Libia, liberati i richiedenti asilo eritrei


Redattore Sociale


Non è ancora chiaro il loro destino, ma viene per lo meno esclusa la deportazione verso l’Eritrea: una prospettiva definita “allarmante”. Per loro c’è anche la prospettiva di lavori socialmente utili La loro situazione è stata discussa oggi a Bruxelles.


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Libia, liberati i richiedenti asilo eritrei

BRUXELLES –  Sono stati liberati i richiedenti asilo eritrei le cui sorti in territorio libico hanno sollevato l’attenzione delle istituzioni europee oltre che delle organizzazioni umanitarie. In un numero che secondo le fonti a disposizione di Bruxelles oscilla tra 240 e 400, queste persone si trovano ora in una situazione definita fluida dai diplomatici comunitari, in quanto il loro destino potrebbe essere quello di non venire completamente liberati e finire a svolgere lavori socialmente utili.
La situazione dei richiedenti asilo è stata discussa oggi a Bruxelles durante una riunione della commissione Libertà civili (Libe) a cui hanno partecipato il capo della delegazione parlamentare per il Maghreb Antonio Panzeri (del Pd) e il direttore generale per le Politiche di sviluppo della Commissione europea, Stefano Manservisi, oltre a un rappresentante della presidenza di turno, in mano al Belgio da inizio luglio.
Secondo le fonti giunte  a Bruxelles, un paio d’ore fa è giunto l’ordine di liberare queste persone dai centri di ricezione. Non è ancora chiaro il loro destino, ma viene per lo meno esclusa la deportazione verso l’Eritrea: una prospettiva altrimenti definita allarmante da Panzeri, che definisce l’Eritrea “la Corea del Nord dell’Africa, chi vi esce non può più tornarvi”, pena la persecuzione o addirittura la morte.
Preoccupazione destata in alcuni parlamentari anche dalla prospettiva di lavori socialmente utili, in quanto in Libia (viste le violazione dei diritti umani ripetutamente rilevate e la non adesione alla Convenzione Onu sui rifugiati) potrebbero tradursi in “lavori forzati”, secondo la definizione usata da Rita Borsellino (Pd).

Per il direttore generale Manserivsi (e di conseguenza per la Commissione Ue), dal punto di vista dei fatti “sappiamo soltanto che questi eritrei si trovano in Libia, ma dato che non sappiamo dove sono stati intercettati, ovvero se alle frontiere di un paese membro, il raggio d’azione dell’Europa è limitato”. In sostanza la questione va affrontata “nel contesto delle relazioni internazionali e degli strumenti diplomatici e dei buoni auspici”. A questo proposito, il commissario agli Affari interni Cecilia Malmström andrà in Libia quest’autunno, preceduta a ottobre da Manservisi stesso. Il direttore ha poi ricordato che la Libia, pur non avendo sottoscritto la Convenzione sui rifugiati, ha aderito a quella di Addis Abeba del 1969, che la obbliga a rispettare più o meno gli stessi obblighi: per Manservisi, si tratta di un mezzo per mettere pressione sulla Libia. Interrogato sul bisogno di un accordo quadro di livello europeo con la Libia, il direttore lo ha definito uno strumento definito come migliore degli accordi bilaterali finora sottoscritti, anche se questi ultimi però sono da preferire a una totale mancanza di accordi”.

Fonte: Redattore Sociale 

13 luglio 2010

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