Trump cede sui bimbi separati. Ma solo in parte.


Avvenire


Il presidente ribadisce la tolleranza zero, ma col «cuore». Oggi voto al Congresso sulla proposta di legge che divide gli stessi Repubblicani: finanziamenti per il Muro e cittadinanza ai Dreamers


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Travolto da una pressione planetaria culminata con la condanna del Papa contro una politica «inumana», Donald Trump cede e, pur non rinunciando alla politica della tolleranza zero, fa retromarcia sulla separazione dei bambini dai genitori che varcano illegalmente la frontiera Usa-Messico. Il presidente non affronta però la questione delle famiglie divise fino a ora (sono 2.342 i bambini separati dai genitori, dopo l’arresto di 2.206 adulti fra il 5 maggio e il 9 giugno).

Trump, che mercoledì ha firmato un ordine esecutivo perché i figli di migranti illegali siano trattenuti insieme ai genitori, ha spiegato di essere stato influenzato nella sua decisione dalle immagini e dagli audio diffusi dai media (sui bambini soli nelle “gabbie”), aggiungendo che la moglie Melania e la figlia Ivanka «hanno un’opinione decisa» in merito. «Non mi piace vedere famiglie che vengono divise», ha dichiarato Trump, con accanto il segretario alla giustizia Jeff Sessions e la segretaria per la sicurezza interna Kirstjen Nielsen, assicurando tuttavia il proseguimento della politica della tolleranza zero sull’immigrazione.

L’ordine esecutivo precisa che le famiglie dei migranti clandestini possono essere trattenute anche in strutture messe a disposizione o costruite dal Pentagono, evitando così una separazione che Trump aveva dichiarato di ritenere obbligatoria per legge. Il dietro front è arrivato dopo che la ministra Nielsen era stata costretta dai manifestanti a lasciare un ristorante messicano e dopo che il ministro Sessions aveva accennato alla possibilità di test del Dna per verificare i rapporti di parentela tra minori e genitori.

Il tweet di Trump: sicurezza e «cuore»
«Vogliamo sicurezza per il nostro Paese ma allo stesso tempo abbiamo compassione, vogliamo tenere le famiglie unite», ha detto Trump dopo aver twittato «Vogliamo “cuore” e sicurezza in America!». Alla fine quindi, anche se per motivi di immagine, è prevalso il “cuore” invocato da Melania, la first lady che – secondo una fonte della Casa Bianca citata dalla Cnn – avrebbe lavorato dietro le quinte per spingere il marito ad agire. La figlia di Trump, Ivanka, ha ringraziato pubblicamente il padre e ha invitato il Congresso ad «agire adesso e trovare una soluzione duratura che sia coerente con i nostri valori condivisi; gli stessi valori che in tanti vengono qui a cercare nel tentativo di creare una vita migliore per le loro famiglie».

Trump ha persino rinviato il tradizionale picnic con i parlamentari e i loro famigliari previsto per domani alla Casa Bianca: «Non mi sembra giusto farlo», ha spiegato, temendo forse che circolassero immagini di divertimento in contrasto con quelle dei bimbi che piangono nelle gabbie alla frontiera.

Le incertezze al Congresso e i sondaggi negativi
Con la firma del decreto, Trump ha finito per dare ragione ai Democratici, i quali sostenevano che il presidente ha il potere di mettere fine alla separazione delle famiglie alle frontiere. E ha cercato di minimizzare le incertezze nel voto di oggi al Congresso. Il disegno di legge sponsorizzato dallo speaker repubblicano Paul Ryan prevede la fine della divisione delle famiglie, il finanziamento del Muro con il Messico e un percorso per dare la cittadinanza a circa 1,8 milioni di Dreamers, i figli di immigranti irregolari arrivati negli Usa quando erano minorenni. Ma i Democratici sono contrari al Muro, mentre l’ala più radicale dei Repubblicani è contraria ai Dreamers.

Il presidente ha giocato così d’anticipo per sedare una protesta dilagante contro un dramma che, dicono i sondaggi, non paga in termini elettorali. Gli si erano messi contro persino il governatore repubblicano della Florida, Rick Scott, e gli evangelici, cruciali per la sua elezione e per il voto di midterm (le elezioni di metà mandato, a novembre), in cui il miliardario Michael Bloomberg ha annunciato ieri di voler spendere 80 milioni di dollari a favore dei Democratici.

Dal rock alla Silicon Valley, i big contro Trump
La linea dura della Casa Bianca contro l’immigrazione illegale ha provocato un’alzata di scudi anche nel mondo dell’entertainment. A Broadway, la star del rock Bruce Springsteen ha condannato come «disumana» la separazione dei bambini e ha accusato il ministro Sessions e la portavoce di Trump, Sarah Sanders, di aver profanato la Bibbia quando hanno invocato san Paolo a giustificazione della linea della fermezza. «Non posso pensare a una cosa più anti-americana», gli ha fatto eco il cantante degli U2, Bono. Peter Fonda invece è scivolato male su un tweet choc contro il figlio undicenne del presidente: «Dovremmo strappare Barron Trump dalle braccia di sua madre e metterlo in una gabbia con i pedofili». Cinguettio cancellato ma sul quale ora indaga il Secret Service, mentre la famiglia Trump reagisce sdegnata. Anche la Silicon Valley e Corporate America attaccano la politica migratoria di Trump: da Apple a Google, passando per Facebook, Microsoft e Airbnb. PerTim Cook, «è inumana, va fermata». «Dobbiamo fermare questa politica ora», ha scritto Mark Zuckerberg su Facebook. Anche le compagnie aeree American e United Airlines si sono schierate contro la separazione forzata delle famiglie.

Avvenire

21 giugno 2018

 

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