Caucaso in guerra


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Il conflitto tra Russia e Georgia per l’Ossezia del sud ha lasciato sul campo centinaia di vittime civili e migliaia di sfollati. Mentre la soluzione sembra ancora lontana, a pagare il prezzo più alto sono i civili.


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Caucaso in guerra

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La guerra tra Russia e Georgia per l'Ossezia del sud ha lasciato sul campo centinaia di vittime civili e migliaia di sfollati. Mentre è ancora incerto l'esito del conflitto e il raggiungimento di una tregua -fortemente voluta dalla comunità internazionale, Unione europea in testa- Mosca ha annunciato tre volte il via al ritiro delle truppe dalla Georgia, ma per ora l'unico segnale di un ritiro russo e' stato dato da una dozzina di camion militari che hanno oltrepassato il confine tra l'Ossezia del Sud e la Georgia. "La situazione e' molto insoddisfacente", ha detto un portavoce del governo tedesco dopo i rapporti che indicano la permanenza in territorio georgiano dei pezzi forti delle Forze armate russe: carri armati, batterie missilistiche e battaglioni al completo. I russi rilanciano la palla: i georgiani radunano le forze per una nuova offensiva. A dirlo e' il vice capo di Stato maggiore russo, Anatoly Nogovitsyn. I soldati di Mosca, ha aggiunto il generale, hanno abbattuto drone, ovvero un velivolo militare telecomandato che sorvolava il cielo di Vaziani per una missione di ricognizione. "E' la dimostrazione che Tbilisi non ha abbandonato i piani di aggressione", incoraggiata dalla decisione con cui la Nato ha messo in piedi una commissione per approfondire i legami con Tbilisi in vista di un ingresso di
quest'ultima nell'Alleanza. "Questo e' un elemento chiave che provochera' un nuovo tentativo di Blitzkrieg (guerra lampo, ndr.)". In attesa del ritiro russo, la Georgia vede 'sparire' progressivamente dal suo territorio le due regioni indipendentiste.
Il parlamento russo e' pronto a riconoscere l'indipendenza dell'Ossezia del Sud e dell'Abkhazia. "Se e' cio' che i popoli di queste repubbliche chiedono, lo faremo", ha detto il presidente, Sergei Mironov, fidatissimo del Cremlino. Una seduta straordinaria del Senato e' stata fissata per il 25 agosto. Finisce nel nulla anche all'Onu "l'integrita' territoriale" dello Stato ex sovietico. La Russia ha fermato una bozza di risoluzione che la citava, insieme con il piano di pace mediato dal presidente francese, Nicolas Sarkozy. "Sarebbe una perdita di tempo metterla al voto del Consiglio di sicurezza", ha detto l'ambasciatore Vitaly Churkyn, risparmiando alla Russia la fatica del veto e agli altri membri permanenti l'ennesima frustrazione. L'unica buona notizia e che la Croce Rosa Internazionale potra' accedere in Ossezia del Sud.

La Croce Rossa entra a Tshinvali
Una unita' d'intervento della Croce Rossa Internazionale (Cicr) ha raggiunto l'Ossezia del Sud dopo che la Russia ha finalmente permesso all'organizzazione umanitaria l'accesso nella regione separatista. La squadra, ha detto il presidente della Cicr Jakob Kellenberger, e' composta da sette membri, tra cui un medico e uno specialista di protezione civile. "Dopo qualche tensione abbiamo raggiunto il nostro obiettivo principale", ha dichiarato Kellenberger in una conferenza stampa in cui ha riassunto i risultati della sua visita in Georgia, Ossezia del Nord e Russia. "Da quanto ci risulta c'e' ancora molto bisogno da quelle parti", da soddisfare in quella regione" ha dichiarato. La squadra della Croce Rossa partira' da Vladikavkaz, in Ossezia del Nord. I danni piu' rilevanti nella capitale dell'ossezia del Sud, Tskhinvali, si sono verificati nella prima settimana di battaglie ma molte altre citta' della repubblica separatista hanno subito danni e perdite umane. Sono migliaia i profughi che hanno abbandonato l'Ossezia del Sud per raggiungere la Russia e la Georgia ma la maggior parte della popolazione e' ancora bloccata nella regione. Il Cicr intende fornire beni di prima necessita', assistenza medica e cerchera' di mettere in contatto chi e' rimasto in Ossezia del Sud con i parenti che sono riusciti a fuggire al conflitto. "Visiteremo inoltre tutti i prigionieri di guerra per verificare come sono stati trattati e le loro condizioni di vita" ha aggiunto Kellenberger.

Kokoity, aiuti lenti. E chiede che i russi restino
Eduard Kokoity, l'uomo che si e' autoproclamato presidente dell'Ossezia del sud, nei giorni scorsi ha licenziato il governo per la lentezza con cui sono stati distribuiti aiuti e assistenza alla popolazione della capitale durante l'offensiva georgiana. Il leader separatista, ha riferito l'agenzia di stampa Ria, ha proclamato un mese di stato d'emergenza. Nei giorni scorsi piu' volte Kokoity aveva criticato i suoi ministri per la gestione della crisi umanitaria scatenata dall'attacco delle truppe georgiane contro la capitale Tskhinvali. Per il leader dell'Ossezia del sud i soldati russi non dovrebbero lasciare la regione separatista. In un'intervista l'autoproclamato presidente ha annunciato che chiedera' "ai governanti russi di stabilire una base militare in Ossezia del Sud perche' qui vivono cittadini russi". Kokoity ha anche respinto ogni ipotesi di dispiegamento di ossetrbvatori internazionali, come suggerito dall'Osce. "Non li vogliamo piu' sul nostro territorio" ha sottolienato, "non ci fidiamo di loro: alterano la realta'".

Arrivano gli inviati del Consiglio d'Europa

I parlamentari del Consiglio d'Europa Matyas Eorsi (liberale ungherese) e Kastriot Islami (socialista albanese), membri della commissione di controllo sugli obblighi e gli impegni della Georgia, sono a Tbilisi per raccogliere informazioni sul territorio e avere colloqui con le piu' alte cariche dello Stato georgiano. Durante la visita -che durera' fino al 21 agosto- oltre che il presidente Saakashvili e il presidente del Parlamento, i parlamentari del Consiglio d'Europa Eorsi e Islami incontreranno anche i ministri degli Esteri, dell'Interno, della Difesa e quello per l'Integrazione delle minoranze. Incontreranno pure i profughi colpiti dal conflitto e visiteranno la citta' di Gori per poi riferire alle commissioni di cui fanno parte e all'Assemblea parlamentare di Strasburgo per eventuali adeguate sanzioni. Il presidente Lluis Maria de Puig (socialista spagnolo), infatti, ha piu' volte ribadito che le violazioni dei diritti umani commesse durante il conflitto non rimarranno impunite. Essendo sia la Georgia che la Russia membri dei Consiglio d'Europa sono entrambe sottoposte all'impegno di risolvere qualsiasi conflitto in maniera pacifica e nel rispetto dei diritti umani e dei principi umanitari. La prossima settimana, il popolare belga Van den Brande, presidente della Commissione che controlla gli obblighi della Russia nei confronti del Consiglio d'Europa e il socialista greco Pangalos si recheranno a Mosca per analoga missione presso le autorita' russe.

La crisi a casa preoccupa gli atleti a Pechino
La crisi caucasica continua a preoccupare gli atleti della repubblica ex sovietica, impegnati alle Olimpiadi: gli atleti della nazionale continuano ad attendere notizie da casa. La tregua tra Georgia e Russia non ha tranquillizzato i campioni olimpici. "Siamo molto frustrati dalla guerra in Georgia", ha dichiarato David Ilariani, 27 anni, qualificato con 13.75 al secondo turno dei dei 110 metri a ostacoli, a nome degli atleti georgiani, "sei preoccupato, giorno e notte: mia moglie e mio figlio sono in Georgia. Aspettiamo un secondo bambino. E' difficile concentrarsi quando vuoi sapere cosa sta accadendo a casa". Ilariani aspetta con ansia le notizie da casa, anche se la famiglia del velocista vive in un'area del Paese relativamente tranquilla. La crisi tra Georgia e Russia, iniziata il 7 agosto, alla vigilia dei Giochi olimpici, non sembra rimbombare sui campi a Pechino. "I Giochi sono pace e fratellanza", ha assicurato Ilariani, "non ci sono problemi tra georgiani e russi. Spero che le olimpiadi possano aiutare la situazione". Intanto e' arrivato un successo per la repubblica ex sovietica nel beach- volley: la coppia Renato Gomes e Jorge Terceiro, brasiliani naturalizzati con i nomi Geor e Gia, hanno portato la Georgia alla semifinale. "Nel primo set, quando eravamo 9-12, ho visto la bandiera nazionale", ha riferito Tercero, "mi ha dato la forza".

Fonte: www.ong.agimondo.it

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