Il Medio Oriente è una priorità assoluta


Emanuele Riccardi


Per il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e per il segretario di Stato Hillary Clinton, il Medio Oriente si conferma la priorità assoluta. Il nuovo inviato speciale appena nominato, George Mitchell, si recherà sul posto immediatamente per garantire il rispetto del cessate il fuoco raggiunto tra Israele ed Hamas.


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Il Medio Oriente è una priorità assoluta

Per il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e per il segretario di Stato Hillary Clinton, il Medio Oriente si conferma la priorità assoluta. Il nuovo inviato speciale Usa appena nominato, George Mitchell, si recherà sul posto immediatamente, per garantire innanzitutto il rispetto del cessate il fuoco raggiunto tra Israele ed Hamas. Poi, per rilanciare il processo di pace, in modo da giungere alla fine alla creazione di due Stati: accanto ad Israele, quello palestinese. Subito dopo quella mediorientale, c'é la priorità dell' Afghanistan e del Pakistan, e toccherà a Richard Holbrooke, un ex ambasciatore all'Onu, occuparsene in quanto inviato speciale. Anche lui è stato nominato ieri.

Al Dipartimento di Stato il giorno dell'esordio di Hillary Clinton, Obama conferma l'appoggio degli Stati Uniti al cessate il fuoco chiesto ed ottenuto dal Consiglio di Sicurezza Onu, sul quale la precedente amministrazione, quella di George W. Bush, si era astenuta durante il voto sulla risoluzione ad hoc.

Obama, ribadendo che gli Usa riconosceranno sempre il diritto per Israele di difendersi, chiede a Hamas di non sparare più missili contro lo Stato ebraico, e chiede all'esercito israeliano di ritirarsi totalmente da Gaza. Dicendosi molto preoccupato per la situazione umanitaria dei palestinesi, il presidente degli Stati Uniti si dice pronto ad appoggiare un sistema "credibile" per porre un termine al contrabbando, precisando di essere favorevole all'apertura dei valichi per far passare gli aiuti umanitari, ma solo con "controlli appropriati".

Per Afghanistan e Pakistan, che verranno per la prima volta gestiti da un solo inviato speciale, Obama riconosce che "la situazione è pericolosa" e che ci vorrà "tempo per fare progressi". Obama, infine, ricorda le prime decisioni prese oggi, tra cui il no alla tortura e l'annuncio della chiusura del carcere di Guantanamo. Il presidente ammonisce però i terroristi, molti dei quali sono nascosti nei pressi della frontiera tra Afghanstan e Pakistan: gli Stati Uniti non intendono cedere sulla sicurezza nazionale e nella guerra contro il terrorismo, ma lo faranno nel rispetto della legge, appoggiando la diplomazia, che diventa uno "dei nostri strumenti critici". Hillary ha iniziato la giornata come una vera star, accolta da applausi senza fine al suo arrivo al Dipartimento di Stato, dopo avere parlato dell'inizio di "una nuova era". Nel pomeriggio (in serata in Italia) la Clinton ha presentato i due inviati speciali, Mitchell e Holbrooke, presenti Obama e il vicepresidente Joe Biden. Mitchell, l'artefice della pace in Irlanda del Nord, è di origini libanesi, è apprezzato sia dagli israeliani sia dai palestinesi, e ha spiegato che "non esiste un conflitto che non si possa chiudere. A crearlo sono stati gli uomini, e può essere interrotto dagli uomini".

Mitchell ha ricordato l'esempio dell'Irlanda del Nord "dove la pace è stata raggiunta, anche se è stato un processo molto lungo. Con pazienza e diplomazia, lo stesso può verificarsi in Medio Oriente". Holbrooke, ex inviato speciale nei Balcani ai tempi della guerra in ex Jugoslavia, ha parlato meno del suo collega. Si è detto pronto a recarsi sul posto appena possibile, ben consapevole che i due paesi, anche se hanno una lunga frontiera in comune, sono molto diversi l'uno dall'altro.

Fonte: Ansa

23 gennaio 2009

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