Volontariato, ”governo cambi rotta o faremo da soli la Conferenza nazionale”


Redattore Sociale


Spending review. Francesca Danese (CSVnet) annuncia la linea dura se dal ministero delle Politiche sociali non dovesse arrivare alcun segnale di inversione di marcia sulle questioni che coinvolgono il Terzo settore


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Volontariato, ''governo cambi rotta o faremo da soli la Conferenza nazionale”

Se dal ministero delle Politiche sociali non dovesse arrivare alcun segnale di inversione di marcia sulle questioni che coinvolgono il terzo settore in tema di spending review, “siamo pronti a cambiare rotta sulla Conferenza nazionale del volontariato e promuovere una auto-convocazione, una conferenza per conto nostro”. È duro il commento di Francesca Danese, vicepresidente del Coordinamento nazionale dei centri di servizio per il volontariato, CSVnet, e presidente del Cesv, alle notizie che in questi giorni hanno scosso l’interno Terzo settore, riguardo la chiusura degli osservatori nazionali dell’associazionismo e del volontariato, insieme all’articolo 4 della legge sulla spending review, che secondo il Terzo settore va a colpire associazionismo e cooperative.
Per Danese, la Conferenza nazionale del volontariato, prevista per i primi di ottobre di quest’anno all’Aquila, rischia di non passare indenne alle contestazioni. “Ieri, durante l’esecutivo di CSVnet abbiamo detto che se alla fine il ministero andrà avanti per la propria strada, non è detto che non si faccia la conferenza per conto nostro con tutti gli attori del volontariato – ha affermato Danese -. Noi aspettiamo, ma se le cose si mettono male ci sarà un’auto-convocazione”.

Sulla chiusura dei due osservatori, per Danese non è una questione di fondi. “Rispetto alle risorse economiche, i due osservatori costano pochissimo – ha affermato -, per cui non credo si tratti di un problema di costi. Quello che ci preoccupa è che all’osservatorio arrivano le istanze da tutte le associazioni d’Italia. In una situazione di crisi economica e di pensiero, è fondamentale tenere insieme questo Paese con tutte le parti sociali che si sentono parte attiva di un processo di sviluppo di un nuovo modello di economia sociale. Saltare tutto ciò significa che questo Paese ha un problema di democrazia reale”. Dai territori, intanto, arrivano già i primi allarmi, ha aggiunto Danese. “Quel tavolo è importante per capire strategicamente quale priorità deve affrontare questo Paese in tema di politiche sociali – ha aggiunto -. Abolire i due osservatori significa adottare una politica miope che non tiene conto dello sviluppo di un nuovo modello”. Un “taglio inutile”, , ha specificato Danese, “ma mi preoccupa maggiormente la possibilità che ci sia un disegno di natura diversa. Mi auguro che venga fatta chiarezza, ma mi spaventa la leggerezza con cui si fanno queste manovre. Spero si tratti di una svista dettata dal caldo”.

Fonte: Redattore sociale

20 luglio 2012

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