Scontro su Gerusalemme all’Onu


L'Osservatore Romano


Veto statunitense a una risoluzione contraria alla decisione di Trump di riconoscere la città capitale d’Israele


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Scontro al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti hanno posto ieri il veto su una risoluzione che criticava la decisione del presidente Donald Trump, annunciata lo scorso 6 dicembre, di riconoscere Gerusalemme quale capitale dello stato di Israele. 

Il documento, proposto dall’Egitto, esprimeva «il profondo rammarico per le recenti decisioni riguardanti lo status di Gerusalemme», affermando poi che «le decisioni e le azioni che pretendono di alterare lo status della città di Gerusalemme non hanno alcun effetto giuridico, sono nulle e devono essere annullate in conformità con le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza». Come detto, Washington ha esercitato il proprio diritto di veto, di cui gode in quanto membro permanente del Consiglio.

Gli altri quattordici paesi membri, permanenti e non, hanno votato a favore.

Immediata la reazione dell’ambasciatore di Washington al palazzo di Vetro, Nikki Haley, che ha detto: «Quello che abbiamo visto oggi è un insulto, non lo dimenticheremo».

Haley ha ribadito che gli Stati Uniti hanno rispettato tutte le risoluzioni Onu, definendo «altamente deplorevole che alcuni cerchino invece di distorcere la posizione del presidente. Il fatto che — ha poi aggiunto — questo veto sia stato usato in difesa della sovranità statunitense e del ruolo degli Stati Uniti nel processo di pace in Medio oriente non è fonte di imbarazzo per noi».

I tradizionali alleati occidentali degli Stati Uniti hanno votato a favore del testo.

Per l’ambasciatore britannico al palazzo di Vetro, Matthew Rycroft, il documento «è in linea con le precedenti risoluzioni del Consiglio» e quindi va rispettato.

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ringraziato la Casa Bianca per la decisione di porre il veto.

Molto diversa la reazione dei paesi arabi: Egitto, Qatar e Kuwait hanno emesso comunicati ufficiali in cui criticano la decisione dell’amministrazione statunitense.

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