Tre milioni in Italia sotto soglia della povertà alimentare


Redattore Sociale


Tre milioni di persone sono sotto la soglia di povertà alimentare in Italia. Secondo una ricerca presentata ieri dal "Banco alimentare" e dalla "Fondazione per la Sussidiarietà", una famiglia di due persone viene considerata "alimentarmente povera".


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Tre milioni in Italia sotto soglia della povertà alimentare

Roma – Tre milioni di persone sono sotto la soglia di poverta' alimentare in Italia. Secondo una ricerca presentata oggi dal 'Banco alimentare' e dalla 'Fondazione per la Sussidiarieta'', una famiglia di due persone viene considerata 'alimentarmente' povera se ha una spesa media mensile in cibi e bevande inferiore a 222,29 euro: una condizione nella quale si trovano 1.050.000 famiglie.
C'e' di piu': la stragrande maggioranza dei poveri (oltre l'80%) e' composta da operai, per lo piu' disoccupati. La differenza tra famiglie povere e benestanti e' in media di 370 euro: le prime spendono per mangiare 155 euro al mese, contro i 525 delle seconde. Le differenze si notano soprattutto per le bevande, gli oli e gli altri grassi, il pesce, i gelati e i dolciumi.
La maggiore causa di poverta', e quindi anche di poverta' alimentare, come emerge dalla ricerca – condotta su un campione dal milione e mezzo di assistiti dalla Fondazione Banco Alimentare – e' la disoccupazione, che incide per il 59%. Ma si diventa poveri anche per problemi di salute/disabilita' (30%), morte di un familiare o separazione dal coniuge (15%). Le famiglie piu' povere sono infatti quelle 'monogenitore' (20,8%).
Anche il livello d'istruzione fa la sua parte: il 33,8% degli italiani che fa parte del campione ha la licenza media inferiore, il 23,9% la licenza elementare, solo l'1,4% la laurea. Che pero' salva meno gli stranieri dalla poverta': infatti e' laureato il 6,7% degli stranieri poveri.
L'81,6%o degli assistiti dal Banco Alimentare e' costituito da operai; solo il 6,9% da impiegati, l'8% da lavoratori autonomi, il 3,4% da altre tipologie. "Si tratta soprattutto di occupati in modo stabile o occasionale, con bassa retribuzione, i cosiddetti working poor", spiega Rovati. Solo il 31,7% ha una casa in proprieta', e il 57,4% vive in affitto. Ma c'e' anche un 7,9% che vive nei dormitori e un 3% che dorme dove capita.
Le famiglie con la spesa ridotta all'osso per il cibo – come riporta ancora il testo preso da repubblica.it – hanno difficolta' soprattutto a pagare le bollette (25,7%), e le spese condominiali (20,8%). E hanno dei sogni nel cassetto che alle famiglie abbienti potrebbero apparire modesti: il 40,6%, se avesse 1000 euro al mese in piu' rispetto alle normali entrate, li impiegherebbe per l'acquisto "di alimentari di qualita'", e una percentuale equivalente "per cure mediche-dentistiche". Soltanto un modesto 19,8% li spenderebbe per un viaggio, un 6,9% per cure termali e un 4% in beni di lusso (orologio, gioielli, arredamento).
C'e' poi un 58,4% che ha scelto la voce 'altro': "All'interno di questa categoria – dice Rovati – ci sono soprattutto il pagamento dei debiti contratti per un matrimonio o per dei funerali, ma anche risposte tipo 'per comprare piu' libri a mia figlia'. E qualcuno vorrebbe dei vestiti 'nuovi', visto che di solito li ha di seconda mano, per via delle donazioni. Infatti non e' difficile trovare qualcosa per vestirsi, anche per i piu' poveri. Il problema, soprattutto per chi ha dei figli che vanno a scuola, e' l'esigenza di renderli presentabili senza perdere completamente la faccia con vicini o conoscenti. I minori che vivono in famiglie povere subiscono piu' di un'umiliazione, oltre a quella materiale anche quella simbolica: non riuscire ad essere simile agli altri".
Quando si guarda pero' ai beni durevoli posseduti dalle famiglie povere, il frigorifero (90,1%) e' quasi raggiunto dal telefono cellulare (83,2%), mentre scarseggiano elettrodomestici quasi 'voluttuari' come lo stereo (33,7%), il videoregistratore (20,8%), la macchina per caffe' espresso (11,9%) e la tv digitale o il decoder della tv digitale (7,9%). "Certo anche le famiglie piu' povere non mancano di beni tecnologici. Molti, risulta dai nostri colloqui, si sono indebitati, oppure li hanno presi al discount o li hanno avuto in dono dalla parrocchia o dal centro di assistenza", dice il professor Rovati.
Cosa mangiano e cosa non mangiano le famiglie povere in Italia? I grandi assenti dalla loro tavola sono dolci e pizza, anche perche' non si va a mangiare fuori. Le famiglie "alimentarmente povere" spendono in media 6,53 euro al mese per pasti fuori casa, contro gli 80 delle famiglie "non alimentarmente povere" (rielaborazione dei ricercatori da dati Istat, ndr). Decisive le differenze nella spesa per gelati e dolciumi (11,93 euro contro 44,89), carni e salumi (35 contro 100 euro), frutta (14,44 contro 41,44), pesce (10,26 contro 39,76). Ma anche sul pane e i cereali le famiglie benestanti spendono oltre il doppio di quelle povere (62,86 contro 28,85).

Fonte: Redattore Sociale

8 ottobre 2009

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