Luigi Ciotti: è la strada che ci insegna la strada


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Durante la sessione di apertura di Strada Facendo a Terni il presidente del Gruppo Abele e di Libera fa riferimento alla dimensione sociale della politica soprattutto in questo periodo in cui la crisi “economica” incide fortemente sulla vita quotidiana di tutti.


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Luigi Ciotti: è la strada che ci insegna la strada

Ripartire dai diritti, dall’inclusione, da scelte condivise per un’effettiva uguaglianza nel rispetto delle differenze.  Davanti ad una platea composta da operai, lavoratori, giovani, cittadini e associazioni, il popolo del terzo settore,  si è aperta poco fa a Terni la tre giorni di confronto fra associazioni, volontari, operatori, studiosi, studenti, politici e amministratori locali. “Strada Facendo 4”, l’appuntamento nazionale sulle politiche sociali promosso dal Gruppo Abele, da Libera e dal Cnca in collaborazione con la Regione Umbria e il Comune di Terni ha chiamato a raccolta da tutta Italia, 900 iscritti ai gruppi di lavoro, più di 70 relatori, tante storie e testimonianze, voci e volti, progetti e proposte. “Ci incontriamo qui in Umbria, per la seconda volta dopo Torino, Perugia e Cagliari, per portare il nostro contributo – dichiara nella sua relazione di apertura, Don Luigi Ciotti –  a partire dalla pancia dei problemi, dai volti delle persone, dalle loro storie. C’è bisogno di fare strada e non di farsi strada, perché è  la strada a dirci qual è la direzione per costruire insieme una società del noi, dove ogni persona possa essere riconosciuta nei suoi diritti, doveri, nella sua dignità e libertà”.

Il presidente del Gruppo Abele e di Libera nel suo intervento d’apertura fa riferimento alla dimensione sociale della politica, degli interventi necessari, soprattutto in questo periodo in cui la crisi “economica” incide fortemente sulla vita quotidiana di tutti, in particolare dei più deboli. “Questa crisi  – sottolinea Ciotti – non è economica è, ancor prima, una crisi etica, culturale, politica. E non si possono giustificare in questo momento politiche che tagliano  risorse,  indeboliscano le politiche per il lavoro, per i giovani, per l’integrazione. “Ci si nasconde dietro la crisi economica, si taglia dappertutto – s’infervora don Ciotti – ci si inventa lo scudo fiscale, la vendita dei beni confiscati alla mafia, si taglia su scuola e giustizia. Invece di cambiare direzione alla battaglia si approfondisce i il solco delle disuguaglianze. E’ pura miopia e questa miopia genera paura”. Ma anche la paura e’ funzionale alla politica, perfche’ e’ proprio questa che “rende di piu’ in termini di consenso, e’ diventato prodotto di mercato e di scambio politico”.

Nell’appuntamento nazionale che si chiuderà domenica mattina si ragionerà su un nuovo modello di welfare che sappia rendere effettiva la tutela dei diritti sociali di chi vive nel nostro paese, migranti inclusi, e che sappia rispondere ai bisogni emergenti,  anche quelli indotti dalla crisi, dalla disoccupazione e dal processo di impoverimento complessivo che attraversa il nostro paese e che riguarda non solo i redditi ma anche la legalità e le opportunità di ripresa che il sistema Italia offre ai cittadini.  A raccontare la situazione attuale sono i dati, puntuali, duri e diretti dipingono un Paese che oltre la crisi economica si porta dietro un fardello strutturale e un divario sempre più netto fra i bisogni dei cittadini e le risposte della politica. “Chiediamo oggi alla politica di parlare con la voce delle persone comuni – conclude Ciotti –  di rispettare la legge, di non cedere al compromesso, di interpretare la politica nel suo significato più alto. Una politica che sappia rispondere al codice della propria coscienza, prima di ogni altro”.

Ricorda le politiche sulle carceri e sull’immigrazione,  il presidente del Gruppo Abele, i fatti di Rosarno e commenta: “non potevate non sapere – quella situazione come molte altre che in questo stesso momento  si vivono su altri territori –  sono note da tempo, adesso serve intervenire con politiche mirate all’integrazione e al diritto della persona e separare l’aspetto penale da quello del diritto della persona”. L’abolizione del reato di clandestinità è uno dei punti in programma della giornata di domani nei sette cantieri di lavoro che si svolgeranno nella città di Terni e che sono stati introdotti ieri dalle relazioni dal giuslavorista Stefano Bellomo, dal direttore generale di Caritas Migrantes don Giancarlo Perego, dal direttore del Centro San Gallicano di Roma Aldo Morrone, dall’esperta di economia sanitaria Nerina Dirindin, dal sociologo Luigi Manconi, e dal procuratore generale di Torino, Gian Carlo Caselli. Ci sono nubi confuse, ci sono troppi passi indietro – chiosa Ciotti – serve invece ripartire dalla partecipazione, dall’ascolto degli altri. Ripartire dalla persona, dalla strada, appunto, per fare, ritrovando il coraggio di denunciare, di non tacere”.

E’ la strada ad indicarci la strada.

Fonte: Liberainformazione

5 febbraio 2010
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