Lotta alla povertà: Italia ultima in classifica, ripristinare i fondi in Finanziaria


Giorgio Beretta - unimondo.org


Secondo il rapporto annuale di ActionAid “L’Italia e la lotta alla povertà” presentato ieri a Roma, l’Italia è ultima dei Paesi industrializzati negli aiuti pubblici per la lotta alla povertà nel mondo.


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Lotta alla povertà: Italia ultima in classifica, ripristinare i fondi in Finanziaria

L’Italia è ultima dei Paesi industrializzati, al pari della Corea del Sud, negli aiuti pubblici per la lotta alla povertà nel mondo. Si tratta di una prestazione molto deludente e – nonostante le promesse – addirittura inferiore di un terzo rispetto all’anno precedente, quando l’Italia ha ospitato il Vertice G8. Gli ‘Otto grandi’ sulla partita della lotta alla povertà nel continente Africano si giocano molta della loro legittimità globale.

Questo è uno dei dati che emerge dal rapporto annuale di ActionAid “L’Italia e la lotta alla povertà”, che analizza il contributo del nostro paese alla cooperazione internazionale allo sviluppo. In questa edizione che ha il sottotitolo “2010: Cala il sipario”, il tema della cooperazione allo sviluppo dell’Italia viene analizzato rispetto al ruolo che ha assunto nella politica estera del nostro Paese ad un anno dal G8 de L’Aquila. La ricerca, che è stata presentata ieri da ActionAid a Roma, raccoglie anche impressioni e commenti sulla cooperazione italiana in alcuni Paesi prioritari per l’Italia e la classifica dei parlamentari che si sono maggiormente distinti nella loro attività sui temi della cooperazione allo sviluppo.

“Nella sfida contro la povertà globale – afferma ActionAid – giocare risparmiandosi il più possibile è stato un tratto tristemente distintivo del nostro Paese negli ultimi anni. Si tratta di un risultato che è guardato dalla comunità internazionale con rammarico, viste le potenzialità del nostro Paese. Essere in zona di leader per l’aiuto equivarrebbe a un cappuccino al giorno per ogni famiglia, meno del costo di tutte le auto in dotazione alle amministrazioni dello Stato e agli enti territoriali, pari al 2% dell’evasione fiscale nazionale e al 15% del costo della corruzione” – sostiene ActionAid.

In occasione del Consiglio Europeo di oggi la Campagna italiana per gli Obiettivi del Millennio ha presentato al Parlamento Europeo oltre 100mila firme della petizione che chiede il rispetto delle promesse verso i più poveri. Nei mesi scorsi in Italia e in Europa è stata promossa una raccolta firme per chiedere ai premier degli stati europei di rispettare la promessa di sconfiggere la povertà estrema, stabilire scadenze vincolanti per raggiungere gli Obiettivi del Millennio, aumentare gli aiuti ai paesi poveri e migliorarne l’efficacia.

“In soli 40 giorni più di 100mila italiani si sono uniti per chiedere che, il 18 giugno, l’Italia assuma le propria responsabilità e promuova in modo credibile e sostenibile un piano ambizioso per raggiungere gli Obiettivi del millennio entro il 2015” – ha dichiarato Marta Guglielmetti, coordinatrice per l’Italia della Campagna del Millennio delle Nazioni Unite. “Queste 100mila voci si uniscono ad altri 800mila italiani che lo scorso ottobre hanno aderito nelle tre giorniate ‘Stand Up per gli Obiettivi del Millennio’. Si tratta di persone che sanno che, nonostante la crisi, gli Obiettivi del Millennio sono raggiungibili se c’è la volontà politica. Auspichiamo quindi che il governo questa volta sappia ascoltare i suoi cittadini e rispetti gli impegni internazionali più volte ribaditi ma mai pienamente mantenuti. Ricordiamo che dietro ai numeri e alle parole, dietro agli Obiettivi del Millennio ci sono le vite di milioni di persone. E’ ora di agire”.

“In un momento di crisi economica e finanziaria come quello attuale la responsabilità di chi ha avuto il mandato di governare il Paese deve tradursi nella scelta delle priorità a cui allocare le risorse e non di ripiegare sulla scelta del ‘taglio lineare’ proposto da Tremonti – ha commenato Sergio Marelli, portavoce della Gcap. Se l’Italia vuole andare a settembre al Vertice Onu sugli Obiettivi del – ovvero il cosiddetto ‘piano di riallineamento’ con gli impegni assunti con la comunità internazionale – deve investire le risorse promesse per gli aiuti ai Paesi poveri. Per questo motivo chiediamo al Governo e soprattutto al Parlamento che sta discutendo in queste ore la manovra finanziaria di reintegrare il taglio alla cooperazione allo sviluppo. Solo ripartendo da chi non ce la fa tutti potremo uscire dalla crisi”.

Fonte: Unimondo

18 giugno 2010
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