Il pacchetto sicurezza è legge


Daniela de Robert


Dunque il decreto legge sulla sicurezza da qualche ora è legge. Con 157 voti favorevoli, 124 contrari e tre astenuti il Senato ha approvato in via definitiva il cosiddetto pacchetto sicurezza del governo.


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Il pacchetto sicurezza è legge

Da oggi essere clandestini è un reato. Vale per tutti. Per chi entra nel territorio via mare o via terra a rischio della propria vita, per chi ha perso il lavoro e quindi il permesso di soggiorno, per chi vive e lavora senza alcun riconoscimento e senza alcun diritto perché straniero irregolare, per chi è nato in Italia qui è sempre vissuto ma non ha presentato la richiesta di cittadinanza nell’anno successivo al compimento dei diciotto anni di età e in questo modo ha perso il diritto a essere riconosciuto per quello che è, cioè cittadina o cittadino italiano.
La criminalizzazione della clandestinità è una novità per l’Italia del dopoguerra che introduce un reato legato all’identità violando così – come sostiene il giurista Luigi Ferraioli – il principio della legalità penale secondo cui il reato è legato a ciò che si fa e non ha ciò che si è. Un passo indietro che ci riporta alle leggi del 1938.
E se la clandestinità è un reato – dice la nuova legge – chi esercita funzioni di pubblico ufficiale ha l’obbligo di denunciarli. Chiunque si presenta a uno sportello di un ufficio pubblico, dunque, lo fa a proprio rischio e pericolo. Ospedali compresi. Non lo sa ancora Abou, nato meno di un mese fa all’ospedale Fatebenefratelli di Napoli, ma sua madre Kante sì. La sua colpa è stata di partorire senza avere i documenti in regola. Per questo l’ospedale l’ha denunciata e per questo ha rischiato di perdere il piccolo Abou. Non lo ha potuto allattare, ma oggi – proprio mentre il Senato votava il pacchetto sicurezza – ha ricevuto il permesso di soggiorno, quello che aspettava in quanto richiedente asilo politico da circa un anno. Così mentre i suoi compagni di sventura in virtù della nuova legge si sono trasformati in criminali, lei all’improvviso è tornata a essere una persona onesta.
Il giro di vite contro gli immigrati colpisce anche i matrimoni misti, al punto che un gruppo di intellettuali (da Andrea Camilleri a Dacia Maraini, da Moni Ovadia a Gianni Amelio) hanno lanciato un appello “contro il ritorno delle leggi razziali in Europa”: Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalità, l’esercizio di un diritto fondamentale quale è quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.
Ma non commette reato solo lo straniero che soggiorna o entra nel nostro territorio senza il permesso di soggiorno. Commette reato chi affitta loro una casa. D’altra parte si sa, ai fantasmi non serve. Basta un ponte, un vagone in disuso, una panchina sfuggita ai rigori dei sindaci sceriffi, una baracca ai margini dei campi dove raccolgono i pomodori o dei cantieri dove lavorano e qualche volta muoiono, proprio come gli italiani in carne e ossa.
Con il pacchetto sicurezza arriva quella che qualcuno ha chiamato senza tanti giri di parole la “tassa sul negro”. Fino a duecento euro per pagare il permesso di soggiorno (ogni volta che viene rinnovato) e l’acquisizione della cittadinanza. Non è una tassa, dicono i sostenitori del provvedimento, ma un contributo. Sarà, ma i contributi obbligatori in Italia si chiamano tasse. Saranno devoluti alle politiche per l’immigrazione. In altre parole, saranno gli stessi immigrati a pagare gli interventi statali a loro favore. Compresi forse i costi dei CIE, i Centri di identificazione ed espulsione che prendono il posto dei CPT, centri di permanenza temporanea, dove gli immigrati clandestini potranno essere rinchiusi anche per sei mesi senza processo in attesa di essere rispediti a casa. Dei luoghi di privazione della libertà, come le carceri, con mura di cinta e filo spinato.
Per garantire la sicurezza ai cittadini, oltre ai carabinieri, alla polizia, all’esercito (che il ministro Maroni aveva mandato nelle città) e alla Guardia di Finanza arrivano anche i “volontari per la sicurezza”, cioè le ronde. Senza divise e senza simboli di partiti politici, senza possibilità di intervenire direttamente, ma solo con il compito di segnalare le illegalità alle forze dell’ordine.
Il decreto sicurezza non riguarda solo gli stranieri irregolari. Nel mirino del governo anche il danneggiamento, deturpamento, e imbrattamento delle cose altrui, il decoro delle pubbliche vie e l’occupazione di suolo pubblico. In altre parole, i graffitari. Poi ci sono le aggravanti per i reati commessi su anziani e disabili e norme più severe per l’uso di minori per l’accattonaggio.
Tra tante novità c’è anche un ritorno: il reato di oltraggio a pubblico ufficiale. Evidentemente considerato più grave del reato di falso in bilancio depenalizzato recentemente dal governo Berlusconi.
Infine la lotta alla mafia prevede l’inasprimento del carcere duro. Il cosiddetto 41bis, maggiori controlli sugli appalti e lo scioglimento anche degli organi amministrativi e tecnici dei comuni in caso di infiltrazione mafiosa.
Con la nuova legge l’Italia è più sicura secondo il Governo e il Parlamento che l’ha votata. “Non è un provvedimento razzista” ha detto il ministro dell’interno Roberto Maroni.
Ma dalla Chiesa arrivano giudizi diversi. "I migranti hanno il diritto di bussare alle nostre porte – scrive il presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti, monsignor Antonio Maria Veglio. Basta demonizzare e criminalizzare il forestiero. L'arrivo dei migranti non è certo un pericolo". Mentre per  il segretario del pontificio Consiglio, monsignor Agostino Marchetto la nuova legge porterà "molti dolori e difficoltà agli immigrati".

Fonte: Articolo21

3 luglio 2009

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