Kirghizistan: forse migliaia i morti e 400mila profughi, è crisi umanitaria


Giorgio Beretta - unimondo.org


Molti profughi sono privi di acqua, cibo, riparo e di qualunque tipo di aiuto. Una cifra che secondo i calcoli dell’Organizzazione mondiale della sanità potrebbe salire a un milione.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
Kirghizistan: forse migliaia i morti e 400mila profughi, è crisi umanitaria

In Kirghizistan è in atto una "crisi immensa" che ha già visto almeno 191 morti e duemila feriti secondo il bilancio ufficiale di una settimana di violenza interetnica fra le comunità kirghiza e uzbeka nel sud del Paese. Una stima che potrebbe essere "dieci volte superiore" secondo il capo del governo ad interim, Rosa Otunbayeva. "I dati ufficiali dei morti andrebbero moltiplicati per dieci" – ha detto Otunbayeva in un'intervista al quotidiano russo Kommersant. "Nelle zone di campagna – ha spiegato – i morti sono molti, e in base alle nostre tradizioni vengono seppelliti prima del tramonto".

I profughi sarebbero 400mila: molti di loro sono privi di acqua, cibo, riparo e di qualunque tipo di aiuto. Una cifra che secondo i calcoli dell'Organizzazione mondiale della sanità potrebbe salire a un milione: 700mila persone sarebbero in fuga all'interno del Paese, altre 300mila avrebbero già raggiunto le frontiere dell'Uzbekistan.

Per la Croce Rossa Internazionale si tratta di una '' crisi immensa'' con ''diverse centinaia'' di morti. A Osh, dove la violenza è esplosa nella notte fra il dieci e l'undici scorsi, sarebbe tornata la calma e le strade sono presidiate dai militari, anche se il New York Times cita testimoni oculari secondo cui i soldati in uniforme regolare dell'esercito kirghizo hanno aperto il fuoco contro abitazioni della comunità uzbeka gridando slogan anti uzbeki. ''Abbiamo visto la situazione con i nostri occhi e anche sentito parlare di sacche di sfollati, fra le centinaia e le migliaia'' – ha spiegato Severine Chappaz, della ICRS, citata dalla BBC. Ma la tensione cresce al confine con l'Uzbekistan, dove decine di migliaia di profughi sono ammassati senza alcun tipo di aiuto.

Anche Medici Senza Frontiere parla di "crisi umanitaria". “Le nostre equipe mediche a Osh e a Jalalabad riferiscono di un alto livello di tensione e di enormi bisogni umanitari” – ha dichiarato Alexandre Baillat, capo missione di MSF in Kirghizistan. MSF si sta adoperando per aumentare la capacità di risposta ai bisogni crescenti della popolazione colpita. Oltre a decine di migliaia di famiglie sfollate fuori Osh e Jalalabad, almeno in 75mila hanno cercato rifugio dall'altra parte del confine, in Uzbekistan.

Fin dai primi giorni delle violenze Amnesty International ha sollecitato il governo ad interim del Kirghizistan a garantire adeguata protezione a tutti i suoi cittadini e in particolare a quelli di origine uzbeca, presi di mira negli scontri che hanno avuto per epicentro la città di Osh. "Testimoni oculari hanno riferito che gruppi di civili armati, in gran parte giovani che si proclamavano kirghizi, hanno dato l'assalto ai quartieri uzbechi di Osh, sparando ad altezza d'uomo, incendiando case e negozi e saccheggiando proprietà private" – riporta un comunicato di Amnesty.

Amnesty International ha quindi chiesto a tutti i paesi confinanti col Kirghizistan di aprire le frontiere alle migliaia di persone che stanno disperatamente cercando riparo dalla violenza che ha travolto il sud del paese. Secondo le informazioni ricevute da Amnesty, giovani uomini armati avrebbero continuato ad aggirarsi per le strade, incendiando abitazioni, picchiando, sparando e uccidendo persone ritenute uzbeche.

Amnesty International ha perciò chiesto l'apertura di un'indagine internazionale e imparziale sulle violenze delle scorse settimane nel sud del Kirghizistan. "Solo un'indagine internazionale potrebbe essere considerata credibile e imparziale da tutti coloro che sono stati colpiti dalle violenze e ristabilire la pace e lo stato di diritto nel paese. Tale indagine – conclude Amnesty – è necessaria per assicurare che le prove delle violazioni siano raccolte e messe al sicuro senza ritardo e per portare i responsabili di fronte alla giustizia".

Anche l'inviato degli Stati Uniti, Robert Blake, dall'Uzbekistan, ha descritto la situazione nel sud del Paese come una "crisi umanitaria" e ha chiesto che sia avviata un'inchiesta indipendente, e facendo appello al governo ad interim ha chesto di prendere "provvedimenti immediati per fermare la violenza". "Tenuto conto del numero importante di rifugiati uzbeki, le cui testimonianze vanno ascoltate, l'inchiesta da parte del Kirghizistan deve essere affiancata da un'inchiesta condotta da un organismo indipendente- ha detto Blake.

Il sud del Kirghizistan, popolato da una numerosa comunità uzbeca, era la base del potere dell'ex presidente Bakiev, deposto ad aprile. Secondo il governo ad interim, gli scontri sarebbero stati provocati dai sostenitori di Bakiev per destabilizzare il paese alla vigilia del referendum costituzionale del 27 giugno e delle successive elezioni previste per il 4 ottobre.

Fonte: Unimondo

21 giugno 2010

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento