Perché andiamo alla Perugia Assisi? Una testimonianza di volontà di Pace


Uno dei 200.000


Valgono, naturalmente e assolutamente per tutti, le motivazioni proclamate dagli organizzatori della marcia, ma noi, come operatori di commercio equo, ci andiamo, per una sorta di continuità con la nostra attività di commercianti sia pure un po’ particolari, anche per stare con gli altri. Per “fare festa insieme”. Per fare festa, sì, perché la pace […]


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Valgono, naturalmente e assolutamente per tutti, le motivazioni proclamate dagli organizzatori della marcia, ma noi, come operatori di commercio equo, ci andiamo, per una sorta di continuità con la nostra attività di commercianti sia pure un po’ particolari, anche per stare con gli altri. Per “fare festa insieme”. Per fare festa, sì, perché la pace è gioia di vivere e non v’è gioia vera se non nella condivisione.
Sappiamo che la nostra attività, da sola, non può cambiare il mondo; ma l’uomo di buona volontà non ha confini spaziali e temporali ed è perpetuo a se stesso nell’anelito di estendere “tutti i diritti per tutti”.
Non date retta a coloro che dicono “tanto non cambia niente”. Tutto cambia, per noi e per loro. Nulla al mondo è permanente, tranne la volontà di cambiare.
Il vero progresso è quello che si sviluppa da chi pensa e pratica giustizia. Non è quello che si confonde con le tecnologie e le comodità dell’uomo moderno.
Gli ideali di giustizia affondano le radici nell’origine dell’umanità, almeno in quella socialmente costituita. Per questo ci sentiamo tutt’uno col passato e col futuro, facendo la parte che è assegnata all’uomo di buona volontà, oggi.
Per dirla con Magris, “il selvaggio anarco-capitalismo, persuaso che la storia sia finita, nega ogni futuro e ogni sostanziale possibilità di cambiamento.” A questo assolutismo nichilista, al vuoto di pensiero che genera e di cui si nutre ogni avventura totalitaria dell’uomo, noi opponiamo “il nostro modo di vedere e incontrare il mondo: la nostra capacità o incapacità di capirlo, di amarlo, di affrontarlo e cambiarlo” lasciando indietro, nel tempo che resta nostro, qualcosa che non somiglia a un relitto, ma a un testimone.
Come quelli che abbiamo raccolto noi che, con quelli che ci hanno preceduto e con quelli che verranno, annunciamo l’esistenza di un altro mondo possibile.

Filiberto Boffi (CHICO MENDES ONLUS SCSRL)

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