è un merito, un complimento. Significa che c’è un lavoro editoriale riconoscibile”. Ma la vittoria del pensiero debole e gli anni di piombo vestono il termine – “ideologia” – di una patina negativa e nel parterre il resto della delegazione di Annozero venuta in visita al Premio – Luca Bertazzoni, Stefano Maria Bianchi e Giulia Bosetti – scuote vigorosamente la testa. “L’unica nostra ideologia sono i fatti”, rincara Ruotolo.

Il padrone di casa Andrea Vianello snocciola allora le diverse tipologie di conduzione che offre il palinsesto televisivo italiano: una tassonomia tesa alla valorizzazione del tipo di conduzione scelta da Santoro. “Santoro è un conduttore-sciamano, che più che condurre un programma inizia degli adepti ad un rito; c’è poi il cardinale, come Bruno Vespa, che officia un rito collettivo o il conduttore a guida di un consesso di fini intellettuali come Gad Lerner”. Un florilegio di personalità “che la generazione che non ha vissuto il ’68 non possiede”, ammette Vianello. Ecco la prima tesi della serata: senza un conduttore che identifica con forza un programma e il retro pensiero che lo sostiene, la televisione è apatica. “Senza Enrico Mentana, Matrix è un’altra cosa”, afferma Ruotolo. Esemplificazione perfetta del concetto.

Tra le tante imprese giornalistiche che hanno caratterizzato la carriera di Santoro, ce n’è una, che risale al 25 marzo 2010. Erano tempi bui per l’approfondimento politico in televisione: in vista delle elezioni regionali, il Governo aveva vietato a tutti i programmi d’approfondimento di andare in onda. Nessun legislatore, però, s’era occupato della rete. L’impresa si chiamò Raiperunanotte: Annozero dal vivo al Paladozza di Bologna e in collegamento streaming web una miriade di portali, blog, tv locali e satellitari. “È stato un vero rito di purificazione, a testimonianza della capacità sciamaniche di Santoro: mai come in quel momento mi sono sentito libero e felice di fare il mestiere del giornalista”, spiega Stefano Maria Bianchi, coinvolto da Vianello. Quell’evento al Paladozza ha saputo richiamare più di 5 milioni di utenti su internet, “un record a livello europeo”, aggiunge orgoglioso Sandro Ruotolo.

Che sia il definitivo sdoganamento della rete come diretto e più libero concorrente della televisione? “L’evento del Paladozza – riprende Ruotolo – non è ripetibile: il vuoto lasciato dai programmi politici e lo scandalo listini nel Lazio avevano creato un’ondata d’indignazione che ha permesso questi numeri. Quello che si può riproporre è un modello di programma dove non ci sia davvero censura. È stata la dimostrazione che il giornalismo possiede delle risorse tecnologiche per evitare di finire imbavagliato”. Il ragionare della serata approda ad una seconda ed ultima tesi: non si possono mettere bavagli ai giornalisti indipendenti.

Fonte: www.ilariaalpi.it
19 Giugno 2010

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