Politovskaya: preso assassino. Manca il mandante


Lucia Sgueglia


Era ricercato da 5 anni, da quel 7 ottobre 2006 in cui la giornalista russa dedita alle sofferenze del Caucaso fu freddata sotto l’ascensore di casa sua, a Mosca, con le buste della spesa in mano. Ma alle indagini russe manca il nome più importante – quello del mandante.


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Politovskaya: preso assassino. Manca il mandante

MOSCA – Come Ratko Mladic, Rustam Mahmudov si nascondeva tranquillo nel suo ambiente naturale: a casa dei genitori, nel villaggio di Achkoi Martan, la natia Cecenia. Gli investigatori lo credevano in Europa, alla macchia chissà dove, magari in Belgio, dopo che nel 2007 era riuscito a sfuggire alla cattura in Russia, misteriosamente. Il presunto assassino di Anna Politkovskaya è stato catturato ieri mattina a una ventina di chilometri da Grozny da polizia, servizi segreti e truppe del ministero degli interni russo: Era ricercato da 5 anni, da quel 7 ottobre 2006, il giorno in cui la giornalista russa più famosa all’estero fu freddata sotto l’ascensore di casa, a Mosca, con le buste della spesa in mano.
Mahmudov era la pedina mancante nel processo per l’omicidio della reporter del bisettimanale Novaya Gazeta, da molti definito una farsa. Alla sbarra ci sono già due fratelli di Mahmudov, Ibragim e Zhabrail, pesci piccoli: lo avrebbero aiutato a organizzare il delitto, insieme all'ex dirigente della polizia moscovita Sergei Khadzhikurbanov, il logista. Il primo processo si era concluso a febbraio 2009 con l'assoluzione dei tre per mancanza di prove. Poi a giugno la corte suprema ha annullato la sentenza per gravi vizi procedurali, e pochi mesi dopo, accogliendo un ricorso della famiglia, sospeso il processo bis, proprio in attesa di Mahmudov. E del nome più importante che manca a questa storia: quello del mandante. Lo ha fatto notare ieri Anna Stavitskaya, avvocato della famiglia Politkovskaya: «non una grande svolta” a suo avviso l’arresto, di cui ha fatto notare il gan ritardo. Mentre Sergei Sokolov, vicedirettore di Novaia Gazeta, punta il dito contro la lunga latitanza del ricercato, impossibile senza connivenze e coperture: “si è fatto il passaporto falso, è andato all'estero e poi è tornato. Evidentemente qualcuno lo ha aiutato”; In Cecenia tutti sapevano dove trovare Rustam, che andava e veniva regolarmente a casa sua». Conferma una permanenza “di almeno due anni” in Cecenia persino l’avvocato difensore di uno di Zhabrail Mahmudov, uno dei due fratelli del superlatitante: “ora potrà dimostrare la sua innocenza”. A suo avviso, Rustam stanco di nascondersi avrebbe voluto consegnarsi da tempo. Alla cattura, secondo il Comitato Investigativo russo, avrebbe contribuito proprio la polizia del Belgio, dove Mahmudov sarebbe in effetti transitato.
Amici e colleghi di Politkovskaya sono convinti: una voce scomoda che si voleva mettere a tacere, lei che la sua voce prestava agli altri, gli abitanti del Caucaso russo dai diritti umani spregiati, anche in tempo di pace, in Russia non interessavano a nessuno dopo 10 anni di guerre feroci contro Grozny. Per questo si era fatta nemici, fino ai vertici. L’ex zar Putin, di cui criticava le politiche nel Caucaso, ma soprattutto Ramzan Kadyrov, il presidente ceceno oggi ancora al suo posto: accusato di efferati crimini contro i suoi stessi concittadini. Ora, dopo tante omissioni e omertà, si spera in una svolta nel caso. Una prova decisiva per Dmitri Medvedev, lo zar che ha promesso di riportare la legge al primo posto in Russia.

Fonte: Lettera22, il Messaggero

1 giugno 2011

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