Disarmo: iniziativa del Vaticano


Affari Internazionali


Il 10 e 11 novembre Roma sarà la capitale del mondo del disarmo e del controllo degli armamenti. Con un’iniziativa che non ha precedenti, il Vaticano organizza una grande Conferenza internazionale sulle ‘Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale’


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Per due giorni Roma sarà la capitale del mondo del disarmo e del controllo degli armamenti. Con un’iniziativa che non ha precedenti, il Vaticano organizza, nei giorni 10 e 11 novembre, nella Città Eterna, una grande Conferenza internazionale sulle ‘Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale’, indetta dal nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale della Santa Sede. L’incontro avviene a cinquant’anni dalla pubblicazione della Lettera Enciclica  Populorum Progressio che aveva dato corpo alla nozione di sviluppo umano imperniata sull’equazione sviluppo/pace. A tale binomio, si legge in una recente nota del citato Dicastero, “occorre quanto mai urgentemente aggiungere una terza componente: il disarmo!”.

Alla Conferenza  parteciperanno personalità ed esperti dal mondo intero inclusi numerosi titolari del Premio Nobel per la Pace, tra cui  esponenti dell’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (Ican) che ha ricevuto il Premio norvegese quest’ anno e che si è distinta nella promozione del Trattato  internazionale concluso a New York nel luglio scorso che proibisce totalmente l’arma nucleare.

L’attenzione al controllo degli armamenti del Mondo cattolico
Il fatto che la Santa Sede riesca ad organizzare un convegno di così grande spessore è indicativo dell’attenzione crescente che il mondo cattolico dedica alla questione del controllo degli armamenti e del grande impegno con cui la diplomazia vaticana segue tale questione. In occasione del Concilio Vaticano II questo tema venne affrontato anzitutto sul piano sociale, quando si definì la corsa agli armamenti come ” una trappola per l’umanità” che colpisce anzitutto i poveri. Ma da anni si  cerca di approfondirne le implicazioni sul piano morale ed umanitario al fine di attenuare le sofferenze di civili e militari nei conflitti armati.

Con l’avvento dell’ arma atomica tale impegno  ha acquistato anche una dimensione strategica. È  interessante osservare l’evoluzione nel pensiero della Santa Sede sul concetto della deterrenza nucleare su cui poggia la dottrina  di molti Stati che posseggono l’arma nucleare. Tale possesso  viene giustificato invocando l’ intrinseca capacità  di tale arma di dissuadere  eventuali aggressori senza rendere necessario  l’impiego della bomba atomica. Non è tuttavia mai  stato recepito da tali Paesi il concetto che la deterrenza costituisca l’unico scopo (“sole purpose”) dell’arma nucleare, lasciando così tuttora aperta l’opzione di un suo possibile impiego.

L’evoluzione della posizione della Santa Sede
Durante la Guerra Fredda la Santa Sede aveva sostanzialmente tollerato il concetto  della deterrenza nucleare purché esso costituisse “un passo sulla via verso un disarmo progressivo”. Gli scarsi risultati raggiunti negli ultimi anni sul fronte del disarmo e l’emergere di indicazioni concrete che il mancato scoppio di un conflitto nucleare durante la Guerra Fredda fosse dovuto al caso e alla fortuna piuttosto che alla dottrina della dissuasione hanno indotto la Santa Sede a rivedere il proprio originario approccio ed a puntare decisamente a un totale disarmo nucleare.

Non è stato quindi un caso che lo Stato vaticano abbia assunto una posizione di punta nel processo che ha condotto  all’adozione quest’anno del Trattato di New York sulla proibizione dell’arma nucleare. La realizzazione di quest’ultimo prese le mosse nel 2010 dal documento finale della Conferenza di Riesame del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), in cui vennero accolti unanimemente sia il principio delle “conseguenze catastrofiche dell’uso dell’arma nucleare” sia l’obiettivo di un mondo privo di armi nucleari. Anche gli Stati possessori dell’arma nucleare, normalmente restii ad affrontare tali spinosi argomenti, non vi obiettarono. Per dare un seguito a tali aperture venne lanciato un processo articolatosi attraverso la convocazione di tre conferenze internazionali tenutesi rispettivamente in Norvegia, Austria e Messico, cui la Santa Sede ha dato il proprio forte sostegno e che è approdato al negoziato di un vero proprio trattato internazionale, finalizzato nel luglio scorso a New York e che il Vaticano è stato il primo Stato a ratificare.

Il trattato per la proibizione dell’arma nucleare
Questo trattato ed i suoi seguiti non potranno  che costituire uno dei temi centrali della Conferenza che si terrà nei prossimi giorni a Roma. Esso rappresenta una pietra miliare sul sentiero della proibizione nucleare poiché una larga maggioranza degli Stati del Mondo (122) vi ha partecipato. Non si può ignorare però che i  Paesi che posseggono l’arma nucleare e quelli che hanno impostato la propria difesa sul concetto della deterrenza atomica (in sostanza, i Paesi della Nato) sono rimasti estranei a questa iniziativa. Si  rischia quindi che l’accordo di New York entri in vigore senza che esso possa essere realmente applicato. Sono infatti mancati all’appello proprio coloro che dovrebbero darvi effettivo seguito. In loro assenza, il trattatto rischia di acquistare una valenza meramente declaratoria.

ll principale obiettivo da raggiungere è dunque quello di riavvicinare gli stati Nucleari al processo iniziato, riallacciandosi a quanto indicato da Papa Francesco nel suo messaggio del marzo scorso alla presidente della Conferenza di New York, quando le  scrisse che “questo dialogo dovrebbe essere il più inclusivo possibile di tutti: Stati nucleari, Paesi non possessori di armi nucleari, settore militare e quello privato, comunità religiose, società civile, Organizzazioni internazionali”.

A questi criteri si ispira il formato ampiamente inclusivo che assumerà l’imminente Conferenza di Roma. Si deve  evitare che l’entrata in vigore del Trattato, che sicuramente avrà luogo, costituisca il capolinea del processo avviato. Bisogna dunque lasciare aperti e perseguire proattivamente tutti i sentieri che conducono a un Mondo senza armi nucleari. “Sebbene questo sia un obiettivo di lungo periodo estremamente complesso -ha indicato il Santo Padre- (esso) non è al di fuori della nostra portata”. L’obiettivo da perseguire non è solo la proibizione delle armi nucleari ma anche, come si afferma nel mandato negoziale del Trattato, la loro effettiva eliminazione. Per raggiungere quest’ultima, occorre  convincere e mobilitare una platea più ampia e diversificata. È quanto si prefigge la Conferenza che sta per iniziare.

 

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