L’odissea dei profughi siriani


Stefano Pasta - famigliacristiana.it


Un esodo incontenibile dal Paese. Si moltiplicano gli sbarchi anche nel nostro Paese. L’allarme dell’Unhcr. Il racconto di un profugo: “I nostri figli giocano in strada tra i cadaveri”.


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L'odissea dei profughi siriani

Sabato 4 agosto sono sbarcati in 27, tra cui quattro donne e un bambino, a Palizzi, nella Locride. Dopo un viaggio di cinque giorni, segnato dalla scarsità di cibo e di acqua, a trenta metri dalla riva sono stati costretti a gettarsi in mare da due scafisti, che hanno poi ripreso il largo. Sono profughi in fuga dalla Siria a seguito della dura repressione scatenata dal Presidente Assad. Quattro giorni dopo, a Crotone, un nuovo sbarco di 158 persone, tra cui 48 minori: molti erano di nazionalità siriana. Uno di loro ha raccontato: “I nostri bimbi giocano in strada tra i cadaveri”.

 “Non sono i primi, ma soprattutto di fronte a quello che sta accadendo in Siria non sono certo un’emergenza”, ha dichiarato Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). Infatti, se gli arrivi in Italia di rifugiati siriani sono sporadici e numericamente poco significativi, ben diversa è la situazione nei paesi confinanti con Damasco. Gli scontri di questi mesi hanno costretto sempre più famiglie ad abbandonare le proprie abitazioni per cercare un rifugio sicuro. Circa metà sono bambini, che in alcuni casi si sono dovuti separare dai genitori. “Fino a tre mesi fa lavoravo come taxista in un villaggio nel sud della Siria. Ho deciso di scappare lo scorso mese, quando mio fratello è stato ucciso dagli shabiha, le milizie di Assad” –  spiega Faek, 42 anni – “Cosa potevo fare? Ho preso mia cognata e i due figli e abbiamo passato la frontiera giordana; ora siamo al campo di Ramtha”. 
Qui, l’Unhcr ha registrato nel solo mese di luglio 9.500 nuovi ingressi, arrivando ad ospitare oltre 38mila persone; il 38,4% ha meno di 12 anni. In tutta la Giordania, secondo il Governo, dal marzo dello scorso anno, quando è iniziata la rivolta, sono giunti oltre 150mila profughi siriani; gli operatori dell’Unhcr stanno lavorando di notte (le temperature raggiungono i 45 gradi) per sconfiggere il sovraffollamento del campo, allestendo nuove tende e installando gli impianti idrici e igienico-sanitari. Particolarmente trafficata è anche la frontiera libanese. In media, ogni ora 528 siriani entrano in Libano e 240 persone rientrano in Siria: la maggior parte delle famiglie arriva in furgoncini con molti bagagli al seguito, mentre quelli che rientrano in Siria sono perlopiù uomini soli che affermano di tornare per controllare le proprietà. Oltre 35mila profughi – soprattutto donne e bambini – sono assistiti dall’Unhcr nelle regioni settentrionali e nella valle di Bekaa, dove vive una delle comunità tra le più povere del Paese. 
Ma i rifugiati siriani in Libano sono ben più numerosi: molti di loro non si sono rivolti alle Nazioni Unite, ma hanno proseguito verso la capitale Beirut o altre grandi città per stabilirsi presso famiglie, amici o in appartamenti presi in affitto. In alcuni casi, ci sono state notizie di ingressi negati; per questo, l’Alto rappresentante per gli Affari Esteri dell'Unione Europea, Catherine Ashton, ha invitato le autorità libanesi a non respingere chi scappa dalla Siria. È chiusa al traffico commerciale, ma aperta a coloro che fuggono dalla repressione di Assad anche la frontiera turca. Qui, soltanto negli ultimi giorni, sono arrivate oltre 2mila persone da Aleppo, la città più popolosa della Siria, dove sono in corso gli scontri più accesi. Hanno raccontano le difficoltà incontrate durante il percorso, tra cecchini e posti di blocco stradali. 
In tutta la Turchia, i rifugiati siriani sono ben oltre 70mila, divisi in nove campi. La violenza degli scontri ha inoltre spinto un numero significativo di siriani a chiedere ospitalità anche in Paesi da cui, fino a poco tempo fa, si scappava per  ragioni simili: si stimano, infatti, oltre 13mila rifugiati in Iraq e tra i 10 e i 25mila in Algeria. Secondo l’Unhcr, tuttavia, “i più difficili da aiutare sono coloro che sono rimasti all'interno del Paese (circa un milione e mezzo di persone), fuggiti da casa e ospitati da famiglie o accampati in insediamenti di fortuna. Molti altri sono rimasti bloccati, col timore di essere coinvolti nei combattimenti o aggrediti durante la fuga”. Nel Paese, l'Agenzia delle Nazioni Unite, grazie al decisivo aiuto della Mezzaluna rossa araba siriana (SARC), continua a consegnare aiuti fondamentali affinché le famiglie possano allestire alloggi temporanei. Riuscire a raggiungere le  persone bisognose costituisce il problema maggiore. 
Ad Aleppo, da cui sono fuggite oltre 200mila persone, la situazione è particolarmente grave: “Migliaia di abitanti terrorizzati, che non hanno potuto lasciare la città, cercano riparo in scuole, moschee ed edifici pubblici”, ha spiegato la portavoce Unhcr Melissa Fleming. In base ai dati forniti da SARC, infatti, 45 scuole e 6 dormitori della città ospitano complessivamente 7.200 persone. Molti si stanno spostando di villaggio in villaggio per cercare di sfuggire alla violenza. Il personale dell’Unhcr operativo ad Aleppo ha inoltre riferito che è stata completamente interrotta la copertura delle reti di telefonia mobile e internet.
 
Fonte: www.famigliacristiana.it
12 Agosto 2012
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