Commissione UA, presidenza alla Sudafricana Dlamini-Zuma


Misna


Per la prima volta nella storia dell’Unione Africana una donna è stata eletta alla presidenza della Commissione: la sudafricana Nkosazana Dlamini-Zuma ha avuto la meglio sul rivale, il presidente uscente Jean Ping.


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Commissione UA, presidenza alla Sudafricana Dlamini-Zuma

Al quarto turno di votazione, svoltasi a porte chiuse durante il XIX vertice di Addis Abeba, l’ex ministro degli Esteri sudafricanao ha ottenuto 37 consensi, tre di più rispetto alla maggioranza richiesta dallo statuto dell’organismo continentale. Al terzo turno la Dlamini-Zuma è stata scelta da 33 partecipanti e Ping da soli 18; il diplomatico gabonese ha allora ritirato la sua candidatura.

Sono seguite scene di gioia e soddisfazione tra gli Stati membri della Comunità di sviluppo dell’Africa australe (Sadc) e i rappresentanti dei paesi anglofoni che da tempo sostenevano la sudafricana. Fonti di stampa continentale e internazionale sottolineano che si è risolto il braccio di ferro tra Dlamini-Zuma e Ping che durava da più di sei mesi, quando l’ultimo vertice UA si era concluso con un nulla di fatto; l’interim della presidenza della Commissione era stato affidato al diplomatico gabonese. Oltre ad essere la prima donna a ottenere questa poltrona, si tratta anche della prima volta di un dirigente anglofono a capo della massima istituzione continentale.

Dlamini-Zuma, 63 anni, di etnia zulù, è originaria della provincia di Natal. Durante gli studi in zoologia, nei lontani anni 70’, era già una militante anti-apartheid: costretta all’esilio, concluse il suo percorso formativa in Inghilterra prima di stabilirsi nel vicino Swaziland, dove incontrò Jacob Zuma, che sposerà all’inizio degli anni 80’. Nel 1994 venne scelta da Nelson Mandela come ministro della Sanità del primo governo post-apartheid; da allora la sua carriera è stata in costante ascesa, prima come ministro dell’Interno e poi agli Esteri per 10 anni.

Alla vigilia del voto al vertice di Addis Abeba il presidente di turno dell’UA, il beninese Thomas Boni Yayi, aveva avvertito i suoi colleghi che “non possiamo fallire (…) questa situazione non può continuare poiché comprometterebbe ulteriormente il funzionamento della Commissione e nuocere all’immagine e alla credibilità dell’Unione”. Sul tavolo dei capi di Stato e di governo africani, oltre allo scoglio dell’elezione del presidente della Commissione c’erano anche crisi e conflitti che destabilizzano il continente, a cominciare dal Mali e dalla Repubblica democratica del Congo.

Fonte: www.misna.it
16 Luglio 2012

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