Tunisia, continuano gli scontri. Aggredita troupe del Tg3


Articolo 21


Una troupe del Tg3 Rai è stata aggredita mentre stava seguendo lo sviluppo degli eventi. Rubino e l’altra inviata, Maria Cuffaro, stanno comunque bene e sono riusciti a salvare parte del materiale filmato.


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Tunisia, continuano gli scontri. Aggredita troupe del Tg3

"Ci trovavamo al centro di Tunisi mentre era in corso una manifestazione di sindacalisti e comunisti quando siamo stati aggrediti da poliziotti in borghese che ci hanno sottratto la telecamera e il microfono e hanno colpito alla testa con un manganello Claudio Rubino'. E' il commento a caldo della giornalista del Tg3 Maria Cuffaro all'ADNKRONOS, subito dopo l'aggressione subita da lei e dal suo operatore nel corso di una manifestazione a Tunisi.

"C'erano tantissimi poliziotti sia in borghese che in divisa -prosegue- mentre proseguivano gli scontri abbiamo tentato invano di recuperare la telecamera con il girato e abbiamo chiamato l'ambasciata italiana'.

"Dopo circa un'ora -conclude- la polizia ci ha riconsegnato la telecamera con il disco cancellati ma noi siamo tornati in albergo e siamo riusciti, per fortuna, a recuperare le immagini dall'hard disk'. Per quanto riguarda le sue condizioni di salute e quelle di Rubino la Cuffaro dice: "Io sto bene ma l'operatore ancora non si e' ripreso bene".

"Esprimiamo la nostra solidarietà alla troupe del Tg3 composta da Claudio Rubino e Maria Cuffaro aggrediti a Tunisi mentre tentavano di svolgere il loro mestiere. E' opportuno che le autorità italiane chiedano che si faccia luce su questo episodio ma soprattuto è necessario che i giornalisti, non solo italiani, che conducono una difficile battaglia di informazione siano messi in condizione di fare il loro mestiere, in un paese che ha scarsa dimestichezza con la libertà di espressione". Lo afferma in una nota il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti.

Fonte: Articolo21

12 gennaio 2011

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La polizia spara: "E' una strage". Il presidente Ben Alì ordina di rilasciare i manifestanti fermati, ma silura il ministro dell'Interno

TUNISI – Sempre più sull’orlo del precipizio la Tunisia dove, dopo settimane di violenti scontri tra manifestanti e forze di sicurezza, le proteste di piazza si sono estese dalla notte scorsa alla stessa capitale, continuando anche in giornata malgrado il massiccio dispiegamento di uomini e mezzi da parte dell’Esercito, finora rimasto relativamente estraneo alla crisi.

Nuovi morti sono inoltre stati denunciati nei disordini in cui sono degenerate alcune manifestazioni: a Douz, 550 chilometri a sud di Tunisi, i colpi di arma da fuoco sparati dalla polizia hanno provocato la morte di almeno cinque persone e il ferimento di altrettante, alcune delle quali verserebbero in gravi condizioni. E secondo la tv al-Arabiya sarebbero 10 le vittime complessive registrate in tre città in un computo complessivo che porterebbe sopra quota 50 i morti dall’inizio delle proteste. Migliaia in piazza anche a Gassrine, un’altra località situata nella parte meridionale del Paese maghrebino, dove gli agenti in assetto anti-sommossa hanno fatto largo usi di gas lacrimogeni per disperdere la folla inferocita. A Tunisi il dispiegamento delle truppe governative non ha impedito ai contestatori del presidente Zine al-Abidine Ben Ali di riversarsi in massa non più alla periferia soltanto, ma nello stesso cuore della Medina, il centro storico cittadino. Una troupe del Tg3 Rai è stata aggredita mentre stava seguendo lo sviluppo degli eventi: l’operatore Claudio Rubino è stato anche malmenato dagli assalitori, forse poliziotti in borghese, che gli hanno inoltre strappato la telecamera, peraltro restituita poco dopo. Rubino e l’altra inviata, Maria Cuffaro, stanno comunque bene e sono riusciti a salvare parte del materiale filmato.

Di fronte al precipitare della situazione, Ben Ali è corso a estremi rimedi: ha destituito il ministro dell’Interno e responsabile dell’ordine pubblico, Rafik Belhaj Kacem, sostituito da Ahmed Friaa, finora sottosegretario. Ha disposto la scarcerazione dei dimostranti arrestati nei giorni scorsi che, a detta del premier Mohamed Gannouchi, sarebbero già stati rimessi tutti in libertà; Gannouchi non ne ha tuttavia precisato il numero totale. Infine il presidente tunisino ha disposto la creazione di una speciale commissione d’inchiesta che indaghi sull’operato di diversi pubblici funzionari. Tutto ciò non è però bastato a placare la piazza, e nemmeno a evitare un crescente isolamento internazionale. Indagini «trasparenti, credibili e indipendenti» sono state sollecitate tra gli altri da Navi Pillay, alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. In termini analoghi si erano già espressi tanto l’Unione Europea quanto il Dipartimento di Stato americano, che hanno entrambi condannato l’uso «sproporzionato» della forza ed espresso «profonda preoccupazione» per fatti bollati dall’Ue come «inaccettabili»

Fonte: la Stampa

12 gennaio 2010

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