Giornata internazionale per i migranti: “contro il razzismo e per i diritti”


Alessandro Graziadei


Era il 18 dicembre 1990 quando le Nazioni Unite adottarono la Convenzione Internazionale sulla protezione dei diritti per tutti i Migranti e le loro Famiglie.


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Giornata internazionale per i migranti: "contro il razzismo e per i diritti"

"I nostri fratelli Mor Diop e Samb Modou sono stati assassinati e Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheike gravemente feriti da una mano armata dall’odio xenofobo, lucido e determinato. Tutti sono vittime della manifestazione estrema di un razzismo quotidiano che umilia sistematicamente la nostra dignità". Con questo accorato appello del coordinamento senegalese, ier in corteo a Firenze, si celebra oggi, 18 dicembre, in tutto il mondo la “Giornata internazionale per imigranti” istituita dalle Nazioni Unite per richiamare l’attenzione sui diritti di tutti i lavoratori migranti e i membri delle loro famiglie.

Era il 18 dicembre 1990 quando le Nazioni Unite adottarono la Convenzione Internazionale sulla protezione dei diritti per tutti i Migranti e le loro Famiglie e appoggiandosi proprio su questa convenzione l’associazione per i diritti dei migranti December 18 iniziò nel 1999 una campagna per la nomina ufficiale da parte dell'Onu di una Giornata ad hoc, riuscendoci il 4 dicembre 2000 con il sostegno dell'associazione Migrants Rights International (Mri), del comitato promotore della Campagna Globale di Ratifica della Convenzione Internazionale sui Diritti dei Migranti e di numerose altre associazioni.

Quest’anno il Forum Sociale Mondiale di Dakar, raccogliendo le proposte del Forum Sociale Mondiale delle Migrazioni di Quito del 2010 e quelle della Carta Mondiale dei Migranti firmata a Gore il 4 febbraio 2011, ha proposto il 18 dicembre 2011 come “Giornata d’azione globale contro il razzismo e per i diritti, l’uguaglianza e la dignità dei migranti, dei rifugiati e degli sfollati”. Una proposta che non è caduta nel vuoto e molte organizzazioni, in diversi paesi, hanno oggi costruito eventi e manifestazioni per esigere la regolarizzazione dei milioni di migranti senza documenti che vivono nel mondo e per ricordare i migranti morti nella difesa dei loro diritti (come i due senegalesi uccisi martedì scorso a Firenze dalla follia di un uomo con frequentazioni nella destra razzista) o cercando di raggiungere una frontiera (una triste quanto necessaria conta che da anni il giornalista Gabriele del Grande denuncia per l’Europa dalle pagine del suo blog).

A livello internazionale l’associazione December 18 insieme con Radio 1812 organizza numerosi eventi e una “maratona radiofonica” collegando diverse radio nel mondo, mentre in Italia il Centro Studi Immigrazione (Cestim) di Verona, che dal 1990 raccoglie operatori sociali e culturali che si occupano a vario titolo degli immigrati e delle loro problematiche e Cronache di Ordinario Razzismo un sito di informazione, approfondimento e comunicazione specificamente dedicato al fenomeno del razzismo, promuovono e segnalano molte delle iniziative e degli eventi che si terranno in diverse città della penisola.

“Si tratta di riappropriarsi di questa data e di riempirla di significato – ha spiegato l’Arci – quello delle migliaia di lotte che quotidianamente il movimento dei migranti, rifugiati e sfollati realizza nel mondo”. Un’opportunità, perché la data del 18 dicembre 2011 “può rappresentare un appuntamento unificante delle varie reti e movimenti dei migranti e degli antirazzisti che in ogni angolo del pianeta si battono per il diritto umano, sociale e politico di ogni cittadino del pianeta di decidere in piena libertà dove costruire il proprio futuro” – ha concluso l’Arci.

Del resto oggi anche l’Italia deve maturare una nuova consapevolezza verso i 150 milioni di migranti, profughi, rifugiati politici che nel mondo, quasi costituendo un sesto continente, stanno popolando in modo sempre più fitto gli altri cinque. Perché “L’Italia – ha ricordato la Fondazione Migrantes – non è soltanto spettatrice di questo spettacolo, ma è parte in causa”. Anche per questo la Commissione Episcopale Migrazioni (Cemi) congiuntamente alla Fondazione Migrantes ha lanciato lunedì un monito “per vincere i pregiudizi e la violenza gratuita, a cominciare da quella fisica e mediatica che ha investito le famiglie Rom del torinese, e costruire una rinnovata attenzione alla mobilità delle persone fondata sui diritti”.

In questa direzione va il Progetto MeltingPot Europa, network che si batte per il rispetto dei diritti dei migranti e che ha da poco lanciato una campagna/petizione affinché ai richiedenti asilo provenienti dalla Libia e approdati in Italia venga rilasciato un titolo di soggiorno idoneo. “Non essendo libici, infatti, – ha spiegato Nicola Grigion per MeltingPot – la stragrande maggioranza di loro si vedrà rifiutare la protezione internazionale. La situazione che si viene a creare è quella di circa 20mila nuovi potenziali clandestini nelle nostre città, con circa l'80 percento delle domande d’asilo respinte”. In una settimana si sono raccolte circa 3.500 firme online, “ma sappiamo – ha concluso Grigion – che ci sono decine e decine di realtà che ci hanno scritto e che si stanno organizzando raccogliendo firme su moduli cartacei, nelle piazze e nelle iniziative territoriali” anche in questa importante giornata di informazione e di solidarietà.

Un problema, quello dei rifugiati, non solo italiano e che il 7 dicembre scorso ha chiarito anche L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres aprendo, presso il Palais des Nations di Ginevra, la più imponente conferenza su migrazione forzata e apolidia nei 60 anni di storia dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). Per Guterres “il succedersi di crisi politiche e la depressione economica globale stanno contribuendo a creare un ambiente notevolmente più arduo per la protezione delle persone costrette ad abbandonare le proprie case”, in un contesto che da credito a coloro che cavalcano l'incertezza e l'ansia predominanti per promuovere sentimenti di xenofobia. “Politici populisti ed esponenti irresponsabili dei media sfruttano timore e insicurezza per additare gli stranieri come capo espiatorio, per cercare di imporre l'adozione di politiche restrittive e per diffondere sentimenti razzisti” – ha affermato Guterres, esortando governi e movimenti politici e sociali ad essere più coraggiosi nel contrastare l'intolleranza perché “I rifugiati non sono una minaccia alla sicurezza, ma le prime vittime dell'insicurezza”. “Quello che chiedo oggi – ha concluso l’Alto Commissario Unhcr – è di assumerci la responsabilità dei nostri doveri condivisi. Di aprire la strada a risposte innovative che contribuiranno a proteggere le persone bisognose, a promuovere la coesione sociale all'interno della società e a rafforzare la pace e la sicurezza a livello globale”.

Non solo un atto di benevolenza, quindi, quello richiamato in questo 18 dicembre, ma la rivendicazione di “diritti che spettano a tutti i migranti che contribuiscono in maniera significativa all’economia dell’Europa e al benessere dei suoi cittadini” ha ricordato il primo Rapporto Social Watch dal titolo “Migrants in Europe as Development Actors: between hope and vulnerability”, presentato lo scorso 9 dicembre al Parlamento Europeo. “L’Unione Europea deve rispettare i diritti fondamentali dei migranti, siano essi dentro o fuori i propri confini, se vuole continuare ad essere un soggetto credibile nel sostenere i diritti umani”. Una necessità ribadita sia da Luciano Scagliotti dell’European Network Against Racism intervenuto in occasione della presentazione affermando che “In tutti gli Stati europei esiste una legislazione contro le discriminazioni, ma troppo spesso non viene implementata”, sia da Eva Geddie della Platoform for International Cooperation with Undocumented Migrants cha ha aggiunto come “I migranti non godono di standard di vita dignitosi. Questo è in palese contraddizione con un’Europa che intende perseguire politiche di inclusione sociale”.

Una situazione che per Medici Senza Frontiere (Msf) in Italia è spesso ancora più critica che in Europa e per questo la ong intende continuare a ribadire le proprie preoccupazioni alle nuove autorità italiane sulle conseguenze mediche e umanitarie dell’attuale politica sull’immigrazione in vigore nel bel paese. "Ci auguriamo che la riattivazione dell'accordo italo-libico discussa in questi giorni tenga in considerazione le nostre raccomandazioni a tutela della vita e del futuro di tutte le persone migranti, a prescindere dal loro status giuridico", ha dichiarato Kostas Moschochoritis, direttore generale di Msf Italia.

Ma proprio questa via verso i diritti dei migranti l’Italia la sta cercando con la campagna L'Italia sono anch'io. “Oggi nel nostro Paese vivono oltre 5 milioni di persone di origine straniera – ha spiegato l’ufficio stampa della campagna sostenuta da moltissime associazioni e privati cittadini – Molti di loro sono bambini e ragazzi nati o cresciuti qui, che tuttavia solo al compimento del 18° anno di età si vedranno riconosciuta la possibilità di ottenere la cittadinanza, iniziando nella maggior parte dei casi un lungo percorso burocratico”. Per questo la campagna chiede una riforma del diritto di cittadinanza che preveda la possibilità anche ai bambini nati in Italia da genitori stranieri di essere cittadini italiani oltre ad una nuova norma che permetta il diritto elettorale amministrativo ai lavoratori regolarmente presenti in Italia da almeno cinque anni.

Per raggiungere questi obiettivi le due proposte di legge di iniziativa popolare debbono raccogliere 50mila firme entro la fine di febbraio 2012 e proprio oggi in concomitanza del 18 dicembre ci sono oltre cento città al lavoro con altrettanti comitati e migliaia di volontari, che, con il lutto al braccio in memoria delle vittime di Firenze, le stanno raccogliendo. Uno dei modi migliori per celebrare questo 18 dicembre 2011.

Fonte: www.unimondo.org
18 Dicembre 2011

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