Sradicare i traffici di armi leggere


Rete Italiana per il Disarmo


Due settimane di incontri all’ONU tra governi e società civile per capire come diminuire e porre sotto controllo la violenza derivante da oltre un miliardo di armi leggere diffuse nel mondo.


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Control Arms campaigner David Grimason lays a photo of his son Alistair, who was killed by stray bullets in a gun fight, at the base of a mock tombstone. Control Arms coalition set up a mock graveyard next to the United Nations building in New York July 25, 2012. They are demonstrating as the negotiations for an Arms Trade Treaty comes to a close on Friday.  Control Arms/ Andrew Kelly

I Governi di tutto il mondo si incontrano per capire come diminuire e porre sotto controllo la violenza derivante da oltre un miliardo di armi leggere diffuse nel mondo. Presente alla Conferenza di Revisione la società civile internazionale, per indirizzare il dibattito verso soluzioni efficaci. Anche Rete Italiana per il Disarmo e Opal Brescia a New York.

È iniziata ieri a New York la Terza “Conferenza di Revisione del Programma di Azione che le Nazioni Unite hanno impostato per prevenire, combattere, sradicare il traffico illecito di armi leggere in tutti suoi aspetti”. Per due settimane i Governi di tutto il mondo avranno quindi la possibilità di valutare i progressi fatti nell’implementazione di questo strumento di controllo degli impatti problematica causati dalla diffusione di armi. La Conferenza di Revisione viene convocata ogni sei anni ed è per questo un importante appuntamento a livello internazionale. La società civile italiana che si occupa di disarmo e controllo degli armamenti sarà rappresentata al Palazzo di Vetro dell’ONU dall’Osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia (Opal) e dalla Rete italiana per il Disarmo (RID, di cui lo stesso Opal è parte), con una presenza di esperti inserita nella folta delegazione della società civile internazionale presente, coordinata dalla Rete internazionale di azione sulle armi leggere IANSA.

È importante che in questi incontri diplomatici internazionali ci sia anche la presenza vigile e propositiva delle Organizzazioni non Governative di tutto il mondo, al fine di stimolare gli Stati verso passi concreti e coraggiosi per diminuire la violenza armata senza che ci si accontenti di misure formali e inefficaci.

Gli Stati Membri dell’ONU hanno adottato, per consenso, il “Programma di Azione (PoA) delle Nazioni Unite per prevenire, combattere e sradicare il commercio illecito di armi leggere e di piccolo calibro in tutti i suoi aspetti” nel 2001 come cornice globale fondamentale per combattere il flagello delle armi leggere. I Governi si sono impegnati a definire una legislazione nazionale adeguata e gestire al meglio le proprie scorte, nel contempo regolamentando i mediatori di armi e impegnandosi nella cooperazione regionale. Obiettivi di fondo che, per essere realizzati, dovrebbero essere
implementati con più coraggio, secondo le ONG internazionali. Non a caso la Rete IANSA sottolinea come nel PoA dovrebbero essere inseriti anche interventi di controllo sulle munizioni (non previsti esplicitamente) e a tal riguardo la Conferenza di Revisione di questi giorni fornisce una grande opportunità di rafforzamento del Programma se si prevederanno azioni esplicite riguardo al munizionamento. Le armi leggere e di piccolo calibro possono anche durare e rimanere utilizzabili per decenni, ma senza continui rifornimenti di munizioni tali armi diventano essenzialmente inutili.

“Piccole armi, grandi problemi”, potrebbe essere questa la frase riassuntiva della questione. La maggior parte dei conflitti odierni è combattuta con armi leggere e di piccolo calibro. Sono le armi più scelte ed utilizzate nelle guerre civili, dal crimine organizzato, nelle guerre tra bande e negli attacchi terroristici. Sono facili da usare, da trasportare e da nascondere.

I flussi illeciti di armi leggere e di piccolo calibro minano la sicurezza e lo stato di diritto e sono spesso un fattore alla base dello spostamento forzato di civili e di reiterate violazioni dei diritti umani, tra cui gli abusi sessuali e le violenze di genere. Oggi i conflitti armati sono il motivo principale della fuga di intere popolazioni dalle proprie case, diventando inoltre la causa più comune della insicurezza alimentare come illustrano chiaramente le crisi in Somalia, Sud Sudan e Yemen.

La violenza armata aggrava la povertà, inibisce l’accesso ai servizi sociali e appesantisce la spesa per la sanità pubblica. Costituisce così un grave impedimento per la crescita economica: nulla è più dannoso per investimenti e crescita economica e sociale come l’insicurezza “armata”.

Inoltre, le armi leggere sono generalmente l’unica categoria di armi di cui è consentito un possesso civile. Significa che la loro regolamentazione copre un’area di controllo davvero unica e specifica che necessita norme avanzate ed efficaci ed un coinvolgimento ben più ampio delle sole istituzioni nazionali e locali.

Il Segretario Generale dell’ONU Guterres ha apre la Conferenza con un Messaggio a Governi e Società Civile che ha dato avvio ai lavori della Conferenza di Revisione: “Le armi di piccolo calibro sono spesso un fattore di violazione dei diritti umani su larga scala e di spostamento forzato dei civili. Il controllo delle armi di piccolo calibro è un prerequisito per la stabilità e per la prevenzione dei conflitti, elementi fondamentali per raggiungere gli obiettivi mutualmente rafforzanti di pace e sviluppo sostenibile”.

Nel notare come la regolamentazione di oltre un miliardo di armi leggere diffuse per il mondo sia una sfida complessa e singolare, soprattutto per il fatto che la grande maggioranza di esse è in mani civili ed è quindi necessario impostare azioni che vadano oltre le istituzioni nazionali di sicurezza, Guterres ha inoltre aggiunto come “Tragicamente, molti di quelli che ogni anno premono il grilletto sono uomini che usano un’arma acquistata illegalmente contro le donne proprie partner. In alcuni Paesi, oltre il 60% di uccisioni di donne sono commesse con armi da fuoco”. Facendo così eco ad una delle richieste principali avanzate da tempo dalla società civile: la necessità di azioni basate sull’approccio di genere per frenare la proliferazione delle armi leggere e della violenza ad esse collegate.

“L’Agenda per il Disarmo che ho lanciato il mese scorso include una rinnovata attenzione al controllo delle armi leggere” ha concluso il Segretario Generale dell’ONU.

DEFINIZIONI E DATI

Small Arms (armi di piccolo calibro) – Sono progettate per uso individuale, che vanno da pistole e revolver a fucili d’assalto e mitragliatrici leggere.

Light Weapons (armi leggere) – Possono essere trasportate da un piccolo numero di persone o trasportate da un animale da soma o da un veicolo leggero. In tale categoria vendono incluse mitragliatrici pesanti, lanciagranate, cannoni antiaerei portatili e anticarro, lanciatori portatili di sistemi missilistici antiaerei (MANPADS) e mortai di calibro inferiore a 100 mm.

Si stima che il commercio internazionale autorizzato di armi di piccolo calibro valga almeno 6 miliardi di dollari (stima riferita al 2014) mentre la dimensione globale del commercio illecito di armi leggere è difficile da valutare, ma le stime più accreditate la collocano circa ad 1 miliardo di dollari l’anno.

Secondo i dati della Small Arms Survey attualmente sono circa un miliardo le armi da fuoco in circolazione a livello mondiale nel 2017, di cui 857 milioni (l’85 per cento) sono in mani civili, 133 milioni (il 13 per cento) sono in arsenali militari e 23 milioni (2 per cento) sono sotto il controllo di polizie e forze dell’ordine. Gli studi più recenti suggeriscono che le scorte globali di armi leggere siano aumentate negli ultimi dieci anni, in gran parte a causa di quelle in mani civili passate da circa 650 milioni di pezzi nel 2006 a 857 milioni nel 2017. Si stima che solo meno del 15% delle armi detenute da civili sia legalmente registrato.

La cosiddetta “diversione” delle armi (cioè il dirottamento da destinatari/usi legali a situazioni illecite) è un problema colossale in molte parti del mondo. Permette a ribelli, a bande, ad organizzazioni criminali, a pirati, a gruppi terroristici di rafforzare esponenzialmente il loro potere. La diversion può avvenire a seguito di un trasferimento effettuato senza controlli adeguati, a ritrasferimenti non autorizzati, a furti da scorte poco sicure, cessione gratuita di vecchi arsenali a gruppi armati magari in cambio di risorse naturali. La corruzione è un problema molto spesso associato a tale pratica.

Nel periodo tra il 2010 e il 2015, quasi la metà delle morti violente nel mondo – circa 250.000 complessivamente – ha comportato l’uso di un’arma da fuoco. A questo enorme numero occorre sommare poi circa 9 milioni di feriti o persone messe in grave pericolo per difficoltà di accesso agli aiuti allo sviluppo, ai mercati, alle cure sanitarie, all’istruzione – e quindi con diritti umani non rispettati – a causa di minacce da parte di chi detiene armi da fuoco. Violazioni ed abusi dei diritti umani sono commessi con armi leggere più che con qualsiasi altra tipologia di armamento.
Per ulteriori contatti:

Francesco Vignarca (Coordinatore Rete Italiana per il Disarmo) segreteria@disarmo.org – 328/3399267

Piergiulio Biatta (Presidente Opal) piergiulio.biatta@gmail.com – 338-8684212

Carlo Tombola (Direttore Opal) carlo.tombola@gmail.com – 349-6751366

 

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