A Rosarno “un deserto chiamato pace, ma non è finita”


Redattore Sociale


L’avvocato Francesco Vizza, del Cie di Crotone: “La causa della rivolta non può che essere la paura: degli italiani che si sono visti aggrediti, e degli stranieri di essere uccisi. Ma i problemi non si risolvono con le espulsioni di massa”.


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A Rosarno "un deserto chiamato pace, ma non è finita"

PRAIA (CAPO VERDE) – Si parla di nigeriani e di ivoriani, gli africani "sfrattati" da Rosarno, alla settimana di studio promossa dal Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes nella capitale capoverdiana. Perché in Calabria gli immigrati che vivano da oltre un decennio nelle due ex fabbriche utilizzate come dormitorio erano soprattutto africani, regolari o con il permesso di protezione umanitaria. "Hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato pace, ma sono rimaste macerie materiali, morali, culturali e politiche. La normalità è tornata, ma la vicenda di Rosarno non è finita: quello che è accaduto si verificherà certamente in altri posti, se il problema dell'immigrazione regolare e irregolare non verrà affrontato in modo serio. Non si risolve accentuando le espulsioni di massa", dice l'avvocato Francesco Vizza, del Cie di Crotone e dell'équipe del Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes per la regione Calabria.

"Difficile che nel paese calabro possa succedere qualcosa senza che la criminalità organizzata lo sappia o lo riempia. Noi che viviamo sul territorio lo sappiamo", ha osservato Vizza. "Si tratta di persone che vivono per la sopravvivenza, prendendo 10 o 20 euro al giorno", racconta. "In realtà la causa che ha innescato questa rivolta non può che essere la paura: degli italiani che si sono visti aggrediti, e degli stranieri di essere uccisi", afferma Vizza. E i risultati? "Qualcuno ha parlato di deportazione: su un migliaio di immigrati, circa 300 se ne sono andati liberamente in treni diretti verso Nord, gli altri sono stati trasferiti, 428 al centro di prima accoglienza di Crotone e quasi altrettanti, 400, a Bari".
Un bilancio dei feriti: 21 immigrati, 14 rosarnesi, 10 poliziotti e 8 carabinieri. "Gli schiavi, per di più negri, per di più rozzi, incivili e che puzzano pure, sono stati mandati in giro nei contri di prima accoglienza e dove loro più piaccia – denuncia Vizza -. Anche se si tornerà alla normalità, Rosarno resterà una grave ferita della Calabria e dell'Italia".

Fonte: Redattore Sociale

25 febbraio 2010

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