Commercio d’armi: sì della Camera al Trattato Onu, Finmeccanica fa sparire dati sensibili


Giorgio Beretta - unimondo.org


La Camera dei Deputati ha approvato ieri all’unanimità il disegno di legge che ratifica il Trattato internazionale sul commercio di armamenti.


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La Camera dei Deputati ha approvato ieri all’unanimità il disegno di legge che ratifica il Trattato internazionale sul commercio di armamenti (Arm Trade Treaty). “Un passo importante verso l’entrata in vigore del Trattato (che necessita 50 ratifiche di Stati) soprattutto considerando la rilevanza del nostro paese nel settore dell’export di armi e sistemi militari” – commenta la Rete Italiana per il Disarmo. Il testo, votato con 462 sì su 462 deputati presenti, passa ora all’esame del Senato. Positiva anche l’approvazione di un Ordine del Giorno collegato che ricorda la necessità di rispettare e promuovere la legge nazionale (n. 185 del 1990) che regolamenta le esportazioni di sistemi militari italiani.
“E’ un segno importante il voto unanime con il quale la Camera ha oggi ratificato il Trattato sul commercio delle armi che le Nazioni Unite hanno approvato ad aprile” – ha dichiarato la presidente della Camera, Laura Boldrini. “Nel momento in cui tante aree del mondo sono scosse da fortissime tensioni e da rischi di guerra, le Istituzioni italiane riaffermano anche così l’importanza degli organismi sovranazionali chiamati a tutelare e promuovere la pace” – ha aggiunto la presidente della Camera.

L’Italia in prima fila per ratificare il Trattato
Lo scorso aprile alle Nazioni Unite, l’Italia ha votato a favore del Trattato che intende implementare un maggiore controllo internazionale, attualmente praticamente inesistente, sui trasferimenti di armamenti: cioè di quei sistemi militari e di armi che poi vanno ad infiammare, come succede oggi, i conflitti in tutto il mondo. “Un nuovo e importante passo verso il traguardo che – anche come Rete Disarmo partner in Italia della mobilitazione internazionale Control Arms – abbiamo da tempo auspicato: cioè che il nostro Paese sia tra i primi dieci a ratificare il testo di Trattato già sottoscritto ad inizio di giugno” – ha commentato Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo.
Va ricordato infatti che la Rete Italiana per il Disarmo ha scritto alcune settimane fa ai Parlamentari per chiedere un percorso di ratifica veloce e condiviso. “Un’interlocuzione col Parlamento che è stata sicuramente positiva – continua Vignarca – in particolare grazie alla collaborazione instaurata con l’intergruppo dei ‘Parlamentari per la Pace’ che ha accolto la nostra richiesta presentando bozze di disegni di legge sottoscritti da vari gruppi e deputati. Ma anche il Governo ci ha dato ascolto presentando un proprio DDL e ricevendo una nostra delegazione con il Sottosegretario agli Esteri Bruno Archi, firmatario a New York del testo di Trattato”.
L’obiettivo ora è quello di un percorso di discussione e votazione al Senato altrettanto rapido per arrivare alla Ratifica definitiva entro i tempi di convocazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite prevista per fine mese. Il voto unanime alla Camera è un primo passo importante considerato il momento delicato della scena politica italiana, ma non può costituire un traguardo finale per tutti coloro che da tempo evidenziano la forte problematicità della diffusione di armi nel mondo.

Un Trattato necessario, ma con diversi limiti

“Come Rete Disarmo ha già sottolineato in numerose occasioni, il nostro giudizio sul Trattato non può essere completamente positivo poiché la sua adozione riguarda solo i principali sistemi d’arma più le armi leggere e di piccolo calibro” – commenta Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di Ricerca Archivio Disarmo. “In particolare permangono solo una serie di limitate forme di controllo sulle munizioni e sulle componenti di armi, mentre restano esclusi sia le armi da fuoco che non hanno un esclusivo uso militare sia i trasferimenti di armi all’interno di accordi governativi e programmi di assistenza e cooperazione militari”.
Questi elementi convincono Rete Disarmo e le sue componenti a non accontentarsi del risultato ottenuto (che non è però di poco conto) ma a continuare il lavoro soprattutto in termini di miglioramento futuro del testo e di organizzazione adeguata dei meccanismi della sua implementazione. Da sola l’Unione Europea potrebbe garantire più della metà delle ratifiche necessarie all’effettiva entrata in vigore del Trattato, un cammino che la campagna internazionale Control Arms sta sostenendo con l’iniziativa “Race to 50”. In questo senso, l’Ordine del Giorno presentato dal gruppo di SEL e firmato da tutti i gruppi parlamentari impegna il Governo anche a “promuovere, nei contatti bilaterali e multilaterali, l’adesione ovvero la ratifica di altri Stati al Trattato in questione affinché esso possa avere sempre più una dimensione universale”.

E Finmeccanica fa sparire “informazioni sensibili”
Intanto però l’azienda a controllo statale Finmeccanica ha fatto sparire dal suo sito le informazioni sui sistemi di puntamento e di tiro venduti per anni alla Siria che sono stati montati sui carri armati di fabbricazione sovietica e usati dalle forze militari del regime di Bashar al Assad nel conflitto in corso da oltre due anni. Una faccenda – quella delle esportazioni dei sistemi delle Officine Glielo (oggi Selex ES) – ripetutamente documentata dal sito di Unimondo, già dal 2003. E ancora di recente con un articolo dello scorso agosto che è stato ampiamente ripreso – anche se non sempre citando adeguatamente la fonte – dalla stampa nazionale e da diversi siti internet per documentare le esportazioni militari italiane alla Siria.
Si tratta della maggior commessa italiana di sistemi militari di tutti gli anni ’90 che è proseguita fino al 2009. Valore di oltre 400 miliardi di lire (229 milioni di dollari) che ha visto tra il 2000 e il 2009, le consegne effettive di materiali per 130 milioni di euro. E’ la fornitura di 500 sistemi di puntamento Turms: era riportata in questo documento che era presente sul sito di Finmeccanica. E che poi, a seguito della pubblicazione della notizia su Unimondo, l’azienda ha fatto sparire. Ovviamente Unimondo ha tenuto copia dell’originale che potete trovare qui in .pdf (780 kb), mentre qui trovate la copia cache e in precedenza sul sito della Galileo erano riportati questo documento e anche in questo).
Così mentre la Camera approva il testo per la ratifica del Trattato sul commercio di armi, la maggiore azienda di Stato fa sparire informazioni sensibili sui suoi prodotti militari. E che la cautela stia diventando la norma in Finmeccanica, lo testimonia anche un recente comunicato dell’azienda che riporta che Selex ES, una società del gruppo, ha firmato alcuni giorni fa un contratto per circa 40 milioni di euro per fornire il sistema Falco ad un non specificato paese del Medio Oriente. Una notizia che non è passata inosservata sui siti del settore. Finmeccanica pare non aver ancora capito la lezione sul vendere sistemi militari a dittatori e regimi autoritari che viene dalla Siria (e in precedenza dalla Libia, ma anche dall’Egitto, ecc.). Ma, in compenso, ha imparato che, in certi casi, è meglio mantenere un basso profilo. Alla faccia della trasparenza, del business ethics e della responsabilità sociale d’impresa di cui i dirigenti dell’azienda fanno sfoggio ad ogni occasione.

Fonte: www.unimondo.org
13 settembre 2013

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