Tagli e bavagli: protesta dei giornalisti


il Manifesto


Beppe Giulietti (Fnsi): «Se la Lega non è d’accordo con i tagli dei Cinque stelle e con Crimi voti l’emendamento per Radio Radicale e il pluralismo nell’editoria». Di Maio risponde al Consiglio d’Europa: «La libertà di informazione non è a rischio». Domani in piazza a Roma una maratona oratoria a sostegno di Radio Radicale che rischia la chiusura il 20 maggio


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
0eco1f01-flash-mob-torino-su-di-maio-giornalisti-sciacalli-lapresse

Nel corso della 26esima giornata mondiale della libertà di stampa Luigi Di Maio ieri ha sostenuto di «non sentirsi sotto accusa» e di «rispettare l’opinione del Consiglio d’Europa» che nel rapporto sulla libertà di espressione nel 2018 ha considerato l’Italia insieme a paesi come la Turchia guidata da Recep Tayyip Erdogan che «emette decreti che ordinano la chiusura di giornali, televisioni, ma anche associazioni». In Italia esponenti dei Cinque Stelle hanno definito «sciacalli» i giornalisti, hanno chiesto alle aziende statali di non pubblicare pubblicità sui giornali, il loro governo sta riducendo i contributi (poco più di 50 milioni di euro) del fondo per il pluralismo e l’innovazione a partire dal 2019 fino all’esaurimento nel 2022. «Se dài i fondi pubblici solo ad alcuni giornali poi dipendono troppo dalla politica – ha detto Di Maio – Quello che abbiamo fatto è abbassare i finanziamenti pubblici per permettere ai giornali di finanziarsi da soli».

I FATTI SONO DIVERSI. Il fondo di cui gode anche un editore puro come la cooperativa di giornalisti e poligrafici Il Manifesto, resterà a disposizione di Palazzo Chigi e, dunque, della politica. Il governo sceglierà di destinarlo come meglio crede. In questa vicenda esiste inoltre una confusione tra «politica» e legge dello Stato. Nella mentalità populista i due termini si confondono in un autoritarismo. In uno stato costituzionale di diritto, invece, una legge garantisce dagli arbitri dei politici. Tanto più se il suo oggetto è la libertà di espressione garantita dalla Costituzione che impedisce di ridurre a merce l’informazione e tutela il giornalismo in un mercato in crisi dominato da oligopoli mediatici e dalle piattaforme digitali pubblicitarie come Google o Facebook. Questo è il ragionamento fatto dal governo canadese che ha stanziato 595 milioni di dollari canadesi (400 milioni di euro) in 5 anni per sostenere la stampa. È la stessa idea che ispira il sostegno statale alla cultura, in tutte le sue forme, la ricerca o l’istruzione. Una visione del mondo che manca in Italia dove il mercato è usato per giustificare le decisioni della politica.

DI MAIO HA AGGIUNTO in un’intervista a Sky che il problema «non è la libertà di informazione» ma «il conflitto di interessi». Il tema rientra nel pacchetto di proposte per un rilancio dell’alleanza giallo-verde dopo le Europee. In attesa di scoprire in cosa consiste la nuova legge, il governo colpisce gli editori puri, rischia di creare una crisi occupazionale che graverà anche sul contribuente e, in nome del «mercato», sta creando un’emergenza democratica. Il presidente della Camera Roberto Fico (M5S) ieri ha detto di non «potere garantire per il governo», ma si è detto «convinto che nel nostro paese c’è e ci sarà sempre la libertà di stampa, pensiero e espressione». Reporters sans frontières ha classificato l’Italia al 43° posto (su 180) per la libertà di stampa. L’anno prossimo il posizionamento potrebbe essere peggiore a causa degli atti del governo.

IN QUESTO QUADRO si inserisce l’attacco a Radio Radicale alla quale il ministero dello sviluppo guidato da Di Maio taglierà il 20 maggio la convenzione del Ministero dello sviluppo con Radio Radicale per la trasmissione delle sedute parlamentari, considerata un servizio pubblico. L’altra fonte di finanziamento è il sostegno all’editoria, anch’esso tagliato. Domani in piazza Mattei a Roma dalle 19 è prevista una maratona oratoria a sostegno della radio alla quale parteciperanno tra gli altri il sindacato dei giornalisti Fnsi e Stampa Romana, la Comunità Ebraica di Roma, Cgil, Cisl e Uil, scrittori e giornalisti.

«NON SI POSSONO fare leggi per chiudere le voci delle differenze, nel mondo della comunicazione la libertà è aggiungere voci» ha detto Beppe Giulietti, presidente della Fnsi in un sit-in in piazza Santi Apostoli a Roma e poi in una presentazione ieri a Roma della «Carta di Assisi» un manifesto contro i «muri mediatici» firmato anche dai rappresentanti delle tre fedi monoteiste. «Se la Lega non è d’accordo con i Cinque stelle e con Crimi lo dica – ha aggiunto Giulietti – Voti l’emendamento che sarà presentato nei prossimi giorni e impedirà la morte di Radio Radicale e di centinaia di radio e di giornali. Difendere la libertà significa difendere anche le voci più distanti da te».

Il presidente della Repubblica Mattarella ha chiesto di «non lasciare soli i giornalisti minacciati» e ha rinnovato la sua solidarietà ai cronisti e ai familiari delle vittime. La presidente del Senato Elisabetta Casellati ha definito il giornalismo un «rigoroso baluardo di democrazia e legalità».

Roberto Ciccarelli

4 maggio 2019

Il Manifesto

 

 

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento