Gli Usa bombardano truppe Assad


la Repubblica


Giornata di guerra totale in tutta la Siria: i raid sui civili hanno ucciso 12 bambini. Gli americani: abbiamo fermato l’attacco del regime contro i nostri alleati.


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Per la prima volta l’aviazione americana ha bombardato reparti del regime siriano. Un’escalation improvvisa, che chiude una giornata di guerra totale nel martoriato paese. Il Pentagono ha comunicato che i raid sono stati decisi come risposta a un attacco delle truppe di Bashar Assad contro le basi della Sdf, l’alleanza delle Forze democratiche siriane sostenuta dagli Stati Uniti. Un’offensiva che ha messo a rischio anche i soldati occidentali schierati al fianco dei ribelli. “Abbiamo reagito per respingere l’aggressione contro i nostri alleati impegnati nella lotta contro lo Stato Islamico”. Gli scontri sarebbero avvenuti a otto chilometri della linea di tregua del fiume Eufrate, vedendo contrapposte sul campo unità americane e brigate di Damasco.

La giornata di mercoledì si è aperta prima dell’alba con un’operazione israeliana: un’incursione aerea che avrebbe colpito una base alle porte della capitale, invano contrastata dalle batterie missilistiche terra-aria. Le autorità israeliane non hanno commentato, ma negli ultimi mesi ci sono stati numerosi attacchi per impedire il trasferimento di armi sofisticate agli hezbollah libanesi.

Poi è proseguita con una serie di bombardamenti del regime contro i centri abitati dell’area di Ghouta, una delle ultime enclave di resistenza. L’aviazione e l’artiglieria avrebbero bersagliato le cittadine di Douma, Beit Sawa e Hammouriyeh, uccidendo 31 civili, tra cui 12 bambini, e lasciando a terra 65 feriti. Altre fonti hanno parlato di ottanta morti.

Mentre il conflitto sta per entrare nell’ottavo anno di massacri, il regime cerca con ogni mezzo di occupare i territori rimasti in mano agli insorti. Secondo la denuncia del ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, le brigate di Assad stanno usando di nuovo armi chimiche: ordigni con testate a base di cloro, un gas tossico che colpisce i polmoni. E ha anche accusato la Turchia e l’Iran di violare le leggi internazionali.

Si è combattuto pure sul fronte nord, dove prosegue l’offensiva turca per espugnare la roccaforte curda di Afrin. Secondo l’organizzazione curda Ypg, ieri l’artiglieria di Ankara avrebbe fatto fuoco contro una scuola e contro il principale acquedotto che rifornisce la città. Anche in questa area, gli americani sembrano intenzionati a proteggere i loro alleati. Ieri il generale Paul E. Funk, comandante in capo della Coalizione anti-Isis, ha visitato la città di Manbij, ribadendo che le truppe statunitensi non si ritireranno: una risposta agli ultimi proclami di Erdogan. “Ho molta fiducia nei leader delle Forze democratiche siriane – ha dichiarato il generale -. Quando nessun altro l’avrebbe potuto fare, loro hanno riconquistato Raqqa. Credo che questo gli abbia fatto meritare un posto al tavolo delle trattative”.

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