Diritti umani, se per garantire spazio serve un "format"…


Antonella Napoli


Il prestigioso Premio Pulitzer 2008 è stato conferito quest’anno al giornalismo d’inchiesta che sollecita alla riflessione sui diritti umani. Nel nostro Paese l’unica strada per poter assicurare maggiore informazione sull’argomento sembra essere quella di un "format dedicato”.


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Diritti umani, se per garantire spazio serve un "format"…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il prestigioso Premio Pulitzer 2008 è stato conferito quest’anno al giornalismo d'inchiesta che sollecita alla riflessione sui diritti umani. Nel nostro Paese l’unica strada per poter assicurare maggiore informazione sull’argomento sembra essere quella di un "format dedicato” che – come sottolineano oggi gli amici Radicali promotori dell’appello che ospitiamo – garantisca l’adempimento della Rai ai propri doveri in base a quanto stipulato dal Contratto di servizio e sollecitato dalle risoluzioni approvate dalla Commissione parlamentare di Vigilanza. 
Se il Tibet è oggi al centro dell’attenzione mediatica, grazie agli attivisti che continuano a sfidare forze di polizia e governi con le contestazioni durante la marcia della Torcia Olimpica, le notizie sui diritti umani calpestati in Myanmar, Sudan, Somalia, Arabia Saudita, Iran e in molti altri paesi, non sempre trovano spazio nei tg o negli spazi informativi della televisione italiana.
Il 13 aprile si celebrerà in tutto il mondo la giornata mondiale per il Darfur. Nel nostro Paese l’evento, promosso da Italians for Darfur e Articolo 21, è anticipato di un giorno per la concomitanza con le elezioni politiche. Sarà questa un’occasione per verificare se e quanto i media italiani siano “sensibili” nei confronti dei diritti umani palesemente violati nella provincia sudanese, da oltre cinque anni martoriata da una sanguinosa guerra. Oppure, se l’argomento principe di queste ultime settimane, la campagna elettorale, lascerà poco o niente spazio alla notizia. 
Ma l’ottimismo ci fa sperare che, per una volta, la tematica non venga ignorata. Va detto che negli ultimi mesi qualcosa si è mosso. Da quando è attiva la campagna mediatica per il Darfur in Italia si è registrato un incremento delle notizie dedicate alla crisi umanitaria, sebbene il loro numero non sia ancora sufficiente. 
Nelle scorse settimane l'Osservatorio di Pavia segnalava che nel precedente rapporto sulle crisi dimenticate la situazione del Darfur riceveva un’attenzione scarna,12 notizie, mentre nel 2007 sono diventate 54. In questo numero sono inclusi i servizi che si limitano a citare il problema in pochi secondi. Lo stesso Osservatorio ha riconosciuto che molta della visibilità è stata garantita dalle manifestazioni che si sono susseguite durante tutto l’anno, quali il Global Day for Darfur dell’aprile 2007 (per la prima volta in Italia), e l’iniziativa “Olympic dreams for Darfur” a settembre. Ovviamente anche le iniziative delle celebrità che prestano il loro volto alla campagna per il Darfur hanno contribuito a innalzare il livello di attenzione sul tema, come ad esempio il riconoscimento assegnato a George Clooney in occasione del Summit Mondiale dei Premi Nobel per la Pace o l’uscita del doppio CD contenente il rifacimento delle canzoni di John Lennon, il cui ricavato è stato destinato alle popolazioni vittime del conflitto. 
Ma se l’informazione sul Darfur è migliorata, in molti altri casi è inesistente. Basti riflettere su un dato. Al di là delle notizie sui singoli avvenimenti (la ribellione dei monaci in Birmania, la repressione in Tibet, le contestazioni durante il percorso della Fiaccola Olimpica), si registra un complessivo calo dell'interesse mediatico per i diritti umani in generale. Fa riflettere che nei telegiornali Rai e Mediaset le notizie sulle crisi umanitarie nel corso del 2007 siano passate dal 10% del totale delle notizie (dato 2006) all’8% (6426 notizie su un totale di 83.200). 
La strada verso un’informazione più giusta e attenta nei confronti di questa tematica è dunque ancora molto lunga.

Fonte: Articolo21

08 aprile 2008

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