Reclutamento, lavoro minorile, discriminazione e solitudine: la crisi dei bambini siriani rifugiati


UNHCR


“Se non agiremo rapidamente” ha dichiarato l’Alto Commissario ONU per i Rifugiati, António Guterres, “una generazione di innocenti diventerà la vittima di lungo periodo di questa orribile guerra”.


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Uno studio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sui bambini siriani rifugiati in Giordania e Libano riporta diffusi disagi psicologici, un grande numero di bambini che vive solo o separato dai genitori, molti senza educazione e costretti al lavoro illegale.

Il rapporto “Il futuro della Siria – Bambini rifugiati in crisi” (“The Future of Syria – Refugee Children in Crisis”), pubblicato oggi, è il primo studio approfondito condotto dall’UNHCR sui bambini siriani rifugiati dall’inizio del conflitto, nel 2011. Alcune tra le sue conclusioni indicano che molti bambini siriani stanno crescendo in famiglie separate e sono spesso i principali generatori del reddito di famiglia. Più di 70mila famiglie di rifugiati siriani vivono senza padre e oltre 3.700 minori rifugiati sono separati da entrambi i genitori o non accompagnati.

“Se non agiremo rapidamente” ha dichiarato l’Alto Commissario ONU per i Rifugiati, António Guterres, “una generazione di innocenti diventerà la vittima di lungo periodo di questa orribile guerra”.

Angelina Jolie, Inviata Speciale dell’UNHCR, ha affermato: “Il mondo deve agire per salvare dalla catastrofe una generazione di bambini siriani traumatizzati, isolati e sofferenti”.

I 32 mesi di conflitto hanno lasciato profonde cicatrici sui bambini indifesi. In Libano, nei primi 6 mesi del 2013, 741 bambini e adolescenti rifugiati siriani sono stati ricoverati in ospedale per guarire dalle loro ferite. In un anno oltre mille minori residenti nel campo rifugiati di Za’atari, in Giordania, sono stati curati per lesioni causate dalla guerra.

Rabbia ed altre reazioni emotive sono molto comuni: durante discussioni di gruppo con i ragazzi rifugiati, diversi di loro hanno espresso il desiderio di rientrare in Siria per combattere. I ricercatori hanno ascoltato anche il racconto di ragazzi addestrati al combattimento in vista del loro ritorno in Siria.

Molte famiglie di rifugiati senza reddito mandano i propri figli a lavorare per garantirsi la sopravvivenza. Sia in Giordania che in Libano i ricercatori hanno trovato bambini di 7 anni che lavoravano per ore in cambio di un magro salario, talvolta anche in condizioni di pericolo o di sfruttamento. Nel campo rifugiati di Zaatari, in Giordania, la maggior parte dei 680 negozi e attività impiega bambini. I risultati di un accertamento effettuato in 11 dei 12 governatorati della Giordania mostrano che quasi una famiglia di rifugiati su due tra quelle prese in esame fa affidamento – in parte o interamente – sul reddito prodotto da un minore.

Lo studio condotto dall’UNHCR descrive dettagliatamente la vita difficile e dolorosa che molti bambini rifugiati sono costretti a sopportare. Un’esistenza fatta di isolamento, esclusione e insicurezza: il 29% dei minori intervistati ha affermato di uscire dalla propria casa una volta alla settimana o anche meno. Questa casa è spesso un appartamento sovraffollato, un alloggio di fortuna o una tenda.

Diverse le testimonianze di minori contenute nella pubblicazione. Tra queste Nadia, una rifugiata arrivata in Giordania di recente, dice: “le nostre vite sono distrutte. Non riceviamo alcuna istruzione, e senza istruzione non può esserci niente. Ci stiamo dirigendo verso la distruzione”.

Il rapporto dell’UNHCR evidenzia come il numero di bambini che non vanno a scuola sia più alto di quelli che la frequentano. Più della metà di tutti i minori siriani in età scolare che si trovano in Giordania non frequenta la scuola. In Libano, secondo le stime, ben 200mila bambini e adolescenti rifugiati siriani in età scolare potrebbero trovarsi fuori dal sistema scolastico entro la fine dell’anno.

Un’ulteriore, allarmante, conseguenza della crisi è l’elevato numero di bambini nati in esilio e senza certificati di nascita, un documento essenziale nella lotta contro l’apolidia. Una recente ricerca dell’UNHCR sulla registrazione delle nascite in Libano ha rivelato che il 77% dei 781 bambini rifugiati presi in esame non dispone di un certificato di nascita ufficiale. Inoltre sono solo 68 i certificati rilasciati a bambini nati nel campo di Za’atari, in Giordania, tra il mese di gennaio e la metà di ottobre del 2013.

Il rapporto descrive nei dettagli l’imponente sforzo messo in campo dalle Nazioni Unite, dalle Organizzazioni Non Governative (ONG), dai governi dei paesi d’accoglienza e dai rifugiati stessi per trovare una soluzione ai drammatici problemi affrontati dai minori rifugiati. A questo riguardo l’UNHCR fornisce assistenza finanziaria per aiutare le famiglie più povere e in difficoltà. Lo studio quindi traccia un profilo dell’impegno – che presenta importanti aspetti di innovazione e creatività – messo in campo da UNHCR, UNICEF, Save the Children e altre ONG per dare ai bambini l’opportunità di riprendere il proprio percorso educativo. La generosità e la cortesia delle comunità d’accoglienza costituiscono un tema ricorrente.

Sono oltre 1,1 milioni i bambini siriani rifugiati, la maggioranza dei quali vive nei paesi limitrofi alla Siria. Richiedendo con forza che “questo vergognoso traguardo raggiunto dal conflitto non produca soltanto titoli sui media”, l’Alto Commissario Guterres e Angelina Jolie hanno esortato a garantire sostegno ai paesi confinanti con la Siria affinché tengano aperte le proprie frontiere, migliorino i loro servizi e aiutino le comunità accolte. Essi hanno inoltre rivolto un appello ai paesi al di là delle frontiere siriane  affinché offrano possibilità di reinsediamento e ammissioni su basi umanitarie alle persone che continuano a sentirsi insicure in esilio e alle famiglie con minori gravemente feriti.

Dopo quasi mille giorni di conflitto, lo studio dell’UNHCR si pone l’obiettivo di portare nuovamente l’attenzione sulla drammatica condizione dei bambini siriani rifugiati. I risultati dell’analisi sono presentati sulla pagina web www.unhcr.org/futureofsyria, che contiene fotografie, video, citazioni facilmente riproponibili sui principali social network e statistiche. Alcuni dei video sono stati girati con piccole videocamere GoPro che hanno seguito i bambini all’interno del campo di Za’atari. Il sito invita direttamente le persone a condividere le storie dei bambini, a considerare la possibilità di effettuare una donazione e a scrivere un messaggio di solidarietà che sarà condiviso con i bambini siriani rifugiati.

Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa – 06 80212318/33 – 331 6355517
Twitter UNHCRItalia
www.unhcr.it

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