Due nuovi ministeri: della menzogna e della paura


Piero Piraccini


Oggi, a seguito di un incessante lavorio alle menti coi media (rai, tv, giornali di gossip) la cui proprietà è concentrata in poche mani, l’informazione si è trasformata in una formazione che deforma la realtà.


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Due nuovi ministeri: della menzogna e della paura

Orwell aveva descritto, nel libro titolato 1984, un mondo illiberale in cui era istituito il Ministero della Verità. Sulla facciata dell’edificio erano incisi 3 slogan: “La guerra è pace – La libertà è schiavitù – L’ignoranza è forza”. Questo era ciò che i sudditi dovevano pensare controllati da un invisibile Grande Fratello.
Fosse ancora vivo (Orwell è morto nel '50), prenderebbe atto che non serve forzare l’immaginazione per pensare il futuro: la realtà è abbastanza immaginifica.
Oggi, a seguito di un incessante lavorio alle menti coi media (rai, tv, giornali di gossip) la cui proprietà è concentrata in poche mani, l’informazione si è trasformata in una formazione che deforma la realtà. Lo spettatore ormai imbonito chiede un prodotto coerente con l’offerta già pronta e nessuno può dire che c’è un deficit di democrazia. Chi può accusare il proprietario dei media (Berlusconi, per fare un nome) di essere illiberale visto che i programmi dei suoi media rispondono alle attese degli spettatori?
Per cui, pur in presenza di una crisi economica che rende buio il futuro delle famiglie, si possono aprire i telegiornali parlando dell’ennesimo stupro. Non per evidenziare la violenza sulle donne da parte di una cultura maschile violenta, ma per stigmatizzare lo straniero che l’ha commessa; non per chiarire che il numero degli stupri – ma uno solo è intollerabile –  diminuisce, bensì per additare  nei rumeni i colpevoli; non per rendere noto che la stragrande maggioranza degli stupri avviene in ambito familiare (ben 97 su 100) ma per incutere paura dell’immigrato che si incontra per strada.
A questo punto, fatta coincidere la percezione di un fenomeno con la realtà, le ronde possono fornire la risposta tanto attesa mentre un barbone addormentato su una panchina può essere stimolo per una bella lezione, magari dandogli fuoco.
In questo modo si può convivere con la criminalità organizzata (mafia, camorra, ‘ndrangheta) anche perché porta lavoro. E che c’è di male se si falsa il bilancio di una società o se si fanno leggi che consentono ai potenti di scampare a condanne prevedibili alla fine del processo? Il problema vero è quell’immigrato, quel clandestino, quello zingaro, verso cui deve valere il principio della “tolleranza zero” mentre, magari, si retribuisce il suo lavoro con un euro all'ora. Per cui si trascurano misure di ordine sociale e si ricorre a quelle di ordine pubblico verso chi vive in uno stato di marginalità e di fragilità per nascondere l’impotenza di una politica fallimentare dai toni sempre più razzisti.
Il fatto è che l’attuale fase, che ha origini lontane e che sconta una crisi di ordine politico/culturale/economico, riapre la questione del diritto all’uguaglianza che, almeno nei libri, era stata risolta con la Costituzione Italiana e con la Dichiarazione Universale di Diritti Umani.
La modernità aveva fatto proprio quel diritto- l’art. 3 della Costituzione rimuove gli ostacoli che ne impediscono l’attuazione – oggi sconfitto da quello della sicurezza, talchè l’uguaglianza è divenuta un disvalore mentre le leggi camminano con le gambe di una società che vede smantellato lo stato sociale faticosamente costruito nella seconda metà del secolo scorso.
In tal modo è stato infranto il sistema normativo ripristinando, per quanto riguarda l’immigrazione, un sistema premoderno assimilabile a quello dell’antica Atene quando erano 40.000 ad aver diritto di voto (i cittadini), 15.000 erano titolari della metà dei diritti (i meteci), tutti gli altri erano privi di ogni diritto ed erano gli schiavi.   
Oggi ricorre un’idea penale nella società quasi impossibile da smantellare secondo cui nessuno oramai sconta il carcere. Fa niente se i dati del Ministero degli Interni dimostrano che negli ultimi 20 anni il massimo numero di reati è stato commesso nel ’91 quando erano incarcerate 19.000 persone, mentre ora ne sono incarcerate 60.000.
Il fatto è che, come Orwell scriveva, “la menzogna diventa verità e passa alla storia”.
Allora, per affrontare i problemi veri o indotti della nostra società, o si ricorre allo strumento sociale o a quello penale: l’uno percorre la strada dei diritti, l’altro vive all’insegna dell’antropologia razzista della disuguaglianza e ritiene che lo stato sociale sia un lusso di una società ricca.
Ancora una volta: ma cosa ci vuole perché di fronte al degrado di una politica che dopo aver rincorso il peggio ne fa un programma elettorale, le forze della sinistra – che nell’idea dell’uguaglianza hanno la loro ragion d’essere – trovino la ragione di un loro comune impegno? Ma cos’altro dovrà accadere perché non si senta di aver raggiunto un livello di guardia oltre cui può esserci un abisso, certo diverso rispetto a quello vissuto alcuni decenni fa, ma certamente traumatico?
Il sonno della ragione genera mostri, fu detto e dipinto. I ministri della menzogna e della paura da tempo sono già al lavoro. Altri debbono produrre il risveglio.             

Articolo di Piero Piraccini

6 marzo 2009

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