Don Luigi Ciotti presenta "Strada Facendo"


La redazione


"Otto cantieri sociali, otto ragioni per esserci" alla tre giorni di "Strada facendo".


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Don Luigi Ciotti presenta "Strada Facendo"

Torino 2002, Perugia 2005 e ora – dal 19 al 21 ottobre a Cagliari – la terza edizione di “Strada facendo”.
Non un convegno, ma un’occasione di confronto, di stu¬dio, di ricerca. Un “cantiere dell’abitare sociale” a cui hanno aderito, in questi anni, un numero crescente di realtà del pubblico e del privato sociale, scuole e asso¬ciazioni, amministrazioni e cooperative, rappresentanze della politica, della cultura, dello sport, unite nell’impe¬gno di costruire insieme veri percorsi di cambiamento.
“Prossimità e sicurezza”, “Curare/punire”, “Riqualifica¬zione urbana e legame sociale”, “Lavorare insieme: im¬pegno difficile ma indispensabile”, “La violenza e lo sfrut¬tamento”, “La politica come servizio”, “Per una migliore comunicazione del sociale”, “I luoghi dei giovani”.
Otto quest’anno le sezioni di lavoro, otto le ragioni per esserci.
1) “Strada facendo 3”… Perché le persone ci chiedo¬no di essere sempre un passo più in là, di accorciare le distanze tra la disperazione e la speranza, l’inerzia e il cambiamento, lo sfruttamento e i diritti. Ci chiedono di essere costruttori di una giustizia che si misuri anche in termini di prossimità.
2) “Strada facendo 3”… Perché bisogna creare le con¬dizioni affinché tutti siano liberi. Sostenere a partire dai bisogni perché i bisogni diventino diritti, quei diritti – ci ricorda il filosofo Norberto Bobbio – che «non esistono se non sono protetti». E “diritti protetti” significa diritti tra¬sformati in partecipazione, responsabilità, cittadinanza.
3) “Strada facendo 3”… Per ricordarci che non dobbiamo mai sentirci arrivati. Che le mete e gli obbiettivi servono per continuare un cammino, non per concluderlo.
4) “Strada facendo 3”… Perché i “cantieri dell’abita¬re sociale” non sono un’opera d’ingegneria studiata a tavolino da pochi e per pochi, ma una costruzione per tutti e alla quale ciascuno è chiamato a contribuire: operatori e politici, amministratori ed educatori, giova¬ni e volontari.
5) “Strada facendo 3”… Per chiederci se abbiamo an¬cora il coraggio dell’utopia. Chiederci se, in un tempo assediato da egoismi e paure, anche il nostro lavoro non sia imprigionato in orizzonti ristretti e piccoli cabo¬taggi. Prigioniero di quella rassegnazione a non poter fare di più che può diventare alibi per non fare diversa¬mente e meglio. Confrontarsi con l’utopia per ritrovare allora la dimensione più profonda di noi stessi: quella delle speranze, delle aspirazioni, degli stupori ma anche delle “rabbie” di un’attività che non potrà mai essere soltanto un “mestiere”.
6) “Strada facendo 3”… Perché è necessario lavorare insieme. Quello che non possiamo fare da soli, possia¬mo farlo unendo le forze, le passioni, le competenze. Guardando all’altro come a un’occasione di arricchimen¬to e di crescita. Praticando – nella collaborazione – la condivisione e la corresponsabilità. Ricordandoci che è il noi, non l’io, il soggetto del lavoro sociale, il soggetto che regge e costruisce il cambiamento.
7) “Strada facendo 3”… Per scoprire l’inganno delle parole, anche delle nostre. Per riscrivere un vocabola¬rio dell’accoglienza e una grammatica del cambiamen¬to. Perché la sfida della complessità è anche quella di un linguaggio semplice in grado di tradurla. Un linguag¬gio – ci ricorda don Milani – che deve «avere qualcosa d’importante da dire e che sia utile a tutti o a molti, eliminando ogni parola che non serve». Linguaggio che viene dalla vita per chiarire la vita, non occultarla ambi¬guamente con il tecnicismo, la parola difficile o quella abusata, buona per tutte le stagioni.
8) “Strada facendo 3”… in Sardegna… Perché abbia¬mo spesso “costretto” la gente di questa splendida terra a spostarsi in “continente” per seguire incontri ed iniziative, ed è giusto andare noi da loro, facendogli sentire tutto il nostro affetto, la nostra stima, la nostra riconoscenza.

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