“Rompere il silenzio”, 10 anni di occupazione militare nei territori


Misna


Si intitola “Breaking the silence” ed è già un caso letterario e politico, il volume di 431 pagine che testimonia, attraverso i racconti anonimi di militari, dieci anni di occupazione dei Territori Palestinesi.


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"Rompere il silenzio", 10 anni di occupazione militare nei territori

Un lavoro difficile, consentito dalle testimonianze di ex soldati che hanno deciso appunto di “rompere il silenzio” rivelando che i soprusi e le violenze imposte ai civili palestinesi, spesso non servono, come sostenuto dai politici e militari di Israele, a garantire la sicurezza dei cittadini israeliani quanto a mantenere il controllo e a garantire, di fatto, l’annessione dei territori palestinesi. Il volume ripercorre un decennio difficile, dall’inizio della seconda Intifada ad oggi, riportando i racconti di oltre 100 militari, uomini e donne, rigorosamente anonimi, sulle condizioni di vita dei palestinesi e le strategie di occupazione. A suscitare, ancor prima della pubblicazione integrale, lo scalpore dell’opinione pubblica, il titolo di una delle sezioni di cui si compone il volume, che denuncia come “l’esercito serva gli interessi dei coloni a spese delle popolazioni palestinesi”. Secondo l’autore del rapporto, Yehuda Shahul, “l’opinione pubblica israeliana ha dei cliché in mente, che incitano all’approvazione passiva delle strategie militari. Ad esempio, i caposaldi della politica nei territori da parte dell’esercito sono “prevenzione, separazione, tessuto sociale, applicazione della legge. La più importante è la prevenzione”, spiega Shaul, “perché alla base di quell’idea di sicurezza che, di fatto, autorizza qualsiasi militare israeliano a non distinguere tra civili e militanti armati palestinesi e di procedere ad arresti indiscriminati, raid notturni nei villaggi e nelle case, demolizioni di abitazioni”.

Fonte: www.misna.org
22 Dicembre 2010

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