Pacifismo in mostra a Bologna. Un viaggio dal 1945 a oggi


Redattore Sociale


Bandiere ‘patchwork’ e arcobaleno, simboli antichi come la colomba o nuovi come l’emblema del movimento contro il nucleare. È ‘Trame di pace’, promossa da Istituto Parri e Regione. Dal 23 aprile al 20 maggio.


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Un viaggio nel mondo dei simboli e delle pratiche adottati da gruppi, associazioni e movimenti nel corso del Novecento per diffondere la cultura della pace: dalle bandiere ‘patchwork’, emblema delle lotte femminili nel secondo Dopoguerra, alle bandiere arcobaleno della campagna ‘Pace da tutti i balconi’ del 2003 per scongiurare il secondo conflitto in Iraq, dalle lotte contro l’uso delle armi nucleari all’obiezione al servizio militare ai pacifismi femministi. È la mostra ‘Trame di pace – Simboli, carte, azioni di un’utopia possibile’ promossa dall’Istituto per la storia e le memorie del ‘900 Ferruccio Parri e dall’assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna. Obiettivo? Raccontare attraverso bandiere, manifesti, fotografie, documenti di archivio e altre fonti la storia dei movimenti per la pace attivi, in particolare in Italia, nel periodo compreso tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e gli anni Duemila. Allestita nella sala museale del Quartiere Santo Stefano e curata da Nadia Baiesi, Elda Guerra, Gianluca Gabrielli, Rossella Ropa, Cinzia Venturoli, Angela Verzelli, l’esposizione apre il 23 aprile e sarà visitabile fino al 20 maggio.

La mostra si compone di tre percorsi. Il primo, dedicato ai simboli, si snoda dal 1945 riprendendo simbologie antiche, come la colomba – disegnata in molteplici versioni da Picasso – o il fucile spezzato ovvero il rifiuto assoluto della violenza, e inventandone di nuovi come l’emblema del movimento contro il nucleare che rappresenta, all’interno di un cerchio, la stilizzazione delle lettere N (come ‘nuclear’) e D (come ‘disarmament’), fino alla reinvenzione della bandiera arcobaleno, in realtà già presente a inizio secolo, voluta da Aldo Capitini e dal movimento da lui fondato, nelle marce della pace degli anni Sessanta e Settanta, e diffusa poi negli ultimi venti anni del Novecento. Il secondo percorso prende in considerazione l’impegno dei movimenti per la pace nei confronti di ogni conflitto distruttivo, il loro misurarsi con gli scenari internazionali e le vicende nazionali. Infine, il terzo approfondisce le pratiche messe in campo dai diversi movimenti per promuvoere un’idea di pace che non è solo assenza di guerra, ma impegno a costruire una società più giusta e solidale. Chiude la mostra una sezione dedicata all’arte con l’esposizione di tre opere di Marco Anastasi, a cui si deve l’idea originaria.

Divulgativa e didattica, è questa la duplice finalità della mostra. “In tempi in cui la violenza scoppiata in molti Paesi interpella nuovamente il mondo pacifista – dicono i curatori – l’intenzione è di avvicinare un pubblico il più possibile ampio, con un linguaggio diretto e necessariamente sintetico, a un argomento a volte trascurato o sottovalutato”.

Fonte: www.redattoresocial.it

21 aprile 2014

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