Abu Mazen in Italia: tanta retorica sulla pace e poca concretezza


NEAR EAST NEWS AGENCY


Il presidente dell’Anp oggi a Roma ha incontrato il premier italiano Monti e il presidente Napolitano. Sorrisi e strette di mano ma i diritti dei palestinesi restano un miraggio


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Abu Mazen in Italia: tanta retorica sulla pace e poca concretezza

Abu Mazen loda l'Italia. «Ringraziamo il governo e il popolo amico italiano per il sostegno leale che offrono alla pace in Medio Oriente», ha detto oggi al Quirinale il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp), Abu Mazen, al termine dell'incontro avuto con il presidente Giorgio Napolitano e poco prima dei colloqui con il primo ministro Mario Monti. Sotto lo sguardo soddisfatto del capo dello stato il leader dell'Anp ha poi ribadito la «disponibilità della parte palestinese a tornare al tavolo negoziale», a condizione, ha precisato che Israele mantenga «gli impegni assunti».

Tutti però sanno che il governo Netanyahu non ha alcuna intenzione di mettere fine alla colonizzazione dei territori palestinesi che ha occupato militarmente nel 1967, la condizione posta dall'Anp per tornare al tavolo delle trattative. Così come Abu Mazen sa bene che l'Italia che ha tanto lodato rimane un paese stretto alleato di Israele e sostenitore acritico delle politiche del governo Netanyahu. Roma percio' non muovera' un passo per spiegare agli alleati ed amici israeliani che i territori palestinesi erano e restano occupati e che Tel Aviv non puo' pensare di agire in violazione delle leggi e convenzioni internazionali.

Eppure c'è chi vede «condizioni» per aprire «spiragli di pace», come il presidente Napolitano, che ha invitato Abu Mazen a fare «passi avanti» su un tragitto indubbiamente «tortuoso». Fermo al palo, a uno scontato auspicio di pace, è addirittura il responsabile della diplomazia italiana, Giulio Terzi. Il ministro degli esteri non è andato oltre l'augurio di una «ripresa dei negoziati diretti» israelo-palestinesi.

Abu Mazen ha sorriso e ringraziato sperando in ulteriori aiuti economici italiani che difficilmente arriveranno nei Territori occupati visti i tagli ai fondi per la cooperazione operati sia dal passato governo Berlusconi che da quello in carica.

Fonte: http://nena-news.globalist.it/

17 luglio 2012

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