Giornata della pace: vizi e virtù dei politici


La redazione


Papa Francesco nella Giornata mondiale della pace fa appello alla politica e mette in guardia da chiusure e nazionalismi che mettono in discussione la fraternità di cui il mondo globalizzato ha tanto bisogno.


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La ricerca del potere ad ogni costo porta ad abusi e ingiustizie”. Comincia con questa constatazione il Messaggio di Papa Francesco per la 52a Giornata mondiale della pace sul tema “La buona politica è al servizio della pace”.

Politica tra vizi e virtù
Bergoglio passa in rassegna le virtù e i vizi della politica, a cominciare da corruzione, razzismo e xenofobia, che sono “la vergogna della vita pubblica e mettono in pericolo la pace sociale. Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza” ribadisce.

E ancora: “La politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro che la esercitano, non è vissuta come servizio alla collettività umana, può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione”. E cita la definizione che di speranza diede Charles Péguy: “Un fiore fragile che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza”.

Poi l’invito, sulla scorta di san Paolo VI, a “prendere sul serio la politica” come ricerca del “bene della città, della nazione, dell’umanità”.

Le beatitudini del politico
“La giustizia, l’equità, il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà, la fedeltà” sono le virtù proprie di una buona politica, di cui già Benedetto XVI aveva stilato il “programma” in termini di carità e di impegno per il bene comune. “È un programma nel quale si possono ritrovare tutti i politici, di qualunque appartenenza culturale o religiosa”, commenta il Papa, che a proposito menziona anche le “beatitudini del politico” proposte a suo tempo dal card. François-Xavier Nguyen Van Thuan.

I vizi
Vizi come la corruzione, la xenofobia e il razzismo “sono la vergogna della vita pubblica e mettono in pericolo la pace sociale. Accanto alle virtù, purtroppo, anche nella politica non mancano i vizi, dovuti sia ad inettitudine personale sia a storture nell’ambiente e nelle istituzioni” scrive Francesco.

L’elenco è preciso e dettagliato: “La corruzione – nelle sue molteplici forme di appropriazione indebita dei beni pubblici o di strumentalizzazione delle persone –, la negazione del diritto, il non rispetto delle regole comunitarie, l’arricchimento illegale, la giustificazione del potere mediante la forza o col pretesto arbitrario della ‘ragion di Stato’, la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esilio”.

Ne consegue che “quando l’esercizio del potere politico mira unicamente a salvaguardare gli interessi di taluni individui privilegiati, l’avvenire è compromesso” e i giovani sono condannati a restare ai margini della società. Quando invece la politica si traduce, in concreto, nell’incoraggiamento dei giovani talenti, diventa “una fiducia dinamica nella possibilità di lavorare insieme per il bene comune”. La politica è anche “una mano tesa”, e ogni uomo e ogni donna possono collaborare.

L’analisi dei tempi
Infatti “viviamo in questi tempi in un clima di sfiducia che si radica nella paura dell’altro o dell’estraneo, nell’ansia di perdere i propri vantaggi, e si manifesta purtroppo anche a livello politico, attraverso atteggiamenti di chiusura o nazionalismi che mettono in discussione quella fraternità di cui il nostro mondo globalizzato ha tanto bisogno”. Per questo motivo, oggi più che mai, le nostre società necessitano di “artigiani della pace”.

Cento anni dopo la fine della Prima guerra mondiale, il “terribile insegnamento delle guerre fratricide” è che “la pace non può mai ridursi al solo equilibrio delle forze e della paura”. No, allora, all’escalation “in termini di intimidazione”, alla proliferazione incontrollata delle armi e al “terrore esercitato sulle persone più vulnerabili”, che “contribuisce all’esilio di intere popolazioni nella ricerca di una terra di pace”.

Il rispetto verso chi fugge da guerra e violenza
“Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza” è il monito di Francesco. La pace, al contrario, “si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate”.

“Nel mondo, un bambino su sei è colpito dalla violenza della guerra o dalle sue conseguenze, quando non è arruolato per diventare egli stesso soldato o ostaggio dei gruppi armati” ricorda poi il Papa alla fine del Messaggio, in cui rievoca anche il 70º anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo ,adottata all’indomani delsecondo conflitto mondiale.

“Quando negli esseri umani affiora la coscienza dei loro diritti, in quella coscienza non può non sorgere l’avvertimento dei rispettivi doveri: nei soggetti che ne sono titolari, del dovere di far valere i diritti come esigenza ed espressione della loro dignità; e in tutti gli altri esseri umani, del dovere di riconoscere gli stessi diritti e di rispettarli”, scrive ancora, citando san Giovanni XXIII.

La pace
“La pace – spiega il Papa – è frutto di un grande progetto politico che si fonda sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani. Ma è anche una sfida che chiede di essere accolta giorno dopo giorno. La pace è una conversione del cuore e dell’anima”.

Tre – conclude – le “dimensioni indissociabili di questa pace interiore e comunitaria: la pace con se stessi, la pace con l’altro, la pace con il creato”.

M. Michela Nicolais

La Voce

1 gennaio 2019

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