Bombe alla maratona di Boston. Tre morti, oltre 130 i feriti


Avvenire


La prudenza è obbligatoria e il momento delle analisi verrà nei prossimi giorni, ma nessuno può negare che, almeno oltreoceano, il pensiero sia volato immediatamente all’11 settembre 2001.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Medical workers aid injured people at the finish line of the 2013 Boston Marathon following an explosion in Boston, Monday, April 15, 2013.  Two explosions shattered the euphoria of the Boston Marathon finish line on Monday, sending authorities out on the course to carry off the injured while the stragglers were rerouted away from the smoking site of the blasts. (AP Photo/Charles Krupa)

Sarebbero tre le bombe esplose a Boston e altre due, o forse tre, quelle individuate e disinnescate dalla polizia, stando alle informazioni confuse e non confermate, compresa una deflagrazione segnalata nella biblioteca Kennedy.

È ancora presto per capire cosa sia successo esattamente e chi ci sia dietro la giornata di sangue a Boston. Ma certo l’America ha vissuto di nuovo una giornata di caos e terrore, con il traffico aereo chiuso sopra Boston, il blocco delle comunicazioni cellulari, la chiusura dei ponti e un allarme anche a Manhattan.

La prudenza è obbligatoria e il momento delle analisi verrà nei prossimi giorni, ma nessuno può negare che, almeno oltreoceano, il pensiero sia volato immediatamente all’11 settembre 2001.

Alla corsa prendevano parte un gruppo di atleti professionisti e decine di migliaia di runners dilettanti provenienti da tutto il mondo, Italia inclusa. Le due esplosioni, in rapida successione, si sono verificate sulla linea del traguardo pochi minuti prima delle 15 locali, le 21 in Italia, cinque ore dopo la partenza della maratona e quando all’arrivo stavano giungendo alla spicciolata i partecipanti non professionisti, almeno un’ora dopo la conclusione della parte competitiva.

Testimoni riferiscono che il boato sarebbe arrivato dall’hotel Fairmont Copley Plaza vicino alla linea del traguardo, mentre la polizia stava verificando un possibile ordigno segnalato davanti al Mandarin Hotel della stessa metropoli. Sul posto sono accorsi gli artificieri per disinnescare quello che pareva un ordigno pronto a esplodere.
L’ultimo miglio della maratona di Boston era dedicato ai sopravvissuti della recente strage nella scuola di Newtown, l’episodio che ha rilanciato negli Usa il dibattito sul controllo delle armi ma è ancora impossibile stabilire un nesso con le esplosioni. Lo stato di massima allerta è stato esteso a tutti gli Stati Uniti, a cominciare da New York dove sono state immediatamente rafforzate le misure di sicurezza a Manhattan. Lo spazio aereo sopra la città di Boston è stato chiuso.
La Farnesina ha confermato che non ci sono italiani tra i morti.

Le indagini sono ancora all’inizio e certamente non trascureranno la pista interna. L’esperienza insegna che esistono, negli Stati Uniti, gruppi di fanatici di estrema destra capaci di tutto. Eppure la tattica di più attentati simultanei riporta inevitabilmente agli attentati qaedisti. Si vedrà nei prossimi giorni.

Durante la notte, fonti della Casa Bianca hanno confermato che l’attacco di Boston è stato condotto con “molteplici ordigni” e che appare”chiaramente un atto di terrore”, ma non è ancora chiaro se possa essere attribuito a un gruppo terroristico organizzato, nè – al momento – se la matrice sia “straniera o interna” agli Usa.

Per ora, restano i morti e il sangue. E un’ America devastata e ferita. Che deve asciugarsi le lacrime e ripartire.

«Troveremo i responsabili della strage e li assicureremo alla giustizia», ha detto Obama. «Tutti gli americani sono al fianco della gente di Boston», ha aggiunto. Come dopo l’undici settembre, come in una storia tragica che si ripete.

Fonte:www.avvenire.it
15 aprile 2013

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento