Crisi umanitaria nel Corno d’Africa


UNHCR


L’Unhcr ha pubblicato un aggiornamento sulla situazione umanitaria in Kenya, Etiopia e Somalia: le regioni del Corno D’Africa che hanno bisogno urgente di risorse economiche e beni di prima necessità a causa dalla siccità e dalla carestia.


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Crisi umanitaria nel Corno d'Africa

Kenya

Nel paese continuano ad arrivare ingenti quantità di persone in fuga dalla siccità, dalla carestia e dal conflitto in Somalia. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) avvierà questo fine settimana le operazioni di trasferimento di famiglie di rifugiati somali in una nuova area del complesso di campi per rifugiati di Dadaab. Il nuovo sito – Kambioos – si trova vicino al campo di Hagadera ed è stato progettato per ospitare 90.000 persone. È in corso l’allestimento di tende e infrastrutture per mettere a disposizione dei rifugiati alloggi e servizi quanto mai necessari. 

Nei mesi di giugno e luglio a Dadaab sono arrivati oltre 70.000 rifugiati somali. La popolazione complessiva dei campi è così salita a quota 440.000. E ogni giorno continuano ad arrivare circa 1.500 persone. Molti si sono stabiliti spontaneamente ai margini di Ifo, Dagahaley e Hagadera – i tre campi che costituiscono il complesso situato vicino alla città keniana di Dadaab. Oltre a cibo e acqua, i nuovi arrivati hanno urgente bisogno di alloggi adeguati, assistenza medica e altri servizi di base. 

Prosegue, poi, l’operazione di trasferimento verso il nuovo sito di Ifo Extension cominciata lo scorso 25 luglio. Finora in collaborazione con le agenzie partner l’UNHCR ha dislocato nell’area – in precedenza conosciuta come Ifo 3 – oltre 15.000 rifugiati. Nella zona che prima veniva chiamata Ifo 2 sono invece in corso urgenti lavori di espansione che ne aumenteranno la capacità di ricezione. È già cominciato l’allestimento delle tende e l’UNHCR auspica che presto le prime famiglie potranno trasferirvisi. La priorità sarà assegnata alle categorie più vulnerabili. 

Dall’inizio della crisi l’UNHCR ha trasportato a Dadaab migliaia di tende, che tuttavia non sono sufficienti per soddisfare le necessità di una popolazione di rifugiati in continua crescita. Al momento ne servono altre 45.000. L’Agenzia ha richiesto ai donatori 145 milioni di dollari USA per finanziare le attività di protezione e assistenza – nell’ambito della crisi di rifugiati nel Corno d’Africa – fino alla fine dell’anno. In risposta all’appello, finora sono stati versati o stanziati contributi per 88 milioni di dollari, sufficienti a coprire il 61% delle necessità individuate in Somalia, Kenya, Etiopia e Gibuti. 

Etiopia

Per contrastare la recente insorgenza di sospetto morbillo nei campi per rifugiati, ieri nel campo di Kobe – nell’area di Dollo Ado, nel sud-est del paese – è stata avviata l’immunizzazione di circa 18.000 bambini rifugiati. Dollo Ado si trova vicina all’area in cui Kenya, Etiopia e Somalia confinano tra loro. L’operazione durerà 4 giorni ed è svolta da MSF Spagna, con il sostegno del Ministero etiopico della salute e dell’ARRA, la controparte governativa dell’UNHCR. Dovrebbe concludersi domenica prossima e sarà successivamente estesa agli altri tre campi per rifugiati presenti nell’area di Dollo Ado, dove sono attive altre agenzie partner nel settore medico. 

Team di operatori stanno effettuando una massiccia campagna di sensibilizzazione per incoraggiare i rifugiati a portare i loro bambini in clinica per essere vaccinati. Nei prossimi 4 giorni gli operatori medici prevedono di vaccinare ogni giorno in media 4.500 bambini rifugiati di età compresa tra 6 mesi e 15 anni, in modo da garantire l’immunizzazione a tutti i bambini a rischio nel campo di Kobe. I vaccini sono stati forniti dall’UNICEF attraverso il Ministero della salute. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) garantisce sostegno tecnico. 

Grazie a un’energica sorveglianza a livello comunitario e uno screening porta-a-porta, è stato possibile identificare nuovi casi di sospetto morbillo: ben 93 nei campi di Dollo Ado, che attualmente ospitano quasi 120.000 rifugiati. Sono 3 i decessi legati al morbillo registrati ufficialmente. Gli operatori medici continuano comunque a evidenziare la necessità di contrastare – parallelamente – anche le altre cause di mortalità all’interno dei campi, principalmente malnutrizione acuta, diarrea e infezioni delle vie respiratorie. 

Prosegue inoltre da parte dell’UNHCR – in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e MSF Paesi Bassi – l’operazione di trasferimento dei rifugiati dal centro di transito situato nella città di Dollo Ado verso il nuovo campo di Hilaweyn. In media sono 1.000 i rifugiati trasferiti ogni giorno. Dall’inizio del programma – il 6 agosto – oltre 5.000 rifugiati sono stati dislocati nel nuovo campo, dove alloggiano in tende per famiglie fornite dall’UNHCR. Al loro arrivo ricevono cibo fornito dal Programma Alimentare Mondiale (PAM) e aiuti non alimentari da parte dell’UNHCR. L’operazione – attraverso la quale 15.000 rifugiati saranno trasferiti dal centro di transito a Hilaweyn – sarà completata entro due settimane.  

La media degli arrivi giornalieri nell’area di Dollo Ado si è intanto ridotta significativamente fino a 200-300 rifugiati. Oltre ai quasi 120.000 rifugiati somali accolti nei quattro campi e nel centro di transito, altri 40.000 rifugiati somali si trovano nei campi dell’area di Jijiga, nell’Etiopia orientale. 

Somalia 

È atterrato ieri all’aeroporto internazionale di Mogadiscio – alle 9 ora locale – il secondo dei tre voli del ponte aereo umanitario organizzato dall’UNHCR. A bordo del cargo 32 tonnellate di aiuti che saranno distribuiti nell’area della capitale. 

Negli ultimi due mesi sono infatti circa 100.000 i somali che si sono riversati a Mogadiscio, in cerca di cibo, acqua, alloggio, protezione e altra assistenza. Sono andati ad aggiungersi agli oltre 370.000 sfollati che erano già affluiti in città nel corso di precedenti esodi. L’UNHCR sta organizzando la fornitura di assistenza – per la fine del mese – per circa 180.000 persone a Mogadiscio e in Somalia centro-meridionale. 

Fonte: http://www.unhcr.it
13 Agosto 2011

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