Siria, strage di bambini in un campo di addestramento dell’Is


L'Osservatore Romano


Un raid della coalizione internazionale a guida statunitense ha ucciso circa 100 bambini in un campo di addestramento dello Stato Islamico a Deir Ezzor. Carla Del Ponte si dimette dalla Commissione Onu e parla di “brutalità senza senza eguali”.


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Circa cento bambini sono morti in Siria durante un raid della coalizione internazionale a guida statunitense. La carneficina, l’ennesima di questo terribile conflitto che dilania la Siria da oltre sei anni, è stata denunciata da attivisti e media locali. I minori si trovavano in un campo di addestramento del cosiddetto stato islamico (Is). Erano infatti delle “reclute”, sequestrate da jihadisti senza scrupoli che li indottrinavano e li costringevano a combattere.

La notizia della strage è stata riferita con dettagli da un gruppo di attivisti siriani, anti-Is, presenti a Deir Ezzor e che lavorano in maniera clandestina. Il gruppo, che su internet pubblica notizie in arabo sul sito Furat Post (“Furat” è il nome in arabo di Eufrate) afferma che «cento membri dei leoncini del califfato», la milizia dei giovani jihadisti dell’Is, sono stati uccisi nel raid avvenuto nella notte tra sabato e domenica scorsi nella località di Kashkiya, tra Mayadin e Albukamal, a sud di Deir Ezzor, cinquanta chilometri a ovest dal confine con l’Iraq.

Gli attivisti affermano che i miliziani dell’Is hanno circondato la zona dell’attacco e al momento vietano l’accesso ai civili. In quell’area, aggiungono, la maggior parte dei miliziani jihadisti provengono dall’Asia centrale e dall’Estremo oriente.
L’attacco è avvenuto mentre su Deir Ezzor, uno degli ultimi bastioni dell’Is in Siria, si fa sempre più imminente un’offensiva governativa siriana. Le forze di Damasco, sostenute dai russi, hanno conquistato nelle ultime ore la cittadina di Sukhna, a metà strada tra Palmira e Deir Ezzor. La colonna governativa si muove anche da nord-ovest, dalla regione a sud di Raqqa lungo il corso dell’Eufrate e verso il confine con l’Iraq. La regione di Deir Ezzor è ricca di risorse idriche ed energetiche.

Sul piano internazionale, ieri Carla Del Ponte, uno dei membri della Commissione d’inchiesta indipendente incaricata dall’Onu di far luce sulle violazioni commesse in Siria, ha annunciato le dimissioni, affermando che nel paese mediorientale da sette anni ci sono «crimini di guerra e contro l’umanità di ferocia e brutalità senza eguali».
In una lunga intervista rilasciata all’agenzia Ansa, Del Ponte ha spiegato le ragioni del suo gesto, sottolineando che la commissione d’inchiesta ha svolto indagini preliminari «che non hanno mai portato a nulla e il Consiglio di sicurezza Onu non si è mai attivato». Ora basta — ha aggiunto —, «questa situazione è inaccettabile, è una vergogna».

In Siria «non ho mai visto ferocia e brutalità simile, nemmeno nell’ex Jugoslavia o in Rwanda. L’uso di armi chimiche, l’uccisione di civili, non c’è nessun rispetto delle regole internazionali sulla conduzione di una guerra e c’è una violazione massiccia da tutte le parti: non c’è nessuna delle parti in conflitto che non commetta crimini».

In questo contesto, la Commissione d’inchiesta «è diventata un alibi per la comunità internazionale», ha denunciato Del Ponte, che chiese anche l’istituzione di un tribunale speciale. «È arrivato il momento di fare giustizia in Siria, giustizia per le vittime. Continuare a fare l’elenco non ha più senso».
L’Osservatore Romano, 9 agosto 2017.

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