Libertà di informazione: siamo tutti ungheresi, anzi europei


Articolo 21


La legge ungherese entrata in vigore il primo gennaio di quest’anno produce per molti versi un grave vulnus alla libertà di informazione ed al principio di democrazia, pilastri dello stato di diritto in Europa.


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Libertà di informazione: siamo tutti ungheresi, anzi europei

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La legge ungherese entrata in vigore il primo gennaio di quest’anno produce per molti versi un grave vulnus alla libertà di informazione ed al principio di democrazia, pilastri dello stato di diritto in Europa: crea un’Autorità di controllo di tutti i media che non risponde minimamente alle necessarie garanzie di indipendenza, anzi appare emanazione stessa del Governo in carica, ed affida ad essa poteri rilevantissimi di controllo dei contenuti delle informazioni diffuse, con sanzioni di altissimo impatto preventivo ed afflittivo. Il libero dibattito su temi politici e sociali, sale della democrazia, è obiettivamente in pericolo. Non è un problema nazionale, così come non lo era il nostro, altrettanto grave, disegno di legge Alfano sulle intercettazioni, bloccato da una sollevazione senza precedenti: nello stadio attuale dell’integrazione europea, ogni grave violazione dei diritti fondamentali commessa in uno Stato membro dell’Unione è da intendersi come uno schiaffo ai valori comuni e quindi richiede una risposta comune. Ciò a maggior ragione se la legge in discussione è paradossalmente adottata, come nel caso ungherese, per dare esecuzione ad una direttiva dell’Unione europea
I mezzi per reagire ci sono: quelli “di opinione”, che hanno già preso le mosse in varie sedi istituzionali (OCSE, ad esempio) nonché sui media liberi di tutto il mondo; quelli giuridici (il procedimento di infrazione per la violazione della Carta europea dei diritti fondamentali, l’intervento del Consiglio dell’Unione in base alla “procedura Haider”), per l’esperimento dei quali si aspetta finalmente un segnale di coraggio da parte della Commissione europea.
Ancora più diretto ed efficace è il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, a disposizione immediata di tutti i diretti interessati (giornalisti, editori). Mesi fa, in pieno dibattito sulla legge-bavaglio nostrana, una ricerca condotta da un gruppo di studio da me coordinato all’Università di Napoli aveva proposto una ricostruzione dei principi fondamentali del diritto europeo in tema di libertà di informazione. Mettiamo oggi a disposizione degli amici ungheresi e delle associazioni internazionali dei giornalisti questa ricerca, nella speranza che contribuire a che questo ulteriore, insidioso spettro la smetta di aggirarsi per l’Europa.

Di Roberto Mastroianni, Università di Napoli “Federico II”

Fonte: Articolo21

8 gennaio 2011

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