Iran, Ahmadinejad è di nuovo presidente


Corriere.it


Alla cerimonia di investitura assenti Hossein Mousavi e Mehdi Karrubi. L’investitura è ufficiale: lo ayatollah Khamenei ha confermato il presidente uscente a guida del Paese.


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Iran, Ahmadinejad è di nuovo presidente

TEHERAN- Manifestazioni, rivolte e scontri. E poi ancora appelli, accuse e confessioni (forzate). Ma alla fine non c'è stato nulla da fare. A quasi due mesi dalle elezioni in Iran, il presidente uscente Mahmoud Ahmadinejad è stato confermato alla guida del Paese. È stato il leader supremo iraniano, ayatollah Ali Khamenei, a confermare formalmente la rielezione del contestato leader. Alla cerimonia di investitura assenti i leader dell'opposizione Hossein Mousavi e Mehdi Karrubi e l'ex presidente Hashemi Rafsanjani. Ahmadinejad dovrà giurare mercoledì alle Camere.

LA CERIMONIA- «La vittoria di Ahmadinejad è il frutto di una battaglia contro l'arroganza e per la giustizia», ha detto Khamenei durante la cerimonia. I leader dell'opposizione ha già contestato il prossimo governo spiegando che sarà «illegittimo». Infatti le autorità iraniane hanno negato qualunque frode nell'elezione che ha visto trionfare il fondamentalista Ahmadinejad con il 63% dei 40 milioni di voti, contro il 34% di Mousavi. Non sono servite a nulla, quindi, le contestazioni che dal 12 giugno hanno infiammato Teheran e tutto il Paese. Più di un centinaio di morti, hanno detto blogger e intellettuali. Manifestanti in galera. Accuse sempre respinte con forza dalle autorità locali. Sia come sia, il risultato non cambia: «rivoluzionari» a processo. E un futuro targato Ahmadinejad. Mentre gli americani pensano già alla prossima mossa. Voci non ufficiali parlano dell'ipotesi di un embargo su benzina e altri prodotti petroliferi. Perché la grande paura è sempre quella: l'avvento bomba atomica.

Fonte: Corriere.it

3 agosto 2009

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Iran, gli oppositori sotto processo. Moussavi: "Usano la tortura" (1 agosto 2009,  da www.unita.it)

Il leader del'opposizione iraniana Mir Hossein Moussavi, che ha disertato la cerimonia per l'incoronazione di Ahmadinejad,  accusa il governo di torture. Riguardo alle abiure arrivate durante il processo ai manifestanti anti-regime Moussavi le ha definite frutto di «torture medievali».  Ieri al processo contro i «rivoltosi» che hanno sfidato il regime di Mahmoud Ahmadinejad e Ali Khatami, si era capito che il governo vuole fare di questa un'occasione per dimostrare da un lato la propria solidità in vista del giuramento di Ahmadinejad, il 5 agosto, e dall'altro il complotto ordito per rovesciare le basi della Repubblica Islamica.

La prima confessione era arrivata da Mohammad Ali Abtahi, ex vicepresidente di Mohammad Khatami. «Ho sbagliato a prendere parte alle manifestazioni, l'elezione di Mahmoud Ahmadinejad è stata pulita e senza brogli, sono gli altri che hanno tradito», aveva dichiarato . Insieme a lui, tra un centinaio di manifestanti (altri dieci saranno messi sotto processo, è stato annunciato oggi) vi sono anche Mohsen Mirdamadi, capo del Fronte islamico per la partecipazione, Bahzad Nabavi, ex vice presidente del Parlamento ed Mohsen Aminzadeh, ex vice ministro degli Esteri, tutti accusati di aver sobillato la folla che dal 12 giugno scorso contesta i risultati delle elezioni presidenziali.

Ad arricchire il piatto di un processo in salsa stalinista c'è stato anche l'ingrediente del «tradimento», aggiunto a proposito del ruolo dello stesso Khatami e dell'ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, il potentissimo e danaroso ayatollah legato ai riformisti e compagno di Khomeini fin dalle prime ore della rivoluzione. Con Mir Hossein Mousavi, leader dell'opposizione sconfitto da Ahmadinejad, i due avevano un «accordo» per non tradirsi reciprocamente: «Mousavi non conosceva il Paese -ha continuato Abtahi- ma Khatami, con tutto il rispetto, era consapevole del potere e dell'ingegno del leader (supremo, ndr)». «Il suo è stato un tradimento», ha sentenziato, aggiungendo che Rafsanjani aveva da parte sua cercato una rivincita sulla sconfitta inflittagli da Ahamadinejad nel 2005 alle presidenziali.

Quanto accade al processo, afferma oggi Moussavi, «è il goffo preparativo per il lancio del decimo governo. Si aspettano che il tribunale, già esso stesso illegale, provi che non furono commessi brogli elettorali». Prima di Moussavi era stato l'ex presidente riformista Mohammad Khatami a definire il processo «uno show» che viola la costituzione, la legge e i diritti dei cittadini e danneggia l'immagine del Paese«. Per il religioso »questo tipo di messa in scena è contraria agli interessi del regime e mina la fiducia dell'opinione pubblica« e »le confessioni ottenute in queste condizioni non hanno credibilità».

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