Tunisini scomparsi: accertato l’arrivo in Italia solo per 14 di loro


Redattore Sociale


Il governo risponde all’interrogazione dei deputati Turco e Bressa sui tunisini scomparsi nel 2011. Di 14 si sa che sono arrivati in Italia. Degli altri nessuna notizia. Pontes: “Risposte parziali, non ci fermeremo finché non sapremo la verità”.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Tunisini scomparsi: accertato l’arrivo in Italia solo per 14 di loro

Ritrovate le tracce di 14 dei 500 tunisini sbarcati in italia e poi scomparsi. Il caso, segnalato da due associazioni di tunisini in Italia (la Giuseppe Verdi e Pontes), era arrivato in Parlamento lo scorso gennaio con un’interrogazione parlamentare presentata dai deputati del Pd Livia Turco e Gianclaudio Bressa con cui chiedevano al ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri di “attivare gli strumenti necessari a far luce su questa vicenda”. A sei mesi di distanza è arrivata la risposta del governo. Il sottosegretario Saverio Ruperto ha fatto sapere che “su 226 cartellini fotosegnaletici trasmessi dall’ambasciata tunisina in Italia, la Polizia ha potuto appurare l’arrivo in Italia solo per 14 tunisini”. Nessuna traccia degli altri. “Le informazioni sono incomplete e contraddittorie – fa sapere Ouejdane Mejri presidente dell’associazione Pontes – Di queste 14 persone solo di 1 si sa che è arrivato per la prima volta in Italia nel 2011 ma non ci è stato detto chi è né quando è arrivato o su quale nave”. Il governo ha fatto sapere che le ricerche continueranno sia per le persone già segnalate che per quelle che potranno esserlo in seguito. Intanto, da una parte e dall’altra del Mediterraneo la società civile si sta muovendo. Grazie alla campagna “Da una sponda all’altra: vite che contano”, si è creata una rete tra associazioni di tunisini in Italia e in Tunisia e con le madri dei dispersi che, lo scorso 12 luglio, sono scese in piazza per chiedere ai governi italiano e tunisino di ritrovare i loro figli. “Non ci fermeremo finché non sapremo la verità”, fa sapere Mehri.

Dove sono i tunisini scomparsi? Secondo le associazioni che, per prime, hanno portato la notizia alla ribalta della cronaca, molti potrebbero essere morti nella traversata, altri potrebbero vivi. E non essere più in territorio italiano. Oppure rinchiusi in un Cie. Alcuni sono stati visti dai propri familiari nei servizi girati nei mesi scorsi a Lampedusa. Qualcuno ha anche girato l’Italia per cercarli, ma senza ottenere risposte. “Delle 14 persone di cui risulta l’arrivo in Italia grazie ai cartellini fotodattiloscopici inviati dall’Ambasciata tunisina in Italia, 5 sono effettivamente transitati nel nostro Paese dopo la crisi politica nordafricana – si legge nella risposta del sottosegretario Ruperto – Per gli altri 9 invece gli approfondimenti hanno consentito di accertare che il loro passaggio in Italia risaliva a epoca assai precedente alla presunta partenza dalla Tunisia”. Secondo il governo, “le ricerche non possono essere efficaci in quanto le liste [di tunisini scomparsi] risultavano incomplete dato che le generalità erano spesso prive della data di nascita. Inoltre, i tunisini giunti via mare sono privi di documenti identificativi e, presumibilmente, declinano generalità non veritiere, con le quali vengono censiti”. L’Italia ha, infatti, concesso protezione solo ai tunisini sbarcati prima del 5 aprile 2011. Quelli arrivato dopo rischiano il rimpatrio. Ecco perché i deputati Turco e Bressa nell’interrogazione scrivevano che “il quadro potrebbe indurre a ritenere valida l’ipotesi che i tunisini spariti siano trattenuti in alcuni Cie in Italia ma, dal momento che potrebbero aver fornito generalità fittizie per paura di essere identificati come tunisini e rimpatriati rintracciarli è diventata un’impresa davvero ardua”.

La mobilitazione continua. In questo momento, una delegazione delle associazioni che partecipano alla campagna (tra cui Pontes e Venticinque novembre) è in Tunisia per incontrare le madri dei tunisini dispersi e capire in che modo portarla avanti. “Vogliamo sottoporre il caso anche all’Unione Europea – conclude Mejri – per capire che cos’è accaduto nel Mediterraneo in quel periodo e non ci fermeremo a risposte parziali”.

Fonte: http://www.redattoresociale.it
16 Luglio 2012

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento