Il Cinema e la Cultura al/sul tappeto


Santo Della Volpe - articolo21.org


“La cultura non si mangia”, sostiene il ministro del Tesoro Tremonti: forse lui non lo sa, ma nutre lo stesso, permettendo a centinaia di migliaia di persone che la producono di mangiare.


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Il Cinema e la Cultura al/sul tappeto

Fornisce al pubblico un alimento immateriale e decisivo, fatto di emozione e di sogni”: Sergio Castellino, nel suo frack da tappeto rosso, legge con cura e saggezza il comunicato del movimento “Tutti a casa”. Sono queste parole che hanno dato fastidio a Letta e Bondi, ma sono proprio queste parole quelle che hanno fatto diventare l’occupazione del Red Carpet della Festa del Cinema di Roma, un vero e proprio avvenimento unico nella storia del Cinema italiano, almeno dal  1948 ad oggi. Quasi 3000 persone, giovani autori e studenti del Centro Sperimentale e della Scuola Rossellini, attori  famosi e registi che sono entrati nella storia del Cinema, premi Oscar ed attrezzisti di Cinecità, scrittori e sceneggiatori, operatori di ripresa e attori di Teatro, premi Oscar e comparse, giornalisti e musicisti, tutti insieme dietro quei due striscioni (“Tutti a casa” e “La Cultura è un diritto,la Cultura è una risorsa”) diventati simboli di una protesta che ha trasformato il Cinema al tappeto per i tagli del governo, portandolo a protestare, con rabbia ma pacificamente ,sul tappeto della rassegna di cinema piu’ importante dell’autunno italiano. Sino a quel momento magico nel quale le due star di Holliwood, Eva Mendes e Keira Knightley, in abito da passerella, splendenti sotto i flash dei fotografi,  prima titubanti e spaesate, si sono sciolte in uno scintillante sorriso quando la traduttrice ha loro spiegato perché erano salite lì, davanti a quel microfono insieme alla regista del loro film “Last Night”, Massy Tadjedin  che diceva ai manifestanti “Senza cultura un paese è nulla,per questo vi diamo tutto il nostro sostegno”. E la piazza si sciolse in un applauso senza fine,per dire che il Cinema è questo, è una splendida macchina produttiva di sogni e pellicola, o meglio di quella materia impalpabile costituita dall’immaginazione, dalla bellezza, dalla passione. Ma che sono le donne e gli uomini a creare e ideare il Cinema con il loro lavoro ed il loro talento;  da remunerare, da incentivare perché patrimonio della Cultura, del nostro paese, della nostra storia.
Tutto quello che questo governo non fa, tutto quello che vuole colpire, che taglia, che cerca di uccidere.
Una scena sorprendente. Una sequenza da film. Perché doveva essere la solita sfilata glamour, col consueto rituale dei sorrisi a beneficio dei flash, con protagoniste le due dive del giorno. E invece, con una intensità che non ha precedenti, diventa un momento di lotta, di protesta: chiamato a raccolta dal movimento Centoautori e dalle altre associazioni di categoria, sotto lo slogan "Tutti a casa", il popolo del nostro cinema prende possesso del tappeto rosso. Molto gli striscioni: fra i tanti "delocalizziamo Bondi", "Tremonti chiedi a Berlusconi come si fanno i soldi col cinema", "Nei titoli di coda c'è gente che lavora". Dopo le 18 il corteo si  muove. Al ritmo di slogan come "non siamo il Grande fratello", e "solo tagli alla cultura è la vostra dittatura". Poche decine di metri, ed eccoli arrivare sul tappeto rosso: la gente che preme sulle transenne, venuta per vedere le star (la maggior parte sono giovani), applaude.
La scaletta dell'inaugurazione viene completamente stravolta, il programma salta. I ministri invitati e vogliosi di passerella restano al chiuso delle stanze,  Fabrizio Cicchetto e Gianni Letta, che fa dare alle agenzie un comunicato nel quale dice:”avrei  evitato di rovinare il red carpet…mi dispiace che questo diventi un’arma contro il cinema”, dimenticando, forse, che la vera arma contro il Cinema sono stati quei tagli del governo di cui fa parte. Ma forse Letta non sapeva che  Keira Knightley ed Eva Mendes sarebbero salite al palco della protesta per dare il proprio sostegno….
 E’ una iniziativa clamorosa a cui partecipano tanti personaggi noti e meno noti: mimetizzati tra la folla Cristina e Francesca Comencini, Paolo Sorrentino, Ettore Scola, Kim Rossi Stuart, Isabella Ferrari, Monica Guerritore, Neri Marcorè (che parla anche dal palco), Paolo Virzì con Micaela Ramazzotti, Daniele Luchetti, Mimmo Calopresti,Giuseppe Piccioni,Giuseppe Cederna, Nanni Moretti e tanti altri. In ogni caso, una rappresentazione davvero trasversale del settore: le celebrità abituate ai riflettori, e gli operai di Cinecittà.
Quella che ha occupato il Red Carpet a Roma non era una moltitudine  rozza e informe , come forse immagina il ministro Bondi, che nel suo comunicato di  risposta, bilioso ed impotente, ha definito la protesta “immotivata” e che dimostrerebbe, a suo dire,”faziosità ed intolleranza”. Proprio lui che ha alzato qualche flebile ed ipocrita  lamento quando Tremonti tagliava il Fus ed eliminava il Tax Credit ed il Tax Schelter, prendendosela poi con gli autori ed attori, con l’intero mondo della Cultura, preferendo difendere il suo capo  dalle insidie di una magistratura che giustamente indaga facendo il proprio lavoro,piuttosto che il patrimonio culturale italiano. Ed a Bondi come a Berlusconi la piazza del Red Carpet ha nuovamente mandato il messaggio forte della mobilitazione, quella richiesta di dimissioni che si è concretizzata nel Tutti a casa,indirizzato a governanti senza molti scrupoli ma con un programma preciso: colpire le molteplici forme della Cultura per evitare la critica  individuale e collettiva, colpire la scuola e l’università pubblica per dare spazio ad una educazione privata che selezioni invece che allargare la base sociale scolastica, eliminare con l’aumento delle tariffe postali, ad esempio, e con il taglio di fondi all’editoria, quelle voci giornalistiche più libere e per questo meno  legate ai potentati economici , quelle voci critiche che hanno bisogno di aiuto dello Stato, proprio perché svincolate da sovvenzioni private  ed entrate pubblicitarie in un mercato drogato dal conflitto di interessi berlusconiano. Restringere, in poche parole,gli spazi  sinora garantiti proprio dall’Articolo21 della nostra Costituzione Repubblicana.
Per questo la battaglia incominciata,o meglio  ricominciata, a partire dal Red Carpet della Festa di Roma ha una forte valenza politica: perché colpisce in modo clamoroso e sotto le telecamere del mondo intero, un progetto governativo che ora si può piegare; se il movimento Tutti a casa saprà allargare il suo orizzonte ed il suo fronte di alleanze  con tutte le categorie ed associazioni della Cultura Italiana. Quelle che, con il Movem09,già il 7 giugno scorso diedero vita alla grande manifestazione a Piazza Navona; dai sindacati confederali del settore, sino ai giovani musicisti,passando per il Teatro,la Danza,il Cinema,l’Opera e l’Informazione ,già allora si mise a nudo il progetto berlusco-tremontiano di tagli alla Cultura per colpire la critica e la libertà di espressione e comunicazione in Italia. Oggi lo scontro con quei tagli e quelle “manovre censorie preventive” ha raggiunto un livello nuovo e, forse, conclusivo.  Un governo in agonia preferisce tenere il proprio elettorato senza incidere sulla evasione fiscale, tagliando  i fondi per Cultura, Editoria Scuola ed Università piuttosto che cercare di recuperare i soldi per aumentare quello 0,1% del Pil destinato alla Cultura che fa dell’Italia un paese vergognosamente fanalino di coda in Europa per i fondi a disposizione del sapere e della conoscenza. Ed anche quando recepisce l’idea da noi più volte espressa di vendere sul mercato libero le frequenze TV analogiche liberate dal digitale, lo fa solo parzialmente per non disturbare l’azienda di famiglia Mediaset ed annunciando di voler usare la cifra eventualmente ricavata( inferiore a quella degli altri paesi europei) di 3 miliardi di Euro, per coprire buchi di bilancio ed altre “emergenze” ,invece che darne una parte consistente al mondo della Cultura e della Scuola.
Perché la Cultura non si mangia, come dice Tremonti, anche se invece da’da mangiare a più di 250mila persone. Ma alla politica  che comunque ha progetti seri si può rispondere: all’ignoranza ed alla rozzezza, all’inciviltà ed alla stupidità (perché ogni Euro investito in Cultura,lo Stato incassa mediamente dai 5 ai 10 Euro!!),ai progetti di restringimento delle libertà di espressione ed informazione,si può rispondere solo con una richiesta: andate a casa, andatevene a casa .
Tutti a casa, appunto….

Fonte: www.articolo21.info
30 Ottobre 2010

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