Per uscire dalla crisi… Ricominciamo dalle città!


Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani


Il documento contiene una importante proposta di lavoro per rispondere alla crisi rafforzando le città, le loro istituzioni democratiche e la loro capacità di operare per la pace e i diritti umani, all’interno e all’esterno del proprio territorio.


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Per uscire dalla crisi… Ricominciamo dalle città!
PerugiAssisi. La marcia continua…

Per uscire dalla crisi…

Ricominciamo dalle città!

Ripartiamo dai territori. Costruiamo le Città dei Diritti Umani

 

Per uscire dalla crisi bisogna ripartire dalle città. Le città sono il luogo dove più si manifestano gli effetti della crisi epocale che stiamo vivendo. Ed è proprio nelle città che le persone e le famiglie cercano le risposte più concrete e immediate ai loro bisogni e alle loro preoccupazioni.

Ripartire dalle città vuol dire ripartire dalle persone, dai loro problemi e dalle loro speranze, vuol dire rimettere, come fa la nostra Costituzione, le persone al centro delle attenzioni della politica e delle istituzioni, vuol dire operare in modo che nessuno si senta solo davanti alla crisi.

Ripartire dalle città vuol dire rimettere al centro la vita delle nostre comunità locali che devono essere sempre più belle e accoglienti, inclusive, solidali, ospitali, aperte all’incontro e al dialogo e per questo sicure. Ripartire dalle città vuol dire ripensare la vita nelle nostre città, le relazioni, la convivenza, la condivisione, i diritti, lo sviluppo umano, il bene comune, la salute, l’ambiente, la qualità della vita. Vuol dire ripensare la città come una comunità educativa riconoscendo il ruolo formativo della politica locale, dell’ambiente urbano, della scuola, dell’associazionismo e del mondo dell’informazione. Vuol dire riscoprire e rigenerare una nuova vita comunitaria.

Ripartire dalle città vuol dire investire sulle istituzioni più vicine ai cittadini, sui Comuni, le Province e le Regioni e sulla loro capacità di dare risposte concrete ed efficaci ai bisogni fondamentali delle persone e delle famiglie a partire da quelle che sono più colpite dalla crisi economica e dall’aumento della povertà, dalla perdita del lavoro e dalle drastiche misure finanziarie adottate dai governi.

Ripartire dalle città vuol dire ripensare le nostre istituzioni locali, la loro funzione sociale nell’era della globalizzazione e dell’interdipendenza, la loro articolazione, il loro ruolo, i loro compiti, il loro funzionamento, la loro gestione, la loro efficienza e la loro efficacia.

Dalle città della crisi alle città dei diritti umani

Le città rischiano di essere travolte dalla crisi e diventare il cuore di nuovi e più acuti conflitti sociali. Già oggi, nelle nostre città sono ampiamente visibili i segni di tante emergenze che diventano ogni giorno più gravi: lavoro, casa, povertà, servizi, inclusione e integrazione sociale, degrado ambientale, accoglienza di profughi, rifugiati e immigrati,…

L’impatto della/delle crisi sulla vita nelle città è aggravato dalle drastiche misure finanziarie adottate dai governi che hanno compromesso la capacità degli Enti Locali e delle Regioni di fornire risposte concrete ed efficaci alle necessità fondamentali dei cittadini e delle famiglie.

Una revisione di quelle misure è indispensabile e improrogabile.

Mettere in crisi le istituzioni più vicine ai cittadini vuol dire mettere in crisi le comunità locali, la loro salute, il loro grado di coesione e di convivenza. Bloccare il virus del centralismo che approfitta anche della crisi finanziaria per ridurre ogni spazio di autonomia e diversità è indispensabile se vogliamo che le nostre città possano avere un futuro. Nessuno può pensare di salvare l’Italia colpendo le città e le istituzioni che le governano. Per questo è necessario tornare ad investire sulle città, riducendo gli sprechi e le spese militari e riconsegnando agli enti locali le risorse necessarie per assicurare il rispetto dei diritti primari della popolazione.

La crisi costituisce una grande sfida ma rappresenta anche una grande occasione per cambiare quello che non va: mala politica, solitudine, esclusione, violenza, ingiustizie, razzismo, intolleranza, privilegi,… Questa profonda crisi di “sistema“  ci impone di cercare prospettive e strategie diverse dai modelli economici e dalla speculazione  finanziaria  che hanno dominato in questi anni. Occorre progettare e praticare modelli di produzione e stili di vita che possano coniugare bene comune, sostenibilità sociale e ambientale, equità e crescita complessiva, non solo economica, delle nostre comunità. Occorre investire nei valori della solidarietà, della corresponsabilità e della sobrietà, sulla qualità delle relazioni sociali, culturali, intellettuali e sulla necessità di uscire dalla schiavitù del consumismo…

La crisi deve essere dunque l’occasione per ripensare e riprogettare la vita delle città in un mondo che sta cambiando profondamente. L’obiettivo non deve essere dunque solo quello di sfuggire alla morsa della crisi ma di costruire le città dei diritti umani.

Costruiamo le Città dei Diritti Umani

Le città dei diritti umani sono uno spazio pubblico dove vige il principio di libertà, giustizia e uguaglianza scolpito nel primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.

Nelle città dei diritti umani i Sindaci, i Presidenti, gli Assessori e i Consiglieri sono chiamati a prendersi curadella propria “Comunità” e non dei propri interessi o meramente delle istituzioni che rappresentano. Essi hanno la responsabilità primaria di garantire e difendere i diritti fondamentali di tutte le persone che vivono, anche temporaneamente, nella città e di coloro che verranno dopo. Essi hanno la responsabilità di proteggere le persone e in particolare quelle più vulnerabili, le più deboli e le più esposte alle violazioni della dignità e dei fondamentali diritti. Tra queste ci sono innanzitutto i bambini, gli anziani, i disoccupati, i malati e quei cittadini che, dopo essere stati costretti ad abbandonare il proprio paese, chiedono di essere accolti e inclusi nelle nostre comunità.

Il mancato rispetto dei diritti umani di alcuni provoca sofferenze, disagio, tensione e insicurezza per tutti. Per questo, promuovere il rispetto di “tutti i diritti umani per tutti” deve essere l’obiettivo principale di chi governa le città dei diritti umani. Lo stile di lavoro deve essere quello della vicinanza, dell’ascolto e dell’accompagnamento, della legalità e della trasparenza. Nella sua agenda politica, ad ogni diritto deve corrispondere un insieme di misure positive da definire e realizzare insieme ai cittadini, alle famiglie e alla società civile responsabile.

Nelle città dei diritti umani, infatti, c’è una responsabilità per tutti. Per i sindaci, presidenti, assessori, consiglieri e tecnici degli enti locali ma anche per tutti i cittadini che sono chiamati a partecipare attivamente alla vita della comunità. Difficilmente gli uni possono essere efficaci senza un impegno coerente degli altri. La partecipazione dei cittadini, grandi e piccoli, ricchi e poveri, alla vita politica, sociale e culturale della propria città e in particolare alla promozione di “tutti i diritti umani per tutti” deve essere riconosciuta effettivamente come un diritto e un dovere di ciascuno e le istituzioni locali hanno la responsabilità di promuoverla in modo adeguato.

Le città dei diritti umani sono le città di tutti, dove tutti, anche se provenienti dai posti più lontani del mondo, si sentono a casa propria, riconosciuti, rispettati e valorizzati.

Le città dei diritti umani hanno le porte aperte perché attraverso di esse “passano non solo i grandi ideali della pace, della cultura, della spiritualità, della bellezza e della speranza, ma passano anche i grandi flussi finanziari, economici, turistici, commerciali che vengono da ogni angolo della terra, che sono capaci di assicurare ai loro abitanti, col lavoro, la sicurezza, dignità sociale ed economica” (Giorgio La Pira).

Le città dei diritti umani hanno il cuore e gli occhi aperti sul mondo. Governi locali e cittadini sanno di vivere in un mondo interdipendente, hanno ben presente qual è il loro ruolo nell’età planetaria, sono consapevoli delle crisi e dei problemi globali che minacciano la vita sul pianeta e del loro grave impatto sulla vita delle comunità locali. Per questo sanno di doversi impegnare nella loro soluzione, adottano misure locali coerenti, operano per costruire un mondo più giusto e pacifico, ripudiano la guerra e investono nella diplomazia delle città, promuovono e organizzano interventi di solidarietà e cooperazione internazionale contro la miseria, le guerre e la violazione dei diritti umani, difendono i beni pubblici globali, sono protagoniste della costruzione politica e sociale di un’Europa solidale e nonviolenta, promuovono la democratizzazione e il rilancio dell’Onu, casa comune dell’umanità, e delle istituzioni internazionali democratiche.

 

Cerchiamo insieme!

Il Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani intende raccogliere e rilanciare a tutti questa sfida a partire dalla fitta rete di relazioni, esperienze, strutture e competenze nazionali, europee e internazionali costruite in oltre venticinque anni d’intensa attività. La messa in comune del patrimonio accumulato in questo lungo periodo consentirà un’azione più estesa e incisiva.

Il Coordinamento intende affiancare e accompagnare i Sindaci, i Presidenti, gli Assessori e i Consiglieri che oggi hanno il compito difficile di rispondere per primi alla domanda di giustizia, dignità e diritti che viene da tanti giovani, donne, lavoratori, famiglie e cittadini di tante nazionalità. Ogni città, ogni comune, provincia e regione deve essere un luogo di sperimentazione. Il Coordinamento è lo strumento che consentirà di condividere i problemi, gli sforzi e la ricerca delle soluzioni.

Con questo spirito, il Coordinamento intende divenire sempre più:

·      uno strumento per rafforzare la capacità di lavorare insieme;

·      un luogo di riflessione, confronto e progettazione comune;

·      un luogo e strumento di formazione politica sui temi della pace, dei diritti umani e della cooperazione internazionale;

·      un luogo e strumento di scambio e valorizzazione delle competenze e delle buone pratiche degli enti locali;

·      uno strumento per sviluppare le capacità di progettazione e di lavoro in Europa e nel Mediterraneo;

·      un servizio di sostegno all’azione dei Comuni, delle Province e delle Regioni.

Per raggiungere questi obiettivi contiamo sulla disponibilità e sensibilità dei tanti politici e funzionari che con generosità e competenza s’impegnano per costruire la pace e i diritti umani a partire dalla propria città. Il futuro delle città è nella cooperazione tra le città.

Da qui al 2015…

In questi tre anni (2012-2015) il Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani invita tutti gli Enti Locali e le Regioni a lavorare insieme e sul proprio territorio per:

1.    investire sui giovani ed educare i giovani alla giustizia e alla pace, ai diritti umani e alla cittadinanza planetaria democratica;

2.    promuovere la realizzazione e il rispetto dei diritti umani nelle nostre città;

3.    investire sulla solidarietà, sulla corresponsabilità e sulla costruzione di comunità aperte e inclusive;

4.    difendere i beni comuni e promuovere il “ben-essere” e il “ben-vivere” con nuovi stili di vita;

5.    promuovere la cooperazione decentrata e la diplomazia delle città contro la guerra e la povertà;

6.    rafforzare l’impegno delle città per la costruzione di un’Europa delle città e dei cittadini;

7.    rafforzare il ruolo internazionale delle città e il loro contributo nella soluzione dei problemi globali.

Ciascuno di questi obiettivi sarà perseguito con un apposito piano d’azione, attività di formazione e gruppi di lavoro. La formazione politica degli amministratori e funzionari saranno oggetto di un programma annuale progettato e realizzato in collaborazione con il Centro Diritti Umani dell’Università di Padova.

Ogni anno sarà dedicato alla riscoperta del pensiero di una personalità che ha contribuito allo sviluppo dell’impegno delle città per la pace. Il 2012 è dedicato a padre Ernesto Balducci in occasione del ventesimo anniversario della sua scomparsa. Riprendendo l’intuizione di Giorgio La Pira sul ruolo delle città nel mondo, Padre Ernesto Balducci (1922-1992) è stato uno dei principali ispiratori e animatori dell’impegno delle città per la pace. "Le città, diceva Balducci, devono trasformarsi in laboratori della cultura della pace. Esse sono il punto archimedico su cui fare leva per superare definitivamente l'epoca in cui la guerra era considerata strumento di giustizia". A lui dobbiamo l’idea della cittadinanza planetaria: “Il primo sentimento che deve avere l'uomo di oggi è di essere cittadino del mondo. Non è un'utopia: vedete come la Terra ci cade addosso. Vedete che qualunque fatto capiti in una parte del mondo, la nostra vita privata quotidiana si turba? Ormai viviamo in un mondo dove l'interdipendenza è sempre più stretta. Per questo l'ethos cosmopolitico deve esprimersi in quei soggetti concreti che sono le città. Ogni città è un luogo di sperimentazione. Le diverse culture sono l'una accanto all'altra: che facciamo? Ecco, è qui che si costruisce il nuovo ethos cosmopolitico. Queste culture devono vivere insieme non solo rispettandosi, che è principio illuministico settecentesco, ma conoscendosi e interrogandosi l'una con l'altra nell'attesa di doni nuovi.”

Il Programma 2012

Il Programma di attività per il 2012 include l’organizzazione di:

1.    un Seminario di studi e formazione “Le città e la crisi. Le risposte nel nome dei diritti umani” da tenersi presso il Centro Diritti Umani dell’Università di Padova;

2.    un Seminario di studi e formazione sulle politiche locali di solidarietà, accoglienza, inclusione e integrazione da tenersi presso la Provincia Autonoma di Trento;

3.    un Seminario di studi e formazione sulla cooperazione decentrata e la diplomazia delle città al tempo della crisi e dell’interdipendenza;

4.    un Convegno nazionale dedicato a padre Ernesto Balducci da tenersi a Firenze;

5.    la decima Assemblea nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani a Milano;

6.    la Marcia per la pace Perugia-Assisi;

7.    il programma nazionale “La mia scuola per la pace”;

8.    la campagna nazionale per i diritti di cittadinanza “L’Italia sono anch’io”;

9.    il programma nazionale “100 città per la pace in Medio Oriente”;

10. il programma internazionale “Città contro la povertà. Città 2015”.

PS. Questo documento è aperto al contributo di tutti gli amministratori locali che ne condividono le finalità: rispondere alla crisi rafforzando le città, le loro istituzioni democratiche e la loro capacità di operare per la pace e i diritti umani.

 

Bozza del 1 febbraio 2012

 

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