Meno arsenali più lavoro per i giovani


L'Osservatore Romano


​Critiche della Kek alle spese militari dell’Unione europea


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Foto Roberto Monaldo / LaPresse
21-11-2015 Roma
Politica
Manifestazione Fiom - Cgil per il rinnovo del contratto di lavoro
Nella foto Un momento della manifestazione

Photo Roberto Monaldo / LaPresse
21-11-2015 Rome (Italy)
Demonstration organized by Fiom - Cgil trade union
In the photo A moment of the demonstration

Sì alla costruzione della pace e alla riconciliazione, no alla militarizzazione dell’Europa: è il monito della Conferenza delle Chiese europee (Kek) che, tramite il suo gruppo tematico «Pace e riconciliazione», ha espresso nei giorni scorsi forte preoccupazione per le recenti scelte dei leader dell’Unione europea di aumentare in maniera considerevole le spese militari destinate alla sicurezza del vecchio continente.

Il mese scorso la Commissione europea ha lanciato il Fondo europeo per la difesa che andrà a favorire l’industria degli armamenti. La proposta legislativa prevede di allocare a favore dell’industria a produzione militare circa 500 milioni di euro di fondi in più rispetto a quanto già previsto dal Defence Action Plan del novembre 2016. Il denaro verrà recuperato da linee di bilancio non spese nel biennio 2019-2020. Secondo le previsioni, i fondi a disposizione delle aziende del settore andranno addirittura ad aumentare dal 2021 con un contributo previsto di 1,5 miliardi di euro annui.

I vertici della Kek — riferisce l’agenzia di stampa Nev (notizie evangeliche) — lamentano in particolare gli scenari che vedono l’Ue divenire sempre più un’alleanza militare, a discapito di altre priorità. «Ci opponiamo in particolar modo alla scelta di deviare fondi non utilizzati per scopi civili verso i budget militari, con una decisione che non farà altro che avere effetti negativi sulla sicurezza della popolazione. Sono i progetti di dialogo, di pace che contribuiscono invece ad aumentare la stabilità dell’area e la fiducia dei cittadini. L’Unione europea — si legge ancora nel testo — è nata come un progetto di pace dopo gli orrori della guerra; deve perciò adoperarsi per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti invece di prevedere una militarizzazione del bilancio e delle istituzioni stesse».

Come Chiese che vivono i valori evangelici — ha osservato il segretario generale della Kek, padre Heikki Huttunen — esortiamo l’Europa a raccogliere tutte le capacità umane e finanziarie attorno a progetti di costruzione di pace quali basi indispensabili per la sicurezza comune. Il progetto europeo nelle sue varie manifestazioni è un esempio di cosa può essere fatto attraverso mezzi non militari per costruire un continente pacifico, stabile e prospero». La Conferenza delle Chiese europee chiede piuttosto di concentrare gli sforzi sulla disoccupazione giovanile, sullo sviluppo economico regionale e sulle questioni sociali, in particolare nell’Europa orientale e meridionale, ed esorta tutte le Chiese membro a impegnarsi con i governi nazionali in una discussione critica del loro ruolo di sviluppo di politiche di difesa militare dell’Ue.

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