Caritas-Migrantes: “L’Italia è più giovane e ricca grazie agli immigrati”


Giorgio Beretta - unimondo.org


Presentato ieri a Roma il “Dossier Statistico Immigrazione” di Caritas-Migrantes: “L’Italia è soggetta a un crescente processo di invecchiamento, rispetto al quale l’immigrazione costituisce un rimedio che, seppure parziale, sarà indispensabile anche negli anni a venire”.


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Caritas-Migrantes: “L’Italia è più giovane e ricca grazie agli immigrati”

“L’Italia è soggetta a un crescente processo di invecchiamento, rispetto al quale l’immigrazione costituisce un rimedio che, seppure parziale, sarà indispensabile anche negli anni a venire”. Lo afferma il “Dossier Statistico Immigrazione” di Caritas-Migrantes presentato ieri a Roma e giunto alla XXIma edizione. “Senza gli immigrati, la situazione demografica sarebbe stata ancora peggiore e si sarebbe verificata una radicale diminuzione della popolazione e della forza lavoro. I minori figli di stranieri sfiorano il milione e aumentano ogni anno a un ritmo superiore a 100mila unità tra nati sul posto e figli ricongiunti”.

Un secondo contribuito indispensabile all’Italia è quello gli immigrati danno nell’assistenza agli anziani. “Si trova in condizione di non autosufficienza un sesto della persone tra i 70 e i 74 anni e il 45% degli ultraottantenni. Anche nel futuro – seppure con nuove problematicità – continuerà il fruttuoso incontro tra immigrati che hanno bisogno di lavorare e famiglie che hanno bisogno di assistenza: un rapporto che andrebbe integrato nell’offerta assistenziale istituzionale” – sottolinea il dossier.

A fine 2010, erano 4.570.317 gli stranieri presenti in Italia (per il 51,8% donne), cioè il 7,5% della popolazione italiana (60,6 milioni). Nell’ultimo anno l’aumento, nonostante la crisi, è stato di 335.258 unità, al netto delle oltre 100mila cancellazioni dall’anagrafe (di cui 33mila per trasferimento all’estero e 74mila per irreperibilità) e dei 66mila casi di acquisizione di cittadinanza.

Ma – avvertono gli estensori del dossier – “l’Italia stenta a metabolizzare questo cambiamento strutturale in materia di immigrazione, senza la quale fin dagli anni novanta si sarebbe determinata la diminuzione della popolazione, degli occupati e del Pil”. In altre parole, “l’Italia è diventato strutturalmente un paese multiculturaleperché, anche a seguito delle esigenze demografiche e occupazionali, si sono insediate stabilmente collettività provenienti da diverse parti del mondo. La dimensione “plurale” è una constatazione di fatto”.

Riguardo alla domanda se, in un paese in cui lo sviluppo va a rilento e sono state perse centinaia di migliaia di posti di lavoro, l’immigrazione possa essere ancora d’aiuto, il dossier nota che non solo – come detto – “la popolazione immigrata è più giovane (32 anni, 12 in meno degli italiani), incide positivamente sull’equilibrio demografico con le nuove nascite (circa un sesto del totale) e sulle nuove forze lavorative” ma – soprattutto – “è lontana dal pensionamento e versa annualmente oltre 7 miliardi di contributi previdenziali, assicura una maggiore flessibilità territoriale e anche la disponibilità a inserirsi in tutti i settori lavorativi”. Non solo. Gli immigrati “creano autonomamente lavoro con i propri 228.540 piccoli imprenditori”, tra l’altro “sta pagando più duramente la crisi in termini di disoccupazione mentre complessivamente rende più di quanto costi alle casse dello Stato”.

Per questo “gli immigrati in generale, e in particolare gli oltre 2 milioni di lavoratori, si attendono non solo di essere percepiti nella loro consistenza numerica ma anche diessere apprezzati per la positiva funzione esercitata, che va completata con più ampi spazi di partecipazione”.

Per questo – sottolinea Caritas-Migrantes – “suonano fuori posto e demagogici, sia in Europa che in Italia, i continui richiami alla “tolleranza zero” nei confronti degli immigrati”. “Aggravando oltremodo le restrizioni nei loro confronti si arriverebbe anche a peggiorare la situazione delle carceri italiane, ritenute tra le più sovraffollate d’Europa con una capienza regolamentare di 44.569 posti e una tollerabile di 67.707, anche questa superata (68.000 detenuti a fine 2010, per il 36% stranieri)”.

Anche nei contestati e costosi Centri di identificazione ed espulsione sono ricorrenti le proteste e talvolta anche le azioni dimostrative, specialmente dopo che la durata del trattenimento è stata aumentata a 180 giorni. Ma – notano gli autori – “il massimo rigore non corrisponde alla più grande efficacia e a tal fine andrebbero azionate anche altre leve: quella della collaborazione con i paesi di origine e quella dell’integrazione sul posto”.

Nel presentare il rapporto il Direttore Caritas Italiana, mons. Vittorio Nozza ha sottolineato che se “la presenza degli immigrati cresce velocemente, la sua conoscenza non è ancora soddisfacente, permangono pregiudizi e contrarietà ingiustificate, mentre questo è il tempo in cui è chiesto di essere più convinti e impegnati nella promozione dell’integrazione, per il bene nostro e di quello degli immigrati”.

Ed ha concluso con una garbata annotazione. “Non hanno fondamento accuse di superficialità, buonismo, travisamento dei fatti. L’invito rivolto a tutti è quello di confrontarsi con la concretezza dei dati e magari anche con l’esperienza diretta del fenomeno dell’immigrazione”. I “soliti astiosi” sono avvisati.

Fonte: Unimondo.org

28 ottobre 2011

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