Israele all’assalto di Al Aqsa, lacrimogeni e manganelli nella moschea


Michele Giorgio


GERUSALEMME. Duecento palestinesi feriti, 350 arrestati. La Spianata era piena di donne e bambini. Lo sgombero per permettere la visita dei nazionalisti. Condanna globale dall’Onu in giù


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La versione di Benyamin Netanyahu è che, martedì notte, a Gerusalemme Est la polizia sarebbe stata costretta ad intervenire con pugno di ferro sulla Spianata di Al Aqsa per fare un favore ai palestinesi musulmani. Proprio così. Perché, ha detto ieri il premier israeliano respingendo le proteste arabe e internazionali che grandinavano su Israele, «estremisti islamici si sono barricati nella Moschea (di Al Aqsa)» dove «avevano rinchiuso fedeli musulmani e impedito ad altri fedeli di raggiungere la Moschea per pregare». E, ha concluso, «Israele opera per mantenere lo status quo e calmare gli animi sul Monte del Tempio», ossia la Spianata. Una versione che fa a pugni con i racconti dei testimoni, con i video e le foto dell’accaduto che girano nei social e anche con quanto riferito dal più autorevole dei giornali israeliani, Haaretz.

In un articolo dal titolo «Gli attivisti ebrei hanno alimentato le fiamme ma la polizia israeliana ha acceso l’incendio del Monte del Tempio», Nir Hasson, corrispondente del giornale dalla città santa, sottolinea che «…il Ramadan a Gerusalemme è stato (fino a martedì) eccezionalmente tranquillo. Ma gli attivisti ebrei che volevano un sacrificio pasquale sul Monte del Tempio e la polizia che cade nella stessa vecchia trappola, hanno riacceso il sito (sacro)».
Nella città vecchia di Gerusalemme ieri mattina regnava una calma irreale. I commercianti palestinesi hanno aperto i negozi dalla porta di Damasco fino al Muro del Pianto, i turisti giravano tranquilli illuminati da una magnifica giornata di sole. Solo apparenza. I poliziotti israeliani infatti erano elettrici, nervosi e urlavano ai giovani palestinesi di allontanarsi subito e ai giornalisti di togliersi dai piedi. Nel quartiere islamico comunque non avevano paura di parlare. «Si è sfiorato un massacro» ci ha detto Walid, proprietario di un negozio di souvenir a Bab Qattanin. «Mio fratello era lì e si è salvato per miracolo da percosse, manganellate e calci. Mi ha detto che i poliziotti sono entrati con violenza, senza rispetto nella Al Qibli (la moschea di Al Aqsa, ndr) e hanno cominciato a colpire tutti» ha raccontato. Un raid compiuto da dozzine di agenti in assetto antisommossa che, raccontavano altri palestinesi, non ha risparmiato nessuno. «C’erano anziani, donne e bambini per l’itikaf (durante il Ramadan i fedeli rimangono di notte all’interno delle moschee per pregare e leggere il Corano, ndr)» ci dicevano ieri rimarcando che le percosse inflitte ai fedeli sono state di gran lunga peggiori rispetto a quelle che si vedono nei filmati online. I poliziotti hanno lanciato granate assordanti e gas lacrimogeni e arrestato circa 350 palestinesi, buttandoli a terra e legando loro le mani dietro la schiena.

Da parte sua la polizia ha diffuso filmati in cui si vedono pochi uomini portati via dagli agenti tra lo scoppio di petardi lanciati dai palestinesi. Ma l’alto numero di feriti – 200, forse di più, una dozzina dei quali colpiti da proiettili di gomma – indica che i poliziotti non hanno certo usato i guanti di velluto. Ai danni alle persone si aggiungono quelli materiali, dentro le sale di preghiera. Un filmato mostra l’infermeria della Spianata totalmente devastata. I soccorritori hanno detto di aver potuto per almeno due ore raggiungere le moschee.

«Vogliamo pregare, dormire e passare del tempo nelle moschee durante il Ramadan, cosa c’è di male?», domandava ieri Khaled Sattar, un fabbro. Secondo alcuni lo sgombero dei giovani palestinesi che si erano barricati dentro le moschee – a causa delle voci insistenti su sacrifici di animali sulla Spianata da parte di ebrei messianici – è stato ordinato per riportare il sito sotto controllo prima del «tour» di gruppi nazionalisti israeliani che si svolto ieri. Altri sostengono che «I governanti israeliani e (il ministro della sicurezza) Ben Gvir hanno voluto affermare con la violenza che la sovranità sulla Spianata è solo di Israele». Se questo è stato il fine, allora non ha raggiunto l’obiettivo. Oltre alla Giordania, custode di Al Aqsa, hanno protestato contro Israele anche l’Egitto, alcuni paesi del Golfo e l’Arabia saudita. «Quanto è accaduto mina gli sforzi di pace», hanno fatto sapere da Riyadh. La normalizzazione dei rapporti con l’Arabia saudita a cui punta Netanyahu si allontana un po’ di più. Da New York il segretario generale dell’Onu Guterres si è detto «scioccato» per le violenze delle forze di sicurezza israeliane nella moschea di Al-Aqsa.

Risale nel frattempo la tensione lungo le linee tra Israele e Gaza da dove martedì notte hanno lanciato nove razzi. Israele ha risposto con la sua aviazione. Non ci sono stati feriti. Hamas fa sapere che interverrà con i suoi di razzi, come nel 2021, se la polizia violerà di nuovo la Spianata. Ieri sera altri lanci di razzi, caduti in campo aperto. Nella notte si attendevano nuovi bombardamenti israeliani.

Michele Giorgio
Il manifesto

Edizione del 6 aprile 2023

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