Golpe militare a Khartoum


Nigrizia.it


L’esultanza per le dimissioni del presidente al-Bashir è durata poco. L’esercito ha ripreso in mano il controllo del paese. Costituzione del 2005 cancellata, un consiglio militare provvisorio terrà il potere per due anni, al fine di preparare libere elezioni. Stato di emergenza prolungato.


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Protesters rally in front of the military headquarters in the capital Khartoum, Sudan, Monday, April 8, 2019. Organizers behind anti-government demonstrations in Sudan said security forces attempted to break up a sit-in outside the military headquarters. A spokeswoman for the Sudanese Professionals Association told The Associated Press that clashes erupted early Monday between security forces and protesters, who have been camped out in front of the complex in Khartoum since Saturday. (AP Photo)

Dopo mesi di dimostrazioni popolari e giorni di presidio del quartier generale dell’esercito da parte di una folla determinata che richiedeva un cambio di regime, finalmente il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir si è dimesso.

Ma l’esultanza è durata ben poco.

La dichiarazione dell’esercito, attesa fin da questa mattina, è arrivata nelle primissime ore del pomeriggio e ha chiarito che in Sudan c’è stato un colpo di stato militare in piena regola in cui le richieste della popolazione in rivolta non hanno trovato nessuna sponda.

La dichiarazione è stata letta dal ministro della difesa, generale Ahmed Awad Ibn Auf – sanzionato nel 2007 perché ritenuto persona di contatto tra il regime di Khartoum e i janjaweed – che si è presentato davanti alle telecamere in divisa militare. I punti salienti dicono chiaramente che si è trattato di un’operazione gattopardesca, in cui al-Bashir è stato messo da parte per salvaguardare il regime. Dell’ex presidente stesso si dice che è stato arrestato e portato in un posto sicuro, affermazione che può essere letta in diversi modi.

Altri punti salienti del proclama letto dal generale riguardano la continuazione dello stato di emergenza per 3 mesi, che prevede ancora il coprifuoco dalle 22, misura che per altro non ha impedito le dimostrazioni e il presidio degli ultimi giorni. Per quanto riguarda il governo del paese, si dice che la Costituzione del 2005 è stata cancellata, mentre un consiglio militare provvisorio terrà il potere per due anni, al fine di preparare libere elezioni.

Per ora non ci sono dettagli sui membri del consiglio, ma diversi sudanesi, attraverso i social media, dicono di aspettarsi ormai che ne faranno parte anche gli uomini più famigerati del passato regime, come il comandante delle Rapid Suppor Forces, Himidty, e il capo dei servizi di sicurezza, NISS, Salah Gosh.

Più avanti nel discorso si dice anche che i prigionieri politici saranno rilasciati e che ci sarà il cessate il fuoco in tutto il paese e una nuova costituzione garantirà il rispetto dei diritti umani. Sembrano, però, affermazioni di cosmesi, che non possono mancare in un momento in cui si deve placare la folla.

Ma, a vedere quanto gira sui social media, i sudanesi non si fanno incantare.

Una giovane donna scrive: «Ibn Ouf, Abdel Maarouf, Gosh e Himidty hanno convinto al-Bashir a dimettersi per il bene del National Congress Party. Il regime non è caduto, di fatto sta solo giocando con le poltrone. La rivoluzione continua».

N.M. analizza così la dichiarazione dell’esercito: «Sintesi massima: Bashir e il suo partito sono andati, ma il cuore militare del regime rimane».

Un attivista della società civile dichiara furibondo: «Assolutamente nessun cambiamento. Ancora gli stessi criminali che girano intorno tentando di rubare la nostra rivoluzione. Andremo avanti fino ad ottenere un governo civile».

Ora bisogna aspettare le dichiarazioni del cartello di opposizione che ha guidato l’insurrezione per capire cosa succederà in Sudan nel prossimo futuro.

di Bruna Sironi

Nigrizia

11 aprile 2019

 

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