3 ottobre: la PerugiAssisi parte da Lampedusa!


Francesco Cavalli


Don Carmelo La Magra: “oggi presso la “Porta d’Europa” daremo un inizio simbolico alla marcia della pace, che poi spetterà a voi continuare in modo reale lungo le strade da Perugia ad Assisi”


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Oggi, 3 Ottobre 2018, ricordiamo il quinto anniversario della tragedia di Lampedusa; una delle più grandi tragedie del Mediterraneo che ha visto la morte di 368 persone in seguito al naufragio di un’imbarcazione libica vicino le coste di Lampedusa.

In occasione di questa giornata abbiamo colto l’occasione di intervistare il parroco dell’isola, Don Carmelo La Magra.

Che cosa rappresenta il 3 ottobre per Lampedusa? Cosa è cambiato da quel giorno?

Il 3 ottobre per Lampedusa rappresenta un ricordo indelebile nella mente della comunità dell’isola che per la prima volta ha toccato con mano la sofferenza di tanta gente, non soltanto per la unicità dell’evento, ma per la successione di tragedie che continua fino ad oggi.
Oggi sull’isola è un giorno di silenzio, di raccoglimento e di riflessione, una giornata in cui ricordiamo, sperando che non accada più quello che è successo quel giorno. Anche se le notizie ci dicono che è cambiato poco da quel 3 ottobre 2013.
Fino a poco tempo fa era cambiato qualcosa nel modo di accogliere i migranti, ora senza più i soccorsi in mare delle ONG, permessi dall’operazione “Mare Nostrum”, si sta tornando a prima del 2013, quando si tentava di arrivare direttamente all’isola.

Cosa è cambiato invece per i lampedusani dopo quel 3 ottobre?

Chi è stato coinvolto in prima persona nei salvataggi o nei servizi, è ancora colpito dall’accaduto.
Non è cambiato il rapporto degli abitanti nei confronti dei migranti, si continua a dimostrare la propria solidarietà ed essere sensibili riguardo questo tema. Probabilmente la vita dei lampedusani va al di là degli eventi, ma è un’accoglienza quotidiana, silenziosa, fatta di piccole cose.

Sono passati 5 anni dalla tragedia del 3 ottobre e sono 10 anni dall’inaugurazione della “Porta d’Europa” a Lampedusa, voluta per ricordare i migranti morti in mare. Cosa rappresenta questo monumento per i lampedusani?

La “Porta d’Europa” o “Porta di Lampedusa” voleva rappresentare oltre al ricordo delle vittime, una porta aperta per coloro i quali si affacciano a Lampedusa, in Italia e quindi in Europa, ma in questi dieci anni ha rappresentato più un desiderio e una speranza, che una realtà, perché quelli passati sono proprio i dieci anni più difficili della storia dell’immigrazione e anche quelli più carichi di vittime nel nostro mare.
La porta d’Europa ha una caratteristica, è fatta di parti che si deteriorano con il tempo, col vento e con l’acqua e questo fa pensare a un desiderio di abbandono, che possa un giorno non esserci più e noi vorremmo non ci fossero più porte che debbano essere attraversate dagli uomini che cercano speranza.
Purtroppo rimane solo un simbolo senza un corrispondente impegno concreto, sono infatti tanti che vengono a fare passerelle mediatiche e selfie alla nostra porta, ma poi la vita quotidiana è altro per chi vive su questa terra.

Sono 5 anni anche dalla venuta di Papa Francesco sull’isola, cosa ha rappresentato per voi il suo arrivo?

Il papa venne qui ad urlare “Mai più!” e già quell’anno accaddero diverse tragedie compresa quella che oggi ricordiamo.
È cambiato il cuore della gente, il fatto che si sia sentita dal Papa incoraggiata, stimata, quasi riconosciuta in quel servizio di accoglienza semplice ed umile che qui le famiglie hanno fatto. Purtroppo, devo dire, che la voce del papa è stata un po’ isolata, una voce forte, ma che le istituzioni non hanno saputo cogliere.
Il Papa a Lampedusa ci ha ricordato semplicemente di piangere, di sentire che chi muore è nostro fratello.
Sentire dolore per la sorte degli altri e penso che sia un richiamo all’umanità perché non possiamo risolvere tutto con delle regole scritte, ma abbiamo bisogno di tornare a essere veramente umani.

Nei prossimi giorni migliaia di studenti si ritroveranno a Perugia per il meeting per la pace “Diritti e Responsabilità” e domenica 7 ottobre in tanti marceranno da Perugia ad Assisi, che cosa accadrà sabato prossimo a Lampedusa?

Accadrà che studenti, rappresentanti della comunità lampedusana e le famiglie si ritroveranno presso la “Porta d’Europa”. Da qui daremo un inizio simbolico alla marcia della pace, che poi spetterà a voi continuare in modo reale lungo le strade da Perugia ad Assisi.
Però, è bello avere la possibilità di unire, con un grande ponte, Lampedusa e tutti quelli che nel mondo camminano per la pace, perché la marcia della pace è un cammino quotidiano non solo un’occasione. È come se volessimo ricordare che ci siamo anche noi a marciare, camminare con voi, e con chi desidera la pace. Non ci può essere pace se non ci sono i diritti fondamentali delle persone.

Francesco Cavalli
Federica Lanza
Alberto Didonè

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