Le armi americane finite all’ISIS


Il Post


Gli Stati Uniti stanno ora cercando di distruggerle: come? Mandando altre armi all’Iraq.


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Domenica scorsa il primo ministro iracheno Haider al Abadi ha detto in un’intervista alla televisione Iraqiya che lo Stato Islamico (o ISIS) è entrato in possesso nel corso dell’ultimo anno di grandi quantità di armi appartenenti all’esercito iracheno e fornite dagli Stati Uniti. Al Abadi ha confermato una cosa che si conosce da tempo, cioè che l’ISIS è in possesso di molte armi americane, anche sofisticate: si tratta di un particolare che è stato ripreso spesso in passato dai sostenitori della teoria “complottista” secondo cui l’ascesa dell’ISIS è stata sostenuta dagli Stati Uniti (teoria che non ha alcun fondamento). Abadi ha fornito però anche altri particolari a riguardo, che danno un’idea della dimensione di quello che è successo.

Abadi ha detto per esempio che solo nel giugno 2014 l’esercito iracheno si è fatto sottrarre dall’ISIS 2.300 Humvee, un mezzo militare di ricognizione dell’esercito americano, e molte altre armi pesanti. L’ISIS è entrato in possesso anche di 40 carri armati da combattimento del tipo M1 Abrams, circa 74mila mitragliatrici e 52 cannoni M198. Abadi ha detto: «Abbiamo perso una grande quantità di armi». Le armi americane finite sotto il controllo dell’ISIS erano state trasferite all’Iraq dopo il 2003, cioè dopo la guerra in Iraq che aveva provocato la caduta dell’ex presidente iracheno Saddam Hussein. Gli Stati Uniti avevano stretto degli accordi con i nuovi governi iracheni loro alleati per ricostruire le forze di sicurezza nazionali, che erano state quasi azzerate durante la guerra. Durante la rapida avanzata della scorsa estate, l’ISIS ha conquistato tra le altre cose anche alcune basi militari dell’esercito iracheno, dove erano state posizionate le armi americane. Chiaramente non tutte le armi sequestrate possono essere usate dall’ISIS in guerra: alcune sono così sofisticate da avere bisogno di molti mesi di addestramento.

Il governo statunitense ancora oggi spende molti soldi e risorse per addestrare le forze di sicurezza irachene e per fornire loro nuove armi. Attualmente, ha scritto Peter Van Buren su Reuters, gli Stati Uniti stanno per trasferire all’Iraq altri 175 carri armati da combattimento del tipo M1 Abrams, 55mila munizioni per carro armato, 600 milioni di dollari in mezzi militari e cannoni, 700 milioni di dollari in missili anticarro Hellfire e diversi lanciarazzi anticarro. I missili verranno probabilmente usati dall’esercito iracheno per distruggere i veicoli corazzati americani finiti sotto il controllo dell’ISIS. Van Buren ha scritto: «È una situazione surreale in cui le armi americane vengono inviate in Iraq per distruggere le armi americane trasferite in precedenza all’Iraq».

Nonostante in Iraq ci siano ancora circa 3mila soldati americani incaricati di addestrare i militari iracheni a combattere contro l’ISIS, l’efficacia del piano americano è stata messa in discussione diverse volte in passato. Si parla di investimenti importanti, considerato che dal 2003 al 2011 il governo americano ha speso circa 25 miliardi di dollari per l’addestramento degli iracheni. Lo scorso giugno, tuttavia, circa un migliaio di miliziani dell’ISIS ha conquistato Mosul costringendo alla ritirata circa 3mila soldati iracheni. Una cosa simile è successa poche settimane fa a Ramadi, capoluogo della provincia occidentale irachena di Anbar e città di oltre 480mila abitanti: circa 400 miliziani dell’ISIS hanno costretto alla ritirata qualche migliaio di soldati iracheni.

Naturalmente l’esito della battaglia non può essere ricondotto solo al livello di addestramento delle forze di sicurezza irachene: come ha scritto Hugh Naylor sul Washington Post in occasione della conquista di Ramadi da parte dell’ISIS, un grosso problema rimane il fatto che il governo iracheno non paga gli stipendi dei poliziotti da mesi. Ci sono poi molte altre cose che non funzionano. Secondo l’analista politico iracheno Ahmed al Sharifi, citato dal Washington Post, un altro elemento che spiega la sconfitta dell’esercito iracheno a Ramadi è la corruzione: circa 23mila uomini pagati dal governo per svolgere il servizio militare nella provincia di Anbar, nell’Iraq occidentale, sono in realtà “soldati fantasma”, cioè ricevono lo stipendio senza fare il loro lavoro. La situazione continua però a peggiorare, visto che anche a Ramadi i miliziani dell’ISIS sono entrati in possesso di molte armi americane prima appartenute all’esercito iracheno. Di recente il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha preparato un documento nel quale si sostiene che l’ISIS ha armi, munizioni e mezzi militari sufficienti per continuare a combattere in Siria e Iraq per altri due anni almeno.

Fonte: www.ilpost.it

3 giugno 2015

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